Viaggio nella provincia che detiene il primato nazionale degli istituti paritari: quasi quattrocento contro i 217 statali. Ma dietro a questo successo c’è spesso un segreto inconfessabile: buste paga in ordine ma in realtà stipendi al nero di poche centinaia di euro. E i prof ci stanno un po’ per paura e un po’ perchè è l’unico modo di fare punti per i concorsi.
Caserta, Santa Maria Capua Vetere, Capua, Aversa. Un interminabile serpente di case e palazzi. Traffico caotico ma vivace. Lungo i chilometri d’asfalto decine di cartelloni pubblicitari: istituto paritario… scuola materna e primaria. Istituto paritario… recupero anni scolastici, dalla primaria al diploma. “La provincia di Caserta vanta il record nazionale delle scuole paritarie – spiega Enrico Grillo, segretario provinciale della Cgil Scuola, il nostro chaperon nel viaggio alla scoperta di questo mondo sommerso – qui da noi le scuole statali sono 217, mentre quelle paritarie sfiorano quota quattrocento. Su scala nazionale, il rapporto è 74 per cento di scuole statali e 24 per cento paritarie”.
Prima tappa del viaggio Santa Maria Capua Vetere. Il primo incontro con l’insegnante di una elementare paritaria è un flop. “Niente macchina da presa, niente registratore, non vi dico neanche il mio nome – taglia corto – non voglio passare guai, io sto lì solo per accumulare punteggio. Altro non vi dico”. Il secondo appuntamento va meglio. Dopo molte insistenze la maestra accetta di parlare. “La telecamera va bene, ma io mi metto di spalle e dobbiamo togliere tutto quello che potrebbe far capire in che posto ci troviamo”. La tensione si scioglie e le prime verità vengono a galla. “Alla fine del mese ti danno il foglio stipendio legale, ma in realtà la tua paga non supera i 250 euro al mese, non hai orari né ferie e, se ti va male, ti paghi anche i contributi. L’unico mio obiettivo è incassare alla fine dell’anno i dodici punti che, assieme agli altri accumulati negli anni, mi permetteranno di fare un concorso nella scuola pubblica”.
Marta, nome di fantasia come tutti quelli che seguiranno, saluta: “Mi raccomando non fatemi passare guai”.
Si risale in macchina, il traffico è meno caotico perchè è ora di pranzo, obiettivo una trattoria di Capua. Ad attenderci il signor Roberto, un uomo sulla cinquantina, giacca e cravatta, sguardo preoccupato. Lo chef consiglia minestrone, pasta e fagioli, gnocchi alla sorrentina, vino rosso della casa. Il signor Roberto non è insegnante, lavora come contabile da molti anni in una scuola paritaria che dalla materna ti porta al liceo.
“Il corpo docente è di buon livello, ma il meccanismo è sempre lo stesso: buste paga ufficiali e retribuzioni in nero. Da noi, però, si pagano i contributi. I docenti più esperti e fedeli arrivano a prendere anche 700 euro al mese. Il padrone è un imprenditore che ha capito come la scuola può essere fonte di lauti guadagni. Da noi c’è il tempo pieno alle elementari e si applica il modulo delle tre maestre. I bambini entrano alle otto del mattino e escono alle cinque del pomeriggio. La retta non è esosa: 300 euro al mese, più l’iscrizione e la mensa. Le domande di iscrizione sono in continuo aumento. Poi abbiamo il recupero degli anni scolastici”.
Come funziona? Il signor Roberto vuota il sacco: “Molti degli studenti delle superiori vengono da altri comuni e alcuni da fuori regione. Il primo passaggio è il certificato di residenza dell’allievo, che deve soggiornare nel comune dove sta la scuola – spiega – ma non è difficile, abbiamo ottimi rapporti sia con il Comune che con la Provincia, come dire che non si nega un favore ad un amico. Lo studente in realtà è presente solo alcuni giorni a settimana, segue i corsi, recupera gli anni e alla fine arriva alla maturità. I prezzi variano da duemila a tremila euro l’anno, poi la tassa per l’esame finale. Più tardi ci si iscrive e più sale il prezzo”.
Signor Roberto, nelle scuole paritarie c’è la camorra? “La gente vuole stare tranquilla, non vuole guai. D’altro canto, basta avere un prestanome e tutto si risolve. Nessuno le dirà se c’è e dove sta la camorra. Qui ci conviviamo da anni e conosciamo anche il loro codice. Se rompi le scatole, per prima cosa ti trovi sotto casa un uomo che ti dice buongiorno, volta le spalle e se ne va – racconta Roberto –. Se continui, arriva a casa una telefonata anonima. Se insisti, ti sparisce la macchina ma spesso te la fanno ritrovare sotto casa dopo un paio di giorni. L’ultimo avviso consiste nel darti fuoco all’automobile. La gente non vuole guai”. La lunga chiaccherata si conclude con due caffè forti, neri, fatti con la macchinetta napoletana. Il signor Roberto esce prima e sparisce.
Di nuovo in macchina, destinazione la Camera del Lavoro di Aversa. Il traffico è ripreso, caotico, eppure nessuno mostra nervosismo anche quando due giovani in moto e senza casco ti tagliano la strada all’improvviso. “Qui c’è rassegnazione, ed è un veleno che uccide la società civile – dice Enrico Grillo –. La gente non parla, tutti sanno ma sono in pochi quelli che denunciano, intanto l’imprenditoria intelligente sta approfittando dell’agonia della scuola pubblica per aumentare il numero di studenti e ci sta riuscendo. Nella statale si tagliano le cattedre, il tempo pieno non esiste più ed è scontato che i genitori che lavorano fanno uno sforzo per mandare i loro figli in una scuola paritaria dove si fa anche quello che un tempo si chiamava doposcuola. Molte delle scuole paritarie pagano i docenti poche centinaia di euro, quindi i costi di esercizio sono molto bassi, poi hanno anche i contributi statali. In Campania sono più di 35 milioni di euro”. L’Ufficio scolastico regionale esegue i controlli periodici che è tenuto a fare per legge? “L’Ufficio è in condizioni disastrose – commenta Grillo – dovrebbe avere in organico trenta ispettori invece ce ne sono solo quindici per tutto il territorio regionale e le poche volte che parte un ispettore da Napoli alla scuola arriva immancabilmente una telefonata che annuncia la visita”.
Imprigionati nel traffico di Aversa, c’è la possibilità di dare uno sguardo intorno. Sul corso s’innalza un palazzo di sei piani, color sabbia, tre terrazzi per piano, segno evidente che si tratta di una costruzione destinata alla “civile abitazione”. Invece no. All’entrata un cartellone: liceo statale G. Siani. La scuola è dedicata al cronista del Mattino ucciso dalla camorra. Seconda sorpresa, il palazzo è “fittato”, come si dice da queste parti, da un privato alla Provincia per quattro milioni di euro l’anno.
Dopo quattro traverse appare la Camera del Lavoro. Lì dovrebbero aspettarci cinque insegnanti. L’appuntamento è per le 17. Si fanno le cinque e mezza ma non si vede nessuno. Poi nella stanza fa capolino una giovane. Appena vede la telecamera mostra segni di nervosismo. “Non voglio essere ripresa. Posso dirvi solo che ho lavorato in una scuola primaria, mi davano 250 euro al mese e facevo di tutto: badavo ai bambini, pulivo le classi, facevo anche la spesa per la direttrice. Una volta arrivò un ispettore ma noi giovani eravamo già uscite in strada. Ora lavoro in una scuola di suore e tutto va bene”. Poi arriva Arianna che accetta di farsi riprendere, ma di spalle. La sua storia è uguale a tutte le altre. “Sono sei anni che lavoro in quella scuola, non vedo l’ora di andarmene e con il punteggio accumulato fare un concorso nella scuola pubblica”.
Il ritorno a Caserta è faticoso: decine di camion che sfrecciano a tutta velocità, auto che viaggiano a fari spenti, mentre due elicotteri dei carabinieri volteggiano nel cielo scuro. “A quelli ci siamo abituati e nessuno ci fa caso”, commenta Enrico Grillo. Nessuno poteva immaginare che si trattava dei preparativi per la cattura di Michele Zagaria. Finalmente Caserta. All’orizzonte fari e luci illuminano a giorno il “Centro Campania”. “E’ il centro commerciale più grande della Campania, sono riusciti a stravolgere il piano regolatore per costruire questi enormi viadotti che portano alla struttura. Qui ogni domenica si forma un ingorgo gigantesco, la gente viene anche dalle altre province”. Chi può aver investito tutti quei soldi? Tutti lo sanno ma nessuno pronuncia la parola che fa paura.
Inchiesta da repubblica.it
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Parlano solo due direttori “I controlli ci sono e funziona tutto”
Studenti al lavoro in un liceo scientifico
In tre occasioni la risposta è stata più o meno “si faccia gli affari suoi”. Per due volte, invece, i telefoni hanno squillato a lungo ma invano. Sembra impossibile parlare con il direttore di una delle 400 scuole paritarie della provincia di Caserta. Ma la fortuna aiuta gli audaci
“New school Kid’s Club di Aversa, desidera?”. “Parlare con il titolare”. “Attenda vediamo se c’è”. Miracolo. Il direttore parla. “La nostra è una scuola dell’infanzia e primaria, abbiamo 180 alunni”. Domenico Schiavone risponde a tutte le domande. Il personale? “Diciotto maestre, due non docenti e tre ausiliarie, compresa la cuoca. I vostri bilanci sono pubblici? “Certo, lo impone la legge, sono a disposizione anche dei genitori”. Il personale è in regola, cioè ha contratti uguali a quelli del servizio pubblico? “Assolutamente sì”.
A quanto ammonta la retta mensile? “Centoventi euro compresa la mensa, poi ci sono 400 euro l’anno per gli altri servizi, compreso il pullmino che va a prendere e riporta a casa i bambini”. Ci sono controlli periodici da parte dell’Ufficio scolastico regionale? “Sono previsti dalla legge sulla parità e avvengono con regolarità, come i controlli della Asl e dei vigili del fuoco. Due anni fa l’ispettore è venuto da Roma. Siamo contenti che ciò accada perché certifica il livello di qualità della scuola”.
La seconda persona disposta a parlare è Angelina Cuccaro, socia e segretaria del Centro Studi Sapientia di Santa Maria Capua Vetere. Quali sono i vostri corsi di studio? “Geometra, ragioneria e tecnico industriale”. Quanti sono gli iscritti? “Attualmente abbiamo 130 studenti”. Quanto pagano per frequentare i corsi? “Duecentocinquanta euro per il primo e secondo anno, in pratica solo l’iscrizione. Mille e 200 l’anno per il terzo, 1.500 euro nel quarto e duemila nel quinto anno”. Perché tanta differenza tra i primi due anni ed il resto? “Negli ultimi tre anni aumenta il materiale didattico e crescono le ore di lezione ed esercitazione”. Quanti sono i docenti? “Cinquanta in gran parte hanno un contratto part-time”. Pagate in base al contratto nazionale? “Certo”. Arrivano mai gli ispettori? “Regolarmente, ogni anno”.
Inchieste da repubblica.it