A remare contro il governo Monti ci si mette, nel suo piccolo, anche Bacoli, la città che sorge sul litorale flegreo. Qui non è questione di rifiuti ma di un altrettanto maleodorante abusivismo edilizio. A Bacoli è scoppiata una rivolta, non per dire basta allo scempio, ma per impedire la demolizione di due case costruite in violazione del vincolo paesaggistico. Si trattava, pensate, di eseguire una sentenza della magistratura emessa nel 2008. Ci sono stati scontri violenti con la polizia che voleva aprire il passo alle ruspe, alcuni feriti, macchine distrutte, fino a quando il prefetto ha rinviato il provvedimento al 10 gennaio, sperando di stemperarne l’impatto dopo le Feste.
Se ne sono viste di tutti i colori. Uno dei proprietari ha minacciato di darsi fuoco, salvo traccheggiare poi con la polizia chiedendo di provvedere lui stesso, se costretto, a una meno costosa demolizione. Dio mi guardi dal non compatire le disgrazie altrui, ma trovo crudele esibire una figlia disabile per alimentare la protesta. Le infermità meritano una solidale attenzione ma non valgono di per sé a redimere un indebito possesso. E lasciamo stare l’altarino con la statuetta del Sacro Cuore davanti al quale radunarsi in preghiera. Un abuso anche nei confronti di Gesù Cristo, in un fumo di superstizione se non di camorra.
Il Consiglio comunale aveva emesso nei giorni scorsi un comunicato che brillava per la sua ipocrisia venata di comicità. Prometteva di riunirsi in seduta permanente per monitorare gli abusi non dettati da necessità, ma pretendeva la sospensione degli abbattimenti fino al 31 dicembre del 2012: non per dare eventualmente agli occupanti il tempo di trovare una diversa sistemazione, ma in attesa che si aprisse un altro condono. Una faccia tosta seguita successivamente dalle dimissioni del sindaco.
Si calcola che in Campania siano 70.000 gli edifici costruiti nel dispregio di ogni norma ed è ovviamente impossibile che tutti vengano rasi al suolo. Nei Campi Flegrei i tribunali hanno stabilito che ne vengano abbattuti 1300 (compresi quelli di Bacoli). E’ presumibile che, fra tanti, non siano stati scelti a caso ma che gridino davvero vendetta. In una situazione così pregiudicata sarebbe già importante dare il senso di una svolta, con un taglio che, oltre a riparare danni vistosi, assumerebbe un valore educativo e dissuasivo. Le responsabilità dei singoli, costretti in molti casi a pagare di persona, ed i connessi traffici della malavita, chiamano però in causa un’intera classe politica. Dov’erano parlamentari, governatori, sindaci, assessori mentre una popolazione di trafelate, insolenti formiche deturpava una terra così bella con 70.000 escrescenze cementizie?
La Stampa 18.12.11
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