«Visitando uno dei quartieri simbolo, in Italia, dell´integrazione riuscita mi sembrava giusto incontrare tutte le realtà che hanno contribuito a questo risultato. Ma, all´ultimo momento, qualcuno ha cambiato idea. Io non faccio polemiche, e non vado a disturbare chi non mi vuole».
Andrea Riccardi, nuovo ministro della Cooperazione internazionale e dell´Integrazione, va a Torino per vedere il campo rom incendiato una settimana fa, ma la Lega si defila, anzi è pronta a contestarlo e a chiudergli in faccia la sede del patronato che gestisce nel quartiere di San Salvario. Addirittura, il governatore della Regione Piemonte, Roberto Cota, prima gli fa sapere che la sua visita non è opportuna; poi non appare nemmeno per salutare il ministro della Repubblica in visita ufficiale nel capoluogo piemontese.
È l´ennesimo strappo della Lega nei confronti del governo Monti. Il gesto di attenzione fatto dal fondatore della Comunità di Sant´Egidio, ora ministro con un ruolo centrale nel nuovo esecutivo, viene rifiutato dal Carroccio. «La presenza del ministro Riccardi – annuncia il deputato torinese lumbard Stefano Allasia – non è assolutamente gradita in nessuna delle sedi della Lega Nord, in particolare in quella di San Salvario. Il ministro, che peraltro nessuno conosce, invece di portare la propria solidarietà in giro per il Paese a spese dei cittadini, può tornare a Roma, perché da noi non è persona bene accetta».
Riccardi è abile a smontare subito la polemica. Avrebbe voluto andare a parlare di immigrazione in un «quartiere che si è ricostruito, sia sotto il profilo urbano sia sotto quello sociale». Così la sua decisione di non visitare il patronato, ma invece la struttura dei salesiani che aiuta gli immigrati e un centro dove si insegna gratuitamente l´italiano ai bambini stranieri, rischia di trasformarsi in un autogol per chi, secondo le informative giunte alle autorità locali, si preparava a contestarlo non appena Riccardi sarebbe comparso.
È invece il sindaco Piero Fassino ad accompagnare il ministro dell´Integrazione. In mattinata Riccardi va a constatare i danni del raid razzista compiuto nel campo rom alla periferia di Torino. Percorre l´intera l´area parlando con tutti, stringe mani, si informa sui disagi, manifesta partecipazione. «Come siete riusciti a scappare?», chiede. Promette che farà il possibile per i documenti di identità bruciati. «I campi rom vanno superati – annuncia – c´è un problema reale di abitazione e di istruzione, c´è il problema del futuro di questo popolo formato in gran parte di giovani. Come si fa altrimenti?». L´obiettivo è di trovare case per coloro che ne hanno bisogno. Riccardi aveva prima visitato la sinagoga e incontrato tanti amici ebrei. Più tardi ascolterà le storie di molti ragazzi fuggiti dal Ghana, dal Senegal, dal Mali. «La gente – commenta – è spaventata dalla predicazione del disprezzo. Bisogna stare attenti alle parole. Dobbiamo puntare sui giovani, e costruire con loro un Paese più forte, più energico e pieno di speranza».
La Repubblica 17.12.11