"Se l'Europa si scopre mortale", di Barbara Spinelli
Sono due anni che gli Stati europei vivono una crisi che somiglia a una guerra, di quelle che cambiano il mondo. La guerra non è conclusa e quel che imparammo nel ´45, oggi l´apprendiamo con terribile lentezza. Allora tutti si gettarono in una grande corsa: per ricostruire, e anche ricostruirsi interiormente. Oggi si procede a fatica, e per anni è prevalsa l´inerzia o perfino la denegazione. Siamo vissuti come immersi nelle acque dell´ottimismo: avevamo l´Unione europea, avevamo la moneta unica come apogeo. Il disastro, ritenuto impossibile, non era calcolato. Invece il disastro era non solo possibile ma dietro l´angolo, e per questo urge un risveglio analogo a quello postbellico degli europei e dei loro leader (Monnet, Adenauer, De Gasperi). Alcuni, come Paul Valéry, si svegliarono già prima, dopo il ´14-‘18: «Noialtri, civilizzazioni, sappiamo ora che siamo mortali. Il tempo del mondo finito comincia». Non dimentichiamo mai che da tale presa di coscienza nacquero due cose, non una: l´Europa, e il Welfare. La prima era un no ai nazionalismi, la seconda alle recessioni punitive che scaraventavano …