Giorno: 14 Dicembre 2011

"Svolta contro le doppie indennità. Ma tanta calma sui costi della politica", di Gian Antonio Stella

«Se c’era solo da arza’ ‘a bbenzina ce tenevamo Pomicino». Prima che qualcuno faccia su di lui la battuta che Francesco Storace dedicò al governo simil-tecnico di Lamberto Dini (delegato alle faccende rognose con la diffida a occuparsi d’altro) è bene che Mario Monti prenda il toro per le corna. Perché se pensa di poterla spuntare con la pazienza e la saggezza, passo passo, rischia di essere rosolato allo spiedo dai professionisti dello status quo. Finché, fatte le cose elettoralmente più antipatiche, gli diranno: «Grazie professore…». Ma come: non aveva esordito alla Camera, nel ruolo di premier, parlando di una situazione gravissima, di un compito «difficilissimo» («sennò ho il sospetto che non mi troverei qui oggi»), di «tempi ristrettissimi»? Non aveva spiegato che «di fronte ai sacrifici che dovranno essere richiesti ai cittadini, sono ineludibili interventi volti a contenere i costi di funzionamento degli organi elettivi»? Non aveva dichiarato indispensabile, da subito, «stimolare la concorrenza, con particolare riferimento al riordino della disciplina delle professioni» e alle «tariffe minime»? Dirà: «Non mettetemi troppa fretta, ho appena …

"Dalla manovra un'occasione per la politica", di Irene Tinagli

Nonostante la durezza della manovra e i malumori che ha sollevato, molti italiani continuano ad avere fiducia in questo governo. Forse perché erano stanchi di urla, liti e insulti, o di sudare freddo ad ogni meeting internazionale per il timore di essere derisi e di essere irrilevanti in decisioni chiave. Molti italiani hanno avvertito e apprezzato questo cambiamento. Ma attenzione: questo nuovo stile non è scontato né garantito per il futuro. Continuano a riemergere i segnali di quei pezzi di vecchia politica sguaiata e corporativa che ci hanno portato fin sull’orlo del baratro, e che non si rassegnano a rinunce e all’oblio. L’ultima vicenda del taglio delle indennità è solo un piccolo sintomo. E’ vero, come ricordano molti parlamentari, che c’è un vizio procedurale. Ma è anche vero, e non sfugge all’occhio del cittadino, che questo Parlamento si è ritrovato a mettersi in discussione e accelerare certe procedure solo quando costretto dall’opinione pubblica, ovvero dopo 4 anni dall’inizio della crisi e dopo manovre durissime che hanno pesato moltissimo sui cittadini. E anche se molti parlamentari …

"Dal 2012 tutta la Fiat «modello Pomigliano». Soldi (forse) senza diritti", di Massimo Franchi

Tutto parte e riporta a Pomigliano. Alla vigilia della presentazione in pompa magna della nuova Panda nella cittadina campana, i lavoratori del gruppo Fiat in Italia da ieri sanno che dal primo gennaio avranno un contratto per buona parte uguale a quello dei loro antesignani alla Fabbrica Italia Pomigliano. Dopo una trattativa è stato sottoscritto a Torino il contratto di gruppo Fiat. Digerita l’uscita da Confindustria, i circa 86 mila lavoratori delle varie controllate escono dal contratto nazionale metalmeccanico utilizzando un accordo molto simile a quello adottato a Pomigliano. Afirmare il testo tutti i sindacati (Fim, Uilm, Ugl metalmeccanici, Fismic e Unione Quadri) tranne la Fiom. Già la scorsa settimana, dopo aver ribadito che non avrebbero mai sottoscritto «l’estensione del modello Pomigliano», i metallurgici della Cgil sono stati invitati a lasciare il tavolo dagli altri sindacati. La nuova intesa, che avrà durata di un anno, recepisce il testo dell’accordo di Pomigliano del 29 dicembre scorso, con nuove regole in materia di organizzazione del lavoro, straordinari, assenteismo, pause, diritto di sciopero e per quanto riguarda la …

"Uno scandalo risolto dentro la tv malata", di Giovanni Valentini

CON la rimozione di Augusto Minzolini si chiude finalmente lo scandalo più grave nella storia del Tg1. Con il suo trasferimento ad “altro incarico equivalente” non si risolve però certo il futuro prossimo della principale testata giornalistica del servizio pubblico. Né tantomeno quello della Rai post-berlusconiana. Legge alla mano, dopo il rinvio a giudizio del “direttorissimo” per peculato, la sua sostituzione era diventata ormai una scelta obbligata. E tuttavia la decisione di affidare ad interim la guida del Tg1 a un “pensionando”, come lo definisce lo stesso sindacato interno con una punta di disprezzo generazionale, risponde a una logica di compromesso al ribasso condizionata dai precari equilibri su cui si regge la tv di Stato. Un direttore provvisorio, insomma, al posto di un ex direttore “equivalente”, al quale ben si attaglia l´etichetta di un farmaco generico. Di fronte all´accusa di peculato, e alla conseguente necessità per l´azienda di costituirsi parte civile contro il suo dipendente, la responsabilità degli amministratori imponeva la destituzione di Minzolini. E con l´eccezione di Alessio Gorla, colpito non a caso a …

"Adesso la manovra è più equa", di Stefano Lepri

La manovra diventa più equa, e se ne eliminano alcuni errori. Conservando la normale scala mobile a una maggioranza dei pensionati almeno per il 2012, e con altri ritocchi, gli interventi sulla previdenza somigliano di più al disegno riformatore che il ministro Elsa Fornero ha in mente, e meno alle astratte ricerche di equilibri dei tecnici del Tesoro. Anche il peso delle nuove tasse sulla casa viene ridotto per chi ha meno. Eppure, chi aveva deciso di schierarsi contro resta, per il momento, ancora contro. Colpisce nel Paese, almeno a giudicare dai sondaggi, il contrasto fra gli elevati consensi di cui gode il governo Monti e il diffuso rigetto della sua manovra di austerità. Non sembra esistere nessuna forza capace di convincere i cittadini che quello che gli viene richiesto è uno sforzo solidale. Troppi, se colpiti, restano convinti che al contrario qualcun altro ci guadagna, si tratti di banchieri, caste, privilegiati vari, o chissà chi. Si potrà discutere a lungo se questa diseducazione alla solidarietà sia colpa di chi ha governato fino al mese …

"Non chiamiamo pazzi i nostri Breivik", di Adriano Sofri

Avevamo qui, per strada, nella città bella in cui camminiamo, uno che, fino a mezzogiorno di ieri, era come noi. Uno che aveva avvertito, scrivendo sui Protocolli di Sion: “Quanto esporrò non è banale e semplicistico, e richiede la conoscenza di dati ben fondati, nonché lo sviluppo di ragionamenti logici”. Poi ha aperto il fuoco. Quando una squadra di bravi psichiatri norvegesi ha dichiarato Anders Breivik totalmente incapace di intendere, ha pronunciato un´ovvietà. Chi chiameremo pazzo se non l´uomo che va a sterminare scrupolosamente il maggior numero di suoi simili, inermi e innocenti? E non è un pazzo l´uomo che va ad ammazzare dei suoi simili sconosciuti e inermi, badando al colore della pelle, da una piazza all´altra di Firenze? Sono altrettanti casi di follia, e di follia isolata, come si affrettano a rassicurare le autorità. Ma bisogna pur dire che la diagnosi sull´infermità mentale, anche la più fondata giuridicamente, è umanamente insostenibile, perché toglie ai giustizieri la responsabilità che spetta loro, ed esonera gli altri dall´interrogarsi su se stessi. Gli altri sono i sani, …

"Con la crisi tornano i veleni peggiori", di Gianni Riotta

Esiste un nesso tra la crisi del debito europeo, l’impotenza dei summit malinconici e la strage dei due senegalesi a Firenze, Samb Modou e Diop Mor, con il killer Gianluca Casseri? No a prima vista, un continente opulento e la sua leadership che non sanno ripartire dopo mezzo secolo di successi e un estremista neofascista, razzista, armato. Se però guardate a fondo, oltre i grafici eleganti degli economisti e i volantini rancorosi di Casa Pound cari all’assassino, vedrete come i veleni peggiori della nostra storia stiano tornando in superficie, rimossi dal fondo delle coscienze dall’aria di recessione. Quando è tornato a Londra, dopo l’avventato divorzio con l’Europa, il premier inglese David Cameron è stato sì criticato dagli analisti della City che, a parole, diceva di voler difendere, ma i deputati conservatori a Westminster lo hanno osannato al grido di «Bulldog Spirit!», anima da bulldog sacra a Churchill. E se la reazione vi sembra un rituffo di sciovinismo inglese, tanfo provinciale dei Club da ufficiali in pensione irrisi da George Orwell in «Giorni in Birmania», leggete …