Il criterio della trasparenza reintrodotto dal ministro Profumo fa emergere le proporzioni di quanto accaduto negli ultimi tre anni. Nel 2008/2009 le classi con oltre 25 alunni erano l’11,6% oggi sono il 17,3%. Quelle in cui c’è più di un portatore d’handicap sono passate dal 6 al 7%. Classi-pollaio, disabili stipati in aule superaffollate e anche in più d’uno per classe. Ecco i numeri che inchiodano la Gelmini. Dal 2008 le proteste di insegnanti e genitori contro le misure del governo Berlusconi contro la “scuola” sono state un crescendo – classi stracolme di alunni e disabili penalizzati – ma dopo ogni “caso” scoperto dalla stampa, puntualmente, arrivava la smentita del ministero che recitava sempre lo stesso copione e parlava di accuse “destituite di ogni fondamento”.
Nel frattempo, però, i numeri venivano meticolosamente occultati: niente più “sintesi dei dati” sulla scuola e niente più pubblicazioni con numeri, grafici e tabelle che potessero svelare il reale impatto della cosiddetta riforma Gelmini sulla scuola italiana. Si andava avanti solo con dichiarazioni dell’ufficio stampa. “Non è prevista l’abrogazione del tetto per il numero degli alunni nelle classi con studenti disabili. Il limite era, e resta, di 20 alunni per classe”, recita la Gelmini lo scorso 30 giugno.
Ma le denunce di aule strapiene, disabili in classi troppo numerose e spesso in compagnia di altri portatori di handicap nella stessa aula continuavano. Situazioni che in teoria la normativa vigente non ammette. Ma che per racimolare qualche posto in organico tutti tolleravano: il ministero, i direttori regionali e i provveditori. Gli unici che pativano erano gli stessi alunni e gli insegnanti, costretti a gestire situazioni molto complesse. Ma senza i numeri nessuno poteva parlare. La recente glasnost avviata dal ministro Francesco Profumo svela le reali proporzioni dell’intervento gelminiano sulla scuola nostrana.
Quest’anno, le classi sono mediamente più affollate di tre anni fa e quelle fuorilegge sono in rapida ascesa. Una norma del 1992 stabilisce che per assicurare una adeguata sicurezza in caso di incendio l’affollamento massimo delle classi deve essere di 26 persone: 25 alunni e un insegnante. Nell’anno scolastico 2008/2009 le classi con più di 25 alunni erano l’11,6 per cento. Tre anni dopo, nel 2011/2012, le classi sovraffollate ammontano al 17,3 per cento: quasi sei punti in più. Nella scuola dell’infanzia una classe su tre è over 25, al superiore si scende a una su quattro.
E i disabili? La normativa stabilisce, come del resto ha recentemente chiarito l’ex ministra, che nelle classi con un portatore di handicap il numero degli alunni dovrebbe al massimo essere pari a 20. Il motivo è semplice: in classi sovraffollate l’inserimento degli alunni disabili diventa più complicato. Tre anni fa, le classi con un disabile e con più di 20 alunni erano poco meno di 11 su cento: il 10,8 per cento. Tre anni dopo, il tasso sale al 13,4 per cento con record alla scuola media, che fa segnare un 23 per cento abbondante.
La normativa appena citata non contempla neppure l’ipotesi di infilare in una classe più di un disabile. E non c’è bisogno di spiegarne il motivo. Eppure le situazioni che vedono due e tre portatori di handicap nella stessa classe sono più frequenti di quanto si pensi, specialmente da quando in viale Trastevere è passata la ministra di Leno. Dal 6 per cento dell’anno 2008/2009 si è passati al 7 per cento: qualcosa come 25 mila classi in cui un solo insegnante di sostegno spesso non basta.
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