In questi giorni si sono levate alcune voci per chiedere a Se non ora quando? se era davvero opportuno convocare una manifestazione-concerto delle donne nel pieno di una crisi drammatica e all’indomani di una manovra del governo che ha creato profondi disagi in molte famiglie. Noi pensiamo che sia stato non solo opportuno ma indispensabile. E che sia stato vitale se vogliamo che, nel mezzo della crisi, si accendano le luci del futuro. Perché è dalle donne che può giungere all’Italia il segnale più forte di risalita dalla china. E questo segnale dobbiamo darlo
qui ed ora, mostrando pubblicamente la forza, unità e autonomia del movimento. Il 13 febbraio scorso abbiamo detto che l’Italia non era un Paese per donne, perché non solo veniva lesa la loro dignità di persone ma perchè tutta la loro vita non andava bene. E abbiamo soprattutto detto che dignità e destino delle donne coincidevano con la dignità e il destino dell’Italia. Un risultato l’abbiamo già ottenuto: l’Italia ora è rappresentata, nel governo, da volti e da figure, anche femminili, che assicurano rispetto e credibilità al nostro Paese. Ma ora c’è un mondo da cambiare. Conviene ripetersi: le italiane sono marginali nella vita produttiva, sociale, istituzionale eppure garantiscono che l’esistenza collettiva del Paese come quella delle persone non vada in pezzi. Con il loro oscuro, faticoso lavoro di cura tengono insieme l’Italia e assicurano affetto e solidarietà tra le generazioni. Ma così non può più continuare. Non è più sopportabile per loro ed è diventato un handicap per il Paese. E abbiamo anche imparato che questo stato di cose alimenta un consumo e una rappresentazione rapaci e violenti della immagine e dei corpi delle donne.
Così non può più continuare. Con gli ultimi provvedimenti sulle pensioni, si sono esauriti i residui elementi che compensavano (poco e male) le donne occupate dell’enorme mole di lavoro gratis erogato. Ora è chiaro o cambiamo radicalmente il lavoro, i servizi, l’impianto dello stato sociale, il funzionamento delle istituzioni e la stessa rappresentazione che la società dà di se stessa, modellandosi finalmente anche sui bisogni ed aspettative delle donne, oppure l’Italia si adagia nel declino,
si fa più piccola, più misera, più cupa e scivola fuori dell’area più viva e dinamica e civile dell’Europa. Perché di questo si tratta:le cose in casa nostra sono messe in modo tale che la crescita non solo economica, ma sociale e civile passa per le donne. E non solo in casa nostra. Come scrive, riprendendo un concetto di Obama e di Hillary Clinton, l’ambasciatoreamericano a Roma David Thorne nel messaggio a Se non ora quando?, pubblicato ieri dall’Unità, «le donne sono la chiave per poter superare la crisi economica che condiziona i nostri Paesi e sono parte fondamentale di una sana democrazia».
E questo oggi in piazza del Popolo, come in molte altre piazze italiane, Se non ora quando? lo dirà con grande determinazione e concretezza. Sappiamo che sono tante e tanti quelli che in queste ore fanno conti amarissimi con le loro pensioni, i loro stipendi, i loro risparmi e guardano con ansia e rabbia ai giorni a venire. Vogliamo anche noi che provvedimenti che dispiacciono anche a chi è stato costretto a prenderli siano modificati e che si faccia di tutto per renderli più sostenibili a chi è più debole. Ma noi intendiamo puntare a cosa e come si deciderà e si farà oltre la più immediata emergenza, per far contare la voce delle donne. Non è impresa facile, perché, lo sappiamo, le donne non sono una categoria, un ceto, una corporazione, un gruppo sociale sostenuto o rappresentato da questa o quella forza, sono la metà della popolazione con tutte le diversità che la attraversano. E questo è sempre stato un ostacolo, a volte insormontabile, a far valere il loro punto di vista rispetto ad altri. Noi vogliamo con la nostra presenza nelle piazze affermare che una forza delle donne c’è, esiste, ha già dato prova di sé, imponendo il rispetto della dignità di tutte. E questa forza la vogliamo mettere in gioco perché il punto di vista delle donne orienti il governo del Paese e sempre di più figure femminili forti, capaci di testa e di cuore lo guidino.
L’Unità 12.12.11
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“Diritti, equità, welfare, La protesta femminile dà la sveglia al Paese”, di Mariagrazia Gerina
Tante, determinate, compatte: le donne si riprendono le piazze
d’Italia per dire al governo la loro sulle pensioni, sul welfare, sul lavoro precario. Cristina «Il tempo sembra che reggerrà, abbiamo consultato la società di meteorologia a cui ci affidiamo per i set, sono ottimisti, ci azzeccano sempre », dice scaramanticamente Cristina Comencini, che da regista è abituata a questa specie di danza corpo-a-corpo con la pioggia, ogni volta che “si gira” all’aperto. Il set su cui tutte incrociano le dita poi in questo caso è di quelli che fanno tremare le vene ai polsi: la piazza del 13 febbraio. Piazza del Popolo, a Roma,come nove mesi fa. E le altre piazze auto-convocate oggi in tutta Italia. Resta solo che le donne in carne ed ossa invadano la scena, con la loro rabbia e con la loro voglia di esserci nella vita pubblica, sul lavoro, in politica, nei luoghi dove si decide il futuro del paese, perché la “seconda
volta” di Se non ora quando abbia inizio. «Se non le donne, chi?», recita stavolta l’invito alla mobilitazione rivolto a tutte, giovani, anziane, precarie e donne che si sono viste sfilare la pensione da sotto il naso. L’altra volta erano un milione. «Saremo tante, di certo, anche stavolta», pronostica Cristina, mentre, con le altre del comitato Snoq, cura gli ultimi dettagli. «La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la scelta di alzare l’età delle pensione senza prevedere nulla in cambio in termini di welfare quando è chiaro che questo sistema che scarica tutto sulle donne e le costringe a fare una vita da pazzi non può più andare avanti così». Welfare, chiedono le donne. E scendere in piazza con quella domanda all’indomani di una manovra che «per le donne prevede ben poco a parte
gli sgravi Irap», non è una scelta neutra. «Noi con questa manifestazione vogliamo dire al governo, all’indomani di una manovra che sancisce misure che rendono ancora più evidente l’impossibilità per la donna di gestire vita privata e lavoro, che ora, come contraltare, ci deve essere un grande sviluppo del welfare», scandisce Comencini. Certo, ci fossero state più
donne a decidere dove e come tagliare, forse sarebbe stato più facile farlo capire. E questa infatti è l’altra parte su cui Snoq chiama tutte a raccolta. Più donne, anzi la metà fin dal prossimo esecutivo, con un mandato chiaro alle spalle, che si comincia a scrivere proprio oggi in piazza del popolo e nelle altre piazze d’Italia. Questa è l’altra posta in gioco oggi.
LA CONTROPARTITA
«Mai più senza di noi, mai più contro di noi», appunto, scandisce lo slogan della manifestazione convocata a paritre dalle 14. Pensata come un grande racconto collettivo, con le precarie, le giovani madri costrette a fare le funambole, le sessantenni che non ce la fanno più, le madri immigrate, a dare voce, con le loro storie, alla vita impossibile delle donne. Con la memoria alle cinque giovani operai morte a Barletta, mentre lavoravano in nero, per pochi euro l’ora. A loro Francesca Comencini dedicherà un suo video. E cinque giovani attrici leggeranno alcuni brani dalla loro vita.
WOMEN HAVE THE POWER
«Vogliamo governare i nostri figli e curare l’Italia», scandirà dal palco, quasi un ossimoro, l’attrice Lunetta Savino, chiamando accanto a sé una dopo l’altra la sociologa Chiara Saraceno, a raccontare il welfare di cui ci sarebbe bisogno, l’economista Francesca Bettio, di In genere, la pubblicitaria Annamaria Testa. le giornaliste Alessandra Mancuso e Licia Conte, che parleranno di Giulia, la neonata rete delle giornaliste unite, libere e autonome. E la comica Paola Minaccioni, che racconterà il suo sogno televisivo: «Accendere la televisione e vedere: un governo di 25 donne tutte vestite
colorate e tre uomin in giacca e cravatta» Il resto lo dirà la musica. Prima la lirica. Con le arie dalle opere di Bizet, Bellini e Puccini cantate da Paola Di Gregorio e Stefania Scolastici. Casta Diva, la Tosca, la Carmen. E poi il rock. Sul palco, le giovanissime Emma ed Erica Mou. E infine, Paola Turci e Marina Rei, che intoneranno un liberatorio e profetico «People have
the power, women have the power» Comencini: «Mai più senza di noi, mai più contro di noi».
L’Unità 11.12.11