Nessun giornalista che abbia rispetto di se stesso e del Tg1 può accettare la nomina a direttore reggimoccolo, a professionista di scorta, proconsole per soli 49 giorni, record nella storia degli scaldasedia. Tanto più che Alberto Maccari, che Lorenza Lei proporrà martedì al Cda della Rai come reggente sino al 31 gennaio, ha alle spalle una solida carriera. Ebbene, rischia di tradirla e di macchiarla prestandosi al più antico e squallido gioco della politica italiana, quello del galleggiamento, del perdere tempo per guadagnare tempo e intanto sistemare tutti i peggiori affarucci. L´orgoglio di dire no all´offerta indecente che il direttore generale della peggiore Rai di sempre gli farà martedì è dunque un dovere del collega Maccari, una prova di dignità per lui e di rispetto per il giornalismo televisivo italiano che già esce avvilito dai lunghi anni del conflitto di interesse e dalla depravazione finale del minzolinismo.
Eppure ha una grinta imbronciata questa signora Lei, Fiorello e Baldini ne hanno fatto una divertente parodia, ha la fama della decisionista, della donna tutta d´un pezzo, del manager fattuale ed efficace. Ebbene, al primo esame difficile, alla prima prova di libertà, adesso che è senza padrone, invece dell´impennata trasgressiva e anticonformista che i tempi finalmente le concedono, invece di navigare nel mare aperto del giornalismo e nominare un direttore indipendente, è ricorsa alla scienza dei rimasugli, alla cucina delle frattaglie.
E´ infatti evidente che ha scelto di non scegliere perché c´è un traccheggio furioso tra i partiti, perché nel sistema Italia il Tg1 amministra un capitale politico e nessuno vuole mollare la presa. Ma proprio per questo la Lei ha l´occasione storica di far valere l´autonomia e la forza di una professionalità di cui per la verità finora non ha dato prova. Insomma, l´attuale debolezza politica della Rai è la sua forza. Non essendoci un governo pigliatutto, mancando una famelica maggioranza da ‘spoil system´, la signora Lei potrebbe finalmente imporre le competenze, approfittare della paralisi dei partiti, delle congreghe e delle camarille e affidarsi all´autorevolezza per fare di nuovo primeggiare il Tg1, per non permetter mai più alla concorrenza di umiliare il telegiornale dell´identità italiana, il notiziario-istituzione della nostra storia. E senza ovviamente offendere nessuno, ma al contrario spiazzando le appartenenze con la forza di un nome. Ci sono infatti dentro e fuori la redazione del Tg1 magnifici professionisti, mediamente più bravi dei direttori nominati negli ultimi venti anni. Affidarsi ad una firma che disarmi gli appetiti e che scavalchi la lottizzazione, sarebbe la prova dell´aziendalismo della Lei, del suo amore per la Rai e per l´idea stessa di servizio pubblico, smentendo i Santoro e tutti coloro che nella piazze d´Italia l´accusano di asservimento, di non riuscire a fare a meno del potere anche quando il potere è impotente.
Purtroppo invece questo episodio la svela tutta. Dopo avere subito Minzolini, la Lei subisce e impone un altro oltraggio e rende sempre più chiaro che in Italia non esiste il piacere dell´informazione. La tecnica aberrante della transizione, l´antica logica dei governi balneari, la tattica curiale di coprire i posti con delle pedine in attesa del carro del nuovo vincitore è in questo momento il più miope dei calcoli. Non è prudenza e non è abilità: è irresponsabilità. Non si può ricorrere all´ammuina quando la nave affonda.
C´è infine il sospetto che il governo Monti si comporti in queste scelte di libertà più da maggiordomo della politica che da tecnico impermeabile alle sollecitazioni dei partiti. Il presidente del consiglio potrebbe (dovrebbe?) infatti imporre alla Lei la nomina di un altro se stesso, un professore di giornalismo, un altro tecnico, un risanatore della decenza, della libertà dell´informazione e degli indici di ascolto del Tg1. Dunque, prima di commette questo delitto c´è tempo sino a martedì per fermare la mano ai sicari.
Forza, signora Lei, si faccia tentare dalla libertà. L´Italia gliene sarebbe grata. Pensi, può mandare al tg1 un direttore che non sia un ragioniere della politica, un portaborse a tempo, forse il primo vero direttore che non faccia il sottosegretario alla Propaganda. Provi l´ebbrezza della competenza. E chissà che un giorno al posto di viale Mazzini (eroe inattuale) la strada della Rai non prenda il nome di viale Lorenza Lei.
La Repubblica 11.12.11