Si mobilitano Fnsi e direttori dei giornali di idee, di partito e di cooperative: «Senza immediati correttivi oltre 100 testate chiuderanno sicuramente». È una certezza la chiusura immediata di oltre cento testate della stampa di partito, cooperativa e di idee con «riflessi gravissimi sul pluralismo dell’informazione e sulla stessa democrazia». Questo sarà l’effetto, senza immediati correttivi, della «manovra» del governo Monti che taglia ulteriormente i già scarsi e incerti «finanziamenti diretti» destinati all’editoria no profit. Lo denunciano con drammatica chiarezza i direttori delle testate coinvolte: Claudio Sardo de l’Unità, Stefano Menichini di Europa, Marco Tarquinio di Avvenire, quello della Padania, Leonardo Boriani, di Liberazione Dino Greco, quindi Norma Rangeri de il Manifesto, Marcello De Angelis del Secolo d’Italia, Emanuele Macaluso direttore de Il Riformista e il presidente della Fisc ( la federazione dei settimanali diocesani), Francesco Zanotti. Si muove lo schieramento trasversale che nei mesi scorsi nella battaglia per la difesa del pluralismo delle voci politiche e culturali nel rigore, nella «bonifica» del settore dalle false testate a favore dei giornali «veri», ha ottenuto l’autorevole appoggio del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Questa volta scrivono al presidente del Consiglio, Mario Monti, ai presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani e ai segretari dei partiti presenti in Parlamento Alfano (Pdl), Pier Luigi Bersani (Pd) Lorenzo Cesa (Udc) Italo Bocchino (vicepresidente Fli), Antonio Di Pietro (Idv) e Umberto Bossi,(Lega Nord). I tempi sono strettissimi. Alla Camera si lavora agli ementamenti alla «manovra Salva Italia». I direttori dei giornali chiedono verà equità e sviluppo. Per questo auspicano una vera «bonifica» del settore, ma al tempo stesso che siano stanziate risorse adeguate a quel Fondo per l’Editoria che il comma 3 dell’articolo 29 della «manovra» vorrebbe, invece, cancellare a partire dal 2013. E che siano stanziate subito, perché questo settore, già in crisi,non può attendere oltre.
Al presidente Monti fanno presente una ragione in più, economica, oltre a quella della tutela del pluralismo, per correggere la manovra. I costi sociali che peserebbero sullo Stato per le «molte centinaia di posti di lavoro» tra giornalisti e poligrafici che andrebbero persi. Sarebbe «un volume di spesa persino superiore a quello che sarebbe necessario per reintegrare il Fondo per l’editoria». Chiedono un incontro urgente. Lo chiedono anche ai presidenti delle due Camere, ricordando loro l’appello rivolto dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano al precedente governo affinché venisse «scongiurato il rischio imminente della cessazione di attività per centinaia di testate, messe a repentaglio dal drastico abbattimento del Fondo per lì’editoria». Un appello ancora drammaticamente attualissimo.
Si confida in un rapido cambio di passo. Alla commissione Bilancio della Camera sono stati presentati emendamenti «trasversali». I deputati del Pd e della Lega Nord chiedono che sia mantenuto il Fondo. Che sia adeguatamente finanziato. Si avanzano proposte precise: l’utilizzo dei ricavi da una vera asta sulle frequenze del digitale terrestre. Che sul Fondo per l’editoria non pesino più quei 50 milioni di euro che lo Stato deve all’Ente Poste. Di aumentare dello 0,50 sul fatturato il costo delle concessioni per le emittenti nazionali. Le risorse possono essere trovate.
Che per il governo il Fondo debba essere mantenuto lo ha chiarito ad una delagazione della Fnsi il neo sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega per l’Editoria, Carlo Malinconico. Al segretario di Federstampa Franco Siddi, al presidente Roberto Natale e al direttore generale Giancarlo Tartaglia, il sottosegretario ha assicurato che l’azione dell’esecutivo «sarà attenta alle preoccupazioni sulla salvaguardia del pluralismo» espresse dal capo dello Stato. Che presterà la massima attenzione alla tutela dell’occupazione in questo comparto dell’editoria. Malinconico è tornato a chiarire che con il comma 3 dell’articolo 29 della manovra non si intende abolire dal 2014 il Fondo per l’editoria, ma modificarne le logiche.
Quell’articolo, però, al momento resta, come pure le preoccupazioni per gli effetti devastanti per il settore. Contro questa parte della «manovra» e per l’equità lunedì 12 dicembre sciopereranno e in modo unitario i poligrafici aderenti a Cgil, Cisl e Uil. La Fnsi ieri ha espresso «grande vicinanza» ai lavoratori poligrafici. Ha invitato i giornalisti ad essere loro concretamente solidali al loro sciopero, quindi «ad attenersi scrupolosamente alle regole contrattuali» evitando «commistione di funzioni e rifiutando qualsiasi prestazione che non abbia esclusivo carattere giornalistico».
L’Unità 10.12.11
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LETTERA APERTA AL PREMIER
Signor Presidente, come Lei certamente sa la manovra che il Suo governoha predisposto rischia di assestare un colpo mortale a un centinaio di giornali che attualmente usufruiscono dei contributi diretti all’editoria ex legge 7 agosto 1990, n. 250: un sostegno già erogato in misura modesta e incerta negli importi, oltre che pesantemente differito nel tempo. La cessazione dell’applicazione della legge n. 250, prevista all’articolo 29 del recente decreto, avrà riflessi gravissimi sul pluralismo dell’informazione e sulla stessa democrazia, considerato che causerà la fine delle pubblicazioni per l’intero settore della stampa di partito, cooperativa e di idee, notoriamente penalizzato da forti disparità nell’accesso al mercato pubblicitario. Le saranno altrettanto note le
conseguenze occupazionali dell’entrata in vigore dell’articolo 29 del decreto e il contraccolpo economico per l’erario, in relazione agli oneri assistenziali che lo Stato dovrebbe accollarsi in seguito alla chiusura di molte decine di testate e la conseguenza perdita di molte centinaia di posti di lavoro, per un volume di spesa persino superiore a quello che sarebbe necessario per reintegrare il Fondo per l’editoria. Quanto alla necessità, altresì prevista dall’articolo 29 del decreto, di stabilire diversi, più severi e oggettivamente verificabili criteri di accesso ai contributi, Le ribadiamo che un rigoroso riordino del settore e il disboscamento della giungla delle sovvenzioni è una rivendicazione che noi per primi abbiamo più volte avanzato, sempre inascoltati.
Se però i tempi di questo auspicabile intervento di riordino dovessero risultare lunghi, e si procedesse nel frattempo con i tagli di risorse previsti, la riforma arriverebbe a situazione ormai compromessa, quando i giornali in questione avranno gioco forza cessato di esistere. Nel rivolgerLe la richiesta di
un incontro urgentissimo, Le anticipiamo l’invito a un intervento che scongiuri l’apertura di una grave crisi occupazionale ed eviti in extremis un vulnus irreversibile alla libertà di stampa..
Con i migliori saluti,
Claudio Sardo l’Unità
Stefano Menichini Europa
Marco Tarquinio Avvenire
Leonardo Boriani la Padania
Dino Greco Liberazione
Norma Rangeri il Manifesto
Marcello De Angelis Secolo d’Italia
Emanuele Macaluso Il Riformista
Francesco Zanotti Presidente Fisc
L’Unità 10.12.11