Giorno: 10 Dicembre 2011

Giornata mondiale dei diritti umani: Ban Ki-Moon: "Troppa repressione nel mondo"

Il segretario generale dell’Onu : “Molte persone alla ricerca di legittimazione si sono ritrovate attraverso i social media”. Rispetto, consapevolezza, ma soprattutto tutela, in un mondo dove i diritti umani sono ancora troppo spesso calpestati. In sintesi è questo il messaggio del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, in occasione della “Giornata Mondiale dei Diritti Umani”, che si celebra oggi. «I diritti umani appartengono a ciascuno di noi senza eccezioni. – ha detto il segretario – Ma se non li conosciamo, se non pretendiamo che vengano rispettati e se non difendiamo il nostro diritto, e quello degli altri, ad esercitarli, rimarranno solo parole vuote in un documento scritto decine di anni fa. Per questo con la Giornata dei Diritti Umani non ne celebriamo soltanto l`adozione ma ne riconosciamo anche l`importanza e attualità». «In ogni parte del mondo – continua – le persone si sono mobilitate chiedendo giustizia, dignità, eguaglianza e piena partecipazione, tutti diritti custoditi nella “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”. Molte delle persone alla ricerca di legittimazione per le loro aspirazioni si sono ritrovate attraverso …

"Pressing sul governo: editoria, cambiare l’art.29", di Roberto Monteforte

Si mobilitano Fnsi e direttori dei giornali di idee, di partito e di cooperative: «Senza immediati correttivi oltre 100 testate chiuderanno sicuramente». È una certezza la chiusura immediata di oltre cento testate della stampa di partito, cooperativa e di idee con «riflessi gravissimi sul pluralismo dell’informazione e sulla stessa democrazia». Questo sarà l’effetto, senza immediati correttivi, della «manovra» del governo Monti che taglia ulteriormente i già scarsi e incerti «finanziamenti diretti» destinati all’editoria no profit. Lo denunciano con drammatica chiarezza i direttori delle testate coinvolte: Claudio Sardo de l’Unità, Stefano Menichini di Europa, Marco Tarquinio di Avvenire, quello della Padania, Leonardo Boriani, di Liberazione Dino Greco, quindi Norma Rangeri de il Manifesto, Marcello De Angelis del Secolo d’Italia, Emanuele Macaluso direttore de Il Riformista e il presidente della Fisc ( la federazione dei settimanali diocesani), Francesco Zanotti. Si muove lo schieramento trasversale che nei mesi scorsi nella battaglia per la difesa del pluralismo delle voci politiche e culturali nel rigore, nella «bonifica» del settore dalle false testate a favore dei giornali «veri», ha ottenuto l’autorevole …

"Più seri, chi sbaglia paga", di Franco Mosconi

Nell’Europa a due velocità nata l’altra notte a Bruxelles l’Italia c’è, come c’era nel maggio 1998 quando sempre a Bruxelles nacque l’euro e, prima ancora, quando fra il 1989 e il 1992 il Trattato di Maastricht venne prima concepito e poi firmato. Si dirà: è una ben magra consolazione, ora che l’Unione europea (Ue) si è spaccata in due blocchi. Ma non saremmo così sicuri di questa interpretazione se teniamo nel debito conto gli accadimenti di questi ultimi mesi e il rischio, tutt’altro che teorico, di una disintegrazione dell’Unione europea e, in primis, dell’area dell’euro. L’«unione di bilancio», il rafforzamento del «meccanismo europeo di stabilità» e il nuovo ruolo della Banca centrale europea (Bce) rappresentano, nel loro assieme, tre decisioni di non piccola portata. D’altronde, se anche questa volta ci si fosse limitati alle pie intenzioni – come purtroppo molto spesso è accaduto nei summit degli ultimi anni con la crisi della Grecia già esplosa – o alla conservazione di fatto dello status quo anche la Gran Bretagna avrebbe probabilmente dato il suo assenso. Se …

«Abbiamo la pretesa di esserci e di contare dove si decide il futuro», intervista a Chiara Saraceno di Mariagrazia Gerina

Stavolta è più dura del 13 febbraio, quella era una manifestazione contro Berlusconi, uno volgare che è chiaro cosa faceva di male, ora invece si tratta di combattere contro qualcosa di più insidioso, la marginalizzazione delle donne competenti e dei nostri interessi, caduti fuori dall’agenda politica ed economica», avverte Chiara Saraceno, sociologa, che domani parlerà dal palco di Se non ora quando, come studiosa e come militante. «Non sarei in quella piazza se non condividessi il bisogno di manifestare un dissenso e una domanda collettiva delle donne». Cosa chiedono oggi le donne? Quale è la loro domanda? «Posso dire come la interpreto io: è voglia, esigenza, pretesa di contare laddove si prendono le decisioni, dove si gestisce il potere, dove si definiscono le priorità, compreso quando si decide cosa si taglia e come. Ed è disagio rispetto a una agenda politica ed economica che certo in un momento di grande difficoltà sembra avere del tutto trascurato il fatto che le donne hanno pagato e pagheranno costi altissimi». È una critica al governo Monti? «Non sono …

Le donne si riprendono le piazze "Più potere per uscire dalla crisi", di Anna Bandettini

“Caro Monti, siamo stanche di pagare il prezzo più alto”. L´ambasciatore Usa: solidali con voi. Contro il governo Berlusconi furono un milione: madri, figlie, ragazze, lavoratrici, professioniste italiane che il 13 febbraio scorso a Roma, e in oltre cento piazze italiane e straniere, chiedevano dignità e rispetto a una classe politica che ogni giorno le offendeva e offendeva il paese. Non è finita: oggi davanti alle politiche restrittive del welfare imposte dalla crisi, a tagli draconiani che pesano sopprattuto sulle loro spalle, le donne italiane scendono nuovamente in piazza per reclamare un ruolo da protagoniste nell´agenda politica, nella certezza che non c´è crescita senza le donne. “Noi sappiamo come si fa – dicono – Se non le donne chi?”. Con questo slogan domani le donne chiamano a una nuova mobilitazione dopo quella del 13 febbraio, data simbolica per l´orgoglio femminile in Italia. A Roma in piazza del Popolo, dalle 14, con una manifestazione-concerto e in altre venti piazze italiane, da Torino dove il concentramento è previsto in piazza Castello, a Sassari, da Venezia a Perugia: …

"Cambiare ancora per rendere equa la previdenza", di Cesare Damiano

Il Partito democratico ha sostenuto la formazione di un governo di emergenza formato da soli tecnici. Si tratta di un passaggio necessario perché la casa brucia: le incertezze dell’Europa, che abbiamo registrato in queste ore, non aiutano a migliorare la situazione. Noi adesso, come Paese, dobbiamo fare la nostra parte ma senza rinunciare a quel principio di equità sociale e di spinta verso la crescita che il presidente Monti ha giustamente accompagnato al tema del rigore e del pareggio del bilancio. Per questo, il Partito democratico è impegnato a fondo in un’opera di correzione e di miglioramento della manovra. Si va verso un «mini emendamento» capace di comprendere le posizioni essenziali dei partiti che sostengono il governo, al fine di raggiungere un compromesso con l’esecutivo che faccia comprendere al Paese che non si colpisce dalla solita parte, cioè prevalentemente i ceti medio-bassi. Tra i temi sociali spicca quello della previdenza che riguarda milioni di persone, per il quale in commissione lavoro della Camera si sono raggiunti alcuni punti di intesa tra Pd, Pdl e Terzo …

Rosarno due anni dopo. "Tornano gli schiavi che lo Stato non vede", di Gianluca Ursini

Mancano pochi giorni, poi carabinieri e polizia inizieranno gli sgomberi. E potrebbe riscoppiare la rivolta, il «terzo riot» di migranti a Rosarno, dopo dicembre 2008 e gennaio 2010. Prima verrà svuotata l’ex fabbrica «Pomona», dove250 tra burkinabè, maliani, nigerini, ghanesi e marocchini si raggruppano senza allaccio elettrico, senza docce né riscaldamento né cucine o bagni chimici, in due vecchi edifici colonici, sotto il ponte della ferrovia sulla strada per Nicotera, in mezzo ai giardini, come si chiamano qui gli aranceti, in una cappa di umidità che ghiaccia le ossa in nottate a 8 gradi. Qui al mattino i migranti cercano lavoro, ma da faticare non ce n’è, nemmeno per gli italiani, «con i prezzi al chilo crollati per le clementine, la realtà in Calabria è che non c’è futuro per l’agricoltura. Forse per tutto il territorio, calabresi inclusi: ieri sono finiti i fondi, in Regione il bilancio ha chiuso i battenti e così sulla Piana di Gioia Tauro ha chiuso il servizio 118; 180mila cittadini non hanno più autoambulanze», sentenzia secco Antonino Calogero dalla Cgil …