Meno abbandoni. Pochi iscritti alla formazione professionale. Calo dei frequentanti e delle risorse alle scuole per adulti. Il Censis fotografa la dispersione scolastica italiana nel 45° Rapporto annuale, presentato venerdì a Roma (www.censis.it). Mentre dal Parlamento europeo arriva la ricetta per contro gli abbandoni nell’Unione: obbligo d’istruzione a 18 anni, scuole di seconda opportunità, coinvolgimento di enti pubblici, servizi sociali e sanitari.
Lontani dall’obiettivo europeo del 10% di dispersi nel 2020, in Italia i 18-24enni con la sola licenza media non inseriti nei percorsi formativi sono scesi nel 2010 dal 19,2% al 18,8%, tranne al Centro (14,8%).
Tuttavia, punti critici e discontinuità d’intervento influiscono sulla prevenzione e lotta alla dispersione. Eppure, spiega l’UE, già una riduzione dell’1% degli abbandoni permetterebbe all’economia europea di avere 500mila giovani lavoratori qualificati in più al giorno. Nel biennio delle superiori i dispersi sono saliti dal 15,6% nel 2006-07 al 16,7% nel 2009-10, in misura maggiore nei professionali.
Disomogenea la sinergia tra scuola e i soggetti che lottano il disagio giovanile. Il 57% dei 1.000 presidi intervistati dal Censis conta sul supporto di enti locali e famiglie, il 56% sul terzo settore e il 54% sulle parrocchie.
Solo il 34,9% sugli organismi della formazione professionale e appena il 14,9% sulle imprese. Anzi, il 52% delle aziende e il 27% della formazione professionale sono assenti. Ma nel Nord il 49,3% del sistema della formazione professionale supporta le scuole contro il 16,1% nel Sud. Differenze territoriali anche nel contributo degli enti locali, presenti nel 73% delle scuole al Nord, il 62,8% al Centro e il 41,4% al Sud. Se a pesare su abbandoni e irregolarità dei percorsi per i presidi è la carenza di prospettive di lavoro, i giovani non scelgono gli istituti professionali o la formazione professionale.
Nonostante il Sistema Excelsior evidenzi un aumento della richiesta delle aziende di personale con la sola qualifica professionale, passato nel 2010 dall’11,7% al 13,5%, i neoiscritti ai professionali sono scesi del 3,4% e i percorsi triennali di istruzione e formazione professionale raccolgono solo il 6,7% degli studenti delle superiori. La metà dei 15-35enni, poi, ritiene che i percorsi professionalizzanti siano una scelta interessante, il valore più basso della Ue. In calo l’educazione degli adulti: al 6,2% tra i 25-64enni, contro una media europea del 9,1% e un obiettivo europeo del 15% nel 2020. I frequentanti dei centri di istruzione degli adulti sono scesi del 5,5% tra il 2006-07 e il 2009-10 per l’aumento della dispersione: nel 2006-07 gli effettivi frequentanti erano l’81,4% degli iscritti, nel 2009-10 il 79,3%. “Il calo degli utenti è imputabile – sottolinea il Censis – alle difficoltà di attivazione dei corsi per il progressivo restringimento dei finanziamenti ministeriali”. Tra il 2009 e il 2011 le risorse per la legge 440/97 si sono ridotte del 43,9% e gli interventi per l’istruzione degli adulti è diminuita del 72%, dai 16milioni a 4,4 milioni.
da ItaliaOggi 06.12.11