Il movimento Se Non Ora Quando è nato in un periodo buio della vita italiana, quando diffusa e palpabile era la sensazione di soffocamento e di impotenza che stringeva il Paese, il declino cominciava a manifestarsi al di là di ogni pretestuosa negazione e la scena pubblica era occupata troppo spesso dalla volgarità di rapporti feudali e di compravendite di ogni genere. Snoq ha messo in luce come, sul piano simbolico, la cultura di governo poggiasse in modo organico su una continua proposizione delle donne come fedeli appendici del capo, come oggetto di scambio, come bottino del potere: la rappresentazione di un mondo nel quale compito delle donne è aderire al desiderio degli uomini, dedicarsi a rassicurarli e allietarli. Una cultura profondamente violenta che esclude metà della popolazione dal ruolo di soggetti della vita civile e non riconosce loro pieno diritto di cittadinanza. A tutto questo abbiamo detto basta. E aggiungiamo «mai più contro di noi».
Ma ora che finalmente si apre una nuova stagione, che la crisi costringe tutti e tutte a uno sforzo di innovazione che potrebbe offrire anche nuove opportunità, ora vogliamo dire molto chiaramente che non c’è vero cambiamento senza le donne. Ed è per questo che l’11 dicembre a Roma chiamiamo innanzitutto le donne, ma anche gli uomini, a scendere in piazza con noi, a testimoniare la volontà di un cambiamento profondo, a rendere evidente che la presenza delle donne è determinante per garantire davvero di voltare pagina e ribadiamo «mai più senza di noi».
Infatti solo una presenza massiccia delle donne, di tante donne, in tutti i luoghi della decisione, nella società e nella politica, può essere garanzia che le donne possano abitare la società a pieno titolo e non per grazia di qualcuno, per costruire una società solidale che includa e non escluda.
Una nuova società più equa, che vogliamo contribuire a costruire senza delegarlo ad altri, secondo quei principi di democrazia paritaria presenti in Europa e che sono stati ricordati dal presidente del Consiglio nel suo discorso di insediamento. Oggi saremo anche in grado di valutare le proposte concrete del governo rispetto ai problemi sul tappeto. C’è bisogno delle donne, del loro lavoro e del loro talento, delle tante energie e competenze sprecate, per investirle in un progetto di crescita di tutto il Paese, per aprire una società bloccata e asfittica e ridare spazio al merito. Perché proprio in questa crisi una possibilità di crescita per tutti è legata anche al volano rappresentato da una maggiore occupazione femminile, come non si stancano di ripetere tutti gli organismi internazionali, da ultimo la Bce e l’attuale premier, che non mancano di rilevare la posizione dell’Italia agli ultimi posti in Europa per questo. Infine c’è bisogno delle donne per far crescere i servizi alla persona e non costringere a scegliere tra l’occupazione fuori casa e i figli, consentire di guardare avanti e progettare, ridare speranza e futuro al Paese. Se non le donne chi?
L’Unità 05.12.11