Bersani nell’incontro di ieri sera con il premier ha presentato le proposte del Pd: equità, liberalizzazioni, patrimoniale, per far dare di più a chi finora non ha dato. Nel partito l’obiettivo è: manterere l’unità. Militanti preoccupati. «Andiamo a Palazzo Chigi chiedendo che questa manovra sia equa, che imponga di dare di più a chi finora ha dato di meno e che non sia recessiva, che preveda misure per la crescita e la revisione per le procedure beauty contest, ossia la gara per le frequenze digitali, oltre alla riduzione dei costi della politica». Pier Luigi Bersani con questo spirito ieri sera alle nove e mezza ha incontrato il presidente del Consiglio, insieme ai capigruppo Finocchiaro e Franceschini, sapendo quanto la partita sia difficile e fondamentale. Il Pd appoggia questo governo, con responsabilità, senza porre veti, ma con le «proprie idee», consapevole della grande preoccupazione nell’opinione pubblica e dei rischi, anche in termini di consensi, che corrono al Nazareno. Le «proprie idee» ieri sera erano contenute in una cartella che il segretario ha portato con sé, molti degli emendamenti presentati durante le due manovre d’estate, e che ha illustrato al premier: dall’introduzione di una patrimoniale reale, non simbolica, a un pacchetto di liberalizzazioni, interventi per la razionalizzazione e dell’efficientamento della pubblica amministrazione e quindi della spesa pubblica.
Ma è soprattutto dei punti dolenti per il Pd che si è discusso: il blocco delle indicizzazioni delle pensioni rispetto all’inflazione e il tetto delle pensioni di anzianità che dovrebbe essere alzato a 42 anni di contribuzione. «Non si può bloccare l’adeguamento all’inflazione delle pensioni inferiori ai mille euro al mese», ha spiegato il leader Pd, così come per le anzianità è necessario prevedere modulazioni: non si può chiedere a chi ha iniziato a lavorare prima dei 18 anni di età, facendo lavori anche pesanti, di continuare a farlo oltre i 40 anni di contribuzione. Bersani ha ribadito a Monti in privato quello che ha detto più volte pubblicamente: c’è bisogno di un cambio di passo, non si può chiedere sempre e soltanto a chi ha già dato, a chi questa volta non sarebbe in grado di sostenere ulteriori sacrifici perché è già sui livelli minimi. Bisogna dare un segnale forte al Paese con misure che stavolta chiamino in campo chi è stato fino ad ora agevolato dai condoni fiscali, edilizi e dai privilegi di casta. Dunque, una tassa sui grandi patrimoni immobiliari, una seria lotta all’evasione attraverso la tracciabilità delle transazioni, un elenco clienti-fornitori, la comunicazione all’Agenzia delle entrate dei saldi dei conti correnti, obbligo di indicare nella dichiarazione dei redditi l’ammontare del patrimonio. «Noi ribadiamo la nostra posizione sull’equità come segno di discontinuità al governo Berlusconi. I redditi bassi hanno già dato tanto e altri soggetti sociali devono iniziare a contribuire», ha ribadire ieri il responsabile Economia Stefano Fassina, che martedì mattina incontrerà i capigruppo delle Commissioni Bilancio, Lavoro e Finanze di Camera e Senato per valutare le misure e decidere insieme la strategia per l’aula. L’obiettivo è anche quello di preservare l’unità con cui finora il Pd ha gestito la battaglia per mandare a casa Berlusconi e poi quella per la nascita del governo di «salvezza nazionale». «Il Pd non è mai stato unito come adesso e convinto della necessità di questo passaggio: l’abbiamo gestito bene tutti insieme», ha detto Walter Veltroni in un’intervista al Corriere. «Approvata questa manovra è necessario che finisca il gioco delle ombre cinesi, di una politica che c’è ma non si vede e vota per forza – dice Beppe Fioroni , per passare a un sostegno corresponsabile e profondamente riformatore. Questo sarà un modo per sciogliere i nodi di merito anche nel nostro partito». Ma si deve gestire questa fase e tanti elettori e militanti del Pd in migliaia di email inviate al Nazareno chiedono cosa succederà, quanto ancora dovranno pagare.
E Bersani sa bene che il mondo di riferimento del Pd, gran parte del quale è lo stesso che ieri si è incontrato al PalaLottomatica, se ha capito e premiato – come dimostrano i sondaggi che danno il partito tra il 28,5% e il 32% la linea della responsabilità, oggi si aspetta però che il Pd riesca ad essere incisivo rispetto alle misure anticrisi che il governo sta per varare.
L’Unità 04.12.11
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Fassina, responsabile economico del Pd “Trattativa fino all’ultimo per il massimo di equità”, di Giovanna Casadio
Bisogna colpire chi ha evaso ed evade il fisco non chi ha fatto lavori pesanti. No al blocco Istat delle pensioni. «Lavoriamo ancora, trattiamo fino all´ultimo istante per realizzare il massimo di equità». Stefano Fassina, il responsabile economia, linea gauchista del Pd, tiene il punto.
Fassina, sarà una stangata, ma ve l´aspettavate?
«L´importante è che si tratti di un pacchetto di misure, e che dia chiarissimo il segno di discontinuità rispetto al passato governo Berlusconi. La partita non comincia ora, con il decreto del presidente Monti; è cominciata sin dall´inizio della legislatura: è da allora che i redditi bassi hanno perso 4 a 0. Bisogna insomma tenere conto del carico di iniquità che hanno avuto le manovre dell´esecutivo Berlusconi».
Ecco, l´equità è diventato una specie di mantra. Cos´è equo per i Democratici?
«Equo è far contribuire in questo sforzo chi non ha contribuito e in particolare i patrimoni di grande valore; equo è disturbare i signori dei 105 miliardi di capitali evasi condonati da Berlusconi, Bossi e Tremonti facendo pagare una miseria, il 5%, di tassa mentre negli altri paesi hanno versato il 30 o 40%. Equo è garantire l´indicizzazione delle pensioni; eque sono le misure efficaci di contrasto all´evasione come l´elenco clienti fornitori, oltre alla tracciabilità dei pagamenti».
Sull´aumento delle aliquote Irpef?
«Vedremo se ci sarà».
E i 40 anni massimo di contributi sono un numero sacro come dice la Camusso? A lei, Fassina, preme mantenere l´asse con la Cgil?
«Chi ha lavorato 40 anni va tutelato e non si penalizzi chi ha fatto lavori pesanti. A me interessa salvare l´asse con i lavoratori di questo paese».
Comunque ci saranno emendamenti del Pd in Parlamento?
«Lavoriamo perché l´equità ci sia sin dall´inizio nel decreto. E i parlamentari possono prendere le iniziative che ritengono».
L’Unità 04.12.11