"La laicità del Pd e i religiosi del maggioritario", di Cristoforo Boni-
Il Pd è un partito che può vivere con qualunque sistema elettorale: non ha bisogno del maggioritario per definire la propria identità. Per aver detto queste cose, che rappresentano peraltro un atto di fiducia verso il futuro del Pd, Dario Franceschini è stato bersaglio di critiche: per qualcuno in casa democratica l’implicita apertura a una riforma di tipo proporzionale è quasi una bestemmia (contro la religione del maggioritario, s’intende). Nell’emergenza economica, parlare di legge elettorale può apparire un diversivo. Ovviamente, altre sono oggi le priorità. Tuttavia il tema è di grande rilievo. Almeno per due ragioni. La prima riguarda, appunto, la natura del Pd. Contestare le affermazioni di Franceschini vuol dire avventurarsi nel territorio più ostile al Pd, abbracciando di fatto la tesi in base alla quale la sua fondazione è figlia di uno stato di necessità, indotto dalla costrizione del maggioritario. Il Pd non sarebbe nato dunque da un incontro di culture riformatrici, o dal proposito di dare un orizzonte “democratico” al centrosinistra cresciuto con l’Ulivo, ma dalla gabbia maggioritaria imposta nella (fallita) transizione …