"Ma dove stavano tutti questi bravi?", di Stefano Menichini
Adesso che la nomina dei sottosegretari ha completato (fatte salve tutte le possibili critiche e riserve) la squadra di governo più competente, esperta e affidabile della storia recente, diventa inevitabile farsi qualche domanda antipatica sul tema. Intanto c’è il fatto che in queste settimane l’Italia sta scoprendo di avere gente in gamba disposta a prendersi una bella gatta da pelare, e questo riabilita in parte un establishment nazionale di cui si è usi parlare malissimo, dimenticando che nessun paese moderno può funzionare per un solo giorno senza avere un ceto trasversale di comando che a livello pubblico e privato governa, amministra, pianifica, prende decisioni, le trasmette e le applica, si assume responsabilità. C’è poi da dire che il tema della momentanea separazione, o meglio inversione di ruoli, fra tecnica e politica, può apparire sotto un’altra luce. Conosciamo quasi tutti i sottosegretari nominati ieri. Ebbene nessuno di loro scende da Marte, quasi tutti (lasciamo da parte quelli più dichiaratamente affini a qualche partito) hanno trascorso una vita professionale lavorando per la politica: dando consulenze, elaborando progetti, …