"Licenziamenti, i lacci che non esistono", di Mario Fezzi
Si parla tanto in questi giorni di superamento dell’attuale sistema di tutela contro i licenziamenti e di passaggio, in nome dell’Europa che lo impone, a un sistema che consenta i licenziamenti e la cui eventuale illegittimità determini solo un costo per l’azienda e non la reintegrazione, che resterebbe solo per i licenziamenti discriminatori. In proposito bisogna dire subito che tutto l’impianto è fondato su premesse false, posto che il licenziamento per motivi economici in Italia esiste già da tempo, sia a livello collettivo che individuale. Per ridurre la forza lavoro, basta attivare un’apposita procedura, prevista dalla L. 223/91, e all’esito si mettono in mobilità (cioè si licenziano) tutte le persone che si ritiene. Che le cose stiano così è confermato dal fatto che, dati alla mano, negli ultimi cinque anni in Italia hanno perso il posto di lavoro quasi un milione di persone attraverso procedure di questo genere. Ed anche un singolo lavoratore può essere licenziato, per giustificato motivo oggettivo (art. 3 L. 604/66); basta sopprimere (davvero, non per finta) un posto di lavoro e …