C’è un luogo comune che affibbia agli operai l’etichetta di iperprotetti e li colloca così opposti agli atipici e precari privi di diritti e tutele. Una “leggenda metropolitana” se si pensa alle giornate che stanno vivendo migliaia di operai in Italia, come alla Fiat, come nelle decine di aziende che vanno chiudendo. Ma quella degli “iperprotetti” nonè un’opinione riservata agli studiosi e ai politici intenti a trovare soluzioni in un mercato del lavoro dissestato. La leggenda è penetrata, a furia di ripeterla, anche nell’opinione pubblica e, soprattutto, tra coloro chenon hanno diritti e tutele. Così si scatena la guerra tra padri e figli. Leggiamo tra le testimonianze raccolte nel sito www.giovandispostiatutto. com opinioni come questa: «Ci sarebbe bisogno di ridimensionare i sindacati e le abnormità di certi contratti che danneggiano produzione, reddito nazionale, e onore, ponendodiseguaglianze enormi di potere d’acquisto tra categorie debolissime e quelle iperprotette intoccabili». Troviamo anche un “padre” che risponde: «Quando siamo entrati noi, nel mondo del lavoro, non è che si stesse meglio di come state voi adesso. Esistevano ancora i lavori a contratto settimanale, venivi ascoltato nel posto di lavoro, potevi andare in bagno 2 volte al giorno soltanto se la chiave del bagno era al suo posto. Cioè se qualcuno si era assentato, o aveva nascosto la chiave, tu dovevi restare al tuo posto. Se il guardiano ti trovava a mangiare una caramella sul posto di lavoro venivi multato perché era “pausa pranzo” durante l’orario di lavoro. E gli stipendi erano da fame, più o meno come adesso. Poi sono state fatte delle lotte, quando il sindacato era unitario (cioè vogavano tutti nella stessa direzione) E da quelle lotte sono venuti i benefici che, in parte, ancora esistono. Ma se tutti i ragazzi come te, che scrivono la loro rabbia sul forum, sono costretti a vivere alle spalle dei genitori, di chi è la colpa?». Resta il fatto che la condizione dei figli precari così come quella dei padri che vedono un futuro di precarietà avrebbero bisogno di soluzioni. Senza creare ulteriori divisioni tra nuovi e vecchi assunti. Come quelle previste in sostanza nelle proposte di Pietro Ichino, uno studioso importante che dovrebbe però confrontarsi (e tenerne conto) delle obiezioni dei sindacati. Nonché del Pd così chiaramente contenute nella conclusione di una non lontana convention sui temi del lavoro svoltasi a Genova. Era stata approvata, in quell’occasione, a larga maggioranza, dopo una seria discussione, un’alternativa su questi temi che prevedeva una strategia di lungo respiro, tesa a rendere più costoso l’uso dei precari. La cosa curiosa è che ora qualcuno avrebbe voluto destituire il principale sostenitore di tale alternativa ossia Stefano Fassina.
L’Unità 29.11.11