cultura

"Minzolini in caduta libera il Tg3 sorpassa il Tg1", di Curzio Maltese

L´altra sera il Tg1 di Augusto Minzolini ha toccato un record d´inabissamento da far invidia al vecchio Enzo Maiorca, il 16 per cento di share e poco più di quattro milioni di spettatori. Molto meno del Tg5, ma perfino meno del Tg3. Nella storia della televisione mondiale, non solo italiana, non s´era mai visto un direttore di telegiornale battere tanti record negativi d´ascolto, per una ragione assai semplice.
Qualunque azienda del mondo, pubblica o privata, l´avrebbe cacciato molto, molto prima. La Rai no. La Rai è un baraccone che preferisce perdere 150 o 200 milioni d´introiti pubblicitari all´anno per salvare il soldato Minzolini, per poi magari tagliare sull´innovazione e la ricerca, sulle assunzioni di precari e sui diritti del calcio, come ha appena deciso di fare. La permanenza di Minzolini alla direzione del Tg1, con l´aggravante della rubrica di Giuliano Ferrara in coda, tanto per allontanare gli ultimi spettatori, era un assurdo già con Berlusconi al governo. Ma almeno rientrava in una logica comprensibile. Al berlusconismo moribondo serviva conquistare spazi di propaganda a ogni costo, soprattutto se a pagare i costi era l´azienda concorrente di Mediaset, mantenuta dal danaro pubblico. Ma con la nuova stagione politica la resistenza giapponese del peggior direttore di telegiornale della storia, dati alla mano, è uno schiaffo al buon senso. Oltre che a un sacco d´altre cose, per esempio alla decenza, alla moralità e alla coerenza. Mentre ai cittadini si chiedono sacrifici per risanare i bilanci pubblici sfasciati da una politica irresponsabile, mentre a giovani preparati e meritevoli si prospetta un futuro ancora più nero, ogni sera va in scena davanti a milioni di spettatori (sempre meno, per la verità) lo spettacolo indecente di una grande azienda pubblica che spreca cifre pazzesche per mantenere la poltrona a due raccomandati di partito, per la precisione dell´ex presidente del Consiglio.
Si dirà che il governo Monti deve affrontare oggi ben altri e giganteschi problemi. Ma i problemi in Italia sono diventati giganteschi proprio grazie alla diffusa e incivile tolleranza nei confronti di un malcostume diffuso, a partire dalla rassegnazione nell´accettare l´intrusione dei partiti in ogni angolo di società, nel sopportare l´eterna prevalenza del cretino o del raccomandato di partito su chi vanta i soli (?) meriti della professione e dei risultati ottenuti. Riformare la Rai sarà meno urgente, ma non meno giusto e sicuramente assai più semplice che riformare le pensioni e il mercato del lavoro. Se non riescono nemmeno a correggere la rotta della Rai, imponendo un minimo di serietà e logica all´insensata gestione di danaro pubblico, come possono pretendere di cambiare tutto il resto?

La Repubblica 29.11.11

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“Crolla il Tg1, sorpasso Tg3 negli ascolti”, di GOFFREDO DE MARCHIS e LEANDRO PALESTINI

Minzolini nella bufera: “Non lascio”, ma per lui è pronto un “esilio” a New York. L´azienda alle prese con i tagli: rischia di saltare “90° minuto”, vittima dello spezzatino del calendario di serie A. I vertici Rai attendono martedì prossimo quando il gup potrebbe rinviare a giudizio il direttore per peculato. Bufera per il nuovo crollo di ascolti del Tg1 di Augusto Minzolini: domenica l´edizione delle 20 ha avuto il 16% di share, appena 4milioni 178mila telespettatori. Così il Tg5 di Clemente J. Mimun lo ha sorpassato: catturando il 20.39% della platea televisiva con una media di 5 milioni 295 mila telespettatori. E anche il Tg3 ha avuto ascolti migliori. Il centrosinistra chiede le dimissioni di Minzolini, ma lui si difende attaccando: «Non me ne vado, se ci riescono provino a cacciarmi». Il Pdl fa quadrato intorno al direttorissimo amico di Berlusconi, addebitando il flop a Pole position, debole traino del Tg delle 20. Dai vertici Rai non arrivano commenti ufficiali, ma il presidente Paolo Garimberti e il dg Lorenza Lei aspettano con ansia martedì prossimo: in quella data il giudice per le udienze preliminari potrebbe decidere il rinvio a giudizio di Minzolini per la questione delle note spese fatte con carta di credito aziendale. «È il punto più basso nella storia del Tg1» recita una nota del cdr. «Con Minzolini ha perso credibilità e ora l´appello è ai vertici perché prendano provvedimenti immediati per il rilancio della testata». Visto che «ormai la principale edizione del principale tg pubblico si è assestata appena sopra il 20%».
Minzolini però parla di «fiera dell´ipocrisia», punta il dito contro «l´inerzia e la scarsa flessibilità dell´azienda: avvertita per tempo non ha trovato una soluzione come quella, suggerita dal sottoscritto, di portare la trasmissione di commento su un´altra rete». I componenti del Pdl nel cda fanno quadrato attorno al giornalista. Non sarà quindi il consiglio che si riunisce oggi a decretare la fine della sua avventura. Ma il capolinea, negli ambienti Rai, viene fissato a martedì prossimo, giorno della decisione del gup sull´accusa di peculato. Il direttore, d´accordo con l´azienda, avrebbe in serbo un exit strategy.
È l´esilio dorato il possibile destino di Minzolini. Corrispondente da New York o grande inviato dalle capitali europee. Non una direzione però. Perché Panorama, indicato da molti come approdo sicuro dentro la galassia mediatica di Berlusconi, resterà nelle mani di Giorgio Mulè e non è certo una poltrona comoda dopo le fatiche del Tg1. Non il Tg5. Non il Tg4 dove Emilio Fede dovrebbe resistere ancora un po´. Allora nei contatti informali con la Rai il “direttorissimo” avrebbe fatto cenno a un incarico di prestigio all´estero. Una soluzione che non cozza con l´eventuale rinvio a giudizio per peculato. In quel caso Minzolini verrebbe sospeso da direttore della testata principale della Rai ma per la legge può essere destinato ad altro incarico.
Il crollo del Tg1 registrato domenica sera è un fatto enorme, ma le giustificazioni di Minzolini non sono campate in aria. Persino ai piani alti di Viale Mazzini, nelle stanze che non gli sono amiche, si tende a minimizzare l´episodio. Ma il caso non è chiuso. «La situazione di Minzolini è molto delicata per vari aspetti, che vanno al di là del calo degli ascolti», osserva Garimberti. Come dire che malgrado la resistenza del giornalista, la sua posizione è sempre più in bilico. Girano già i nomi dei successori. In pole position ci sono Mario Orfeo, direttore del Messaggero, e Mario Calabresi, al timone della Stampa. Orfeo ha diretto fino a pochi mesi fa il Tg2 e la sua nomina fu votata all´unanimità dal consiglio di amministrazione: può essere un vantaggio. Si ipotizza anche il ritorno di Marcello Sorgi, oggi editorialista della Stampa. Se la scelta cadrà su un interno Rai il nome forte resta quello del direttore dei Gr Antonio Preziosi. Ma la Rai ha anche problemi di conti. E tra i tagli è possibile la scomparsa di una trasmissione storica: 90° minuto, vittima dello “spezzatino” del calendario di serie A.

La Repubblica 29.11.11