Non ce la giocheremo per un punto in più o in meno. Il nostro approccio è quello della ricerca comune di tutto ciò che può fare bene al Paese». Prima di entrare nel merito delle proposte concrete anti-crisi presentate dal Pd, prima di pronunciarsi sulle misure salva-bilancio attese dall’esecutivo, e prima di accennare alle polemiche politiche di vario genere sorte nelle ultime ore, Pierluigi Bersani chiarisce una volta per tutte la natura del sostegno suo e di tutti i democraticial governo Monti. Perchè questa è la chiave di lettura che permette di spiegare le scelte del partito e di sciogliere i dubbi tra le posizioni anche diverse che vi si possono rintracciare in campo economico.
ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ
«Il governo Monti è un governo di impegno nazionale, un governo di forte profilo tecnico sostenuto dall’assunzione di responsabilità delle forze politiche» spiega il leader Pd dal palco del convegno nazionale organizzato ieri a Monza sul lavoro autonomo e la micro e piccola impresa. Ne parla come dell’«unica soluzione possibile» per affrontare il «serio problema» che l’Italia si trova davanti, quella che sarebbe stato da «criminali» rifiutare di intraprendere nell’attuale «fase di transizione» in cui si dovrà iniziare a lavorare per uscire da una recessione per tre anni negata ed oscurata da Berlusconi e Tremonti. Tanto più che quella che si apre davanti al neo presidente del Consiglio è «una strada stretta», resa ancor più difficile da «processi recessivi che stanno accelerando, inutile negarlo». Adesso bisogna «fare presto», il Pd può permettersi di dirlo, non qualcun altro. Per questo, puntualizza Bersani, «non pretendiamo che questogoverno faccia il 100% di quel che faremmo noi, ma lo sosteniamo chiarendo di volta in volta quel che noi faremmo, grazie ad un patrimonio di proposte concrete che il Partito democratico ha presentato e depositato in Parlamento». Di conse-guenza «non esiste una maggioranza e non esiste un tavolo di maggioranza», manda a dire a quanti ipotizzano tavoli segreti per decidere della nomina dei sottosegretari. Piuttosto, «il Pd va quando Monti chiama, per un contributo, un’opinione, o un consiglio».E in quest’ottica vanno riconsiderate anche le differenti opinioni presenti tra i democratici, dalle critiche rivolte dal responsabile economico Stefano Fassina alle ipotesi di nuovi aumenti dell’Iva e di un’ulteriore manovra corretiva, definite «inique e recessive», all’appoggio incondizionato all’esecutivo del vicesegretario Enrico Letta, che ripete «siamo pronti a fare la nostra parte».
CONVERGENZA PER RICOSTRUZIONE
Anche Bersani mette i puntini sulle «i» quando entra nel merito delle misure da prendere: ricorda che i risparmi ottenuti con la riduzione delle detrazioni fiscali avrebbero un «effetto depressivo stramicidiale oltre che ingiusto», che addossare gran parte dei sacrifici sul lavoro significherebbe «finire contro un muro», che bisogna «caricare sulle rendite», fare le liberalizzazioni per riagganciare la crescita e riconquistare la fiducia, e che la necessità di «equilibrio sociale» è «un tema liberale» sostenuto, tra gli altri, anche dal presidente Usa Barack Obama.
Ma le precisazioni del segretario democratico non assumono il tono di condizioni poste al governo Monti, quanto di definizioni politiche del «partito civico nazionale» che dovrà essere il Pd, qualificato da «una linea opposta al populismo e alla demagogia che ha già fatto troppi guai al Paese» e che ci si augura ormai archiviata dopo la stagione politica appena conclusasi con le dimissioni di Berlusconi. L’«orizzonte» a cui guarda Bersani, trascorsa questa fase di transizione e di emergenza, è quello di «una grande convergenza di progressisti e moderati per la ricostruzione dell’Italia».
l’Unità 27.11.11