Manuela Ghizzoni: “Un bollettino di guerra, che nella crudezza dei soli dati anagrafici illumina un fenomeno non circoscrivibile a precisi e ristretti ambiti culturali e religiosi”. Una riflessione dell’on. Manuela Ghizzoni in occasione della Giornata internazionale contro la violenza contro le donne che si celebra domani. «Dannato il mondo nel quale occorre dedicare una giornata “contro la violenza alle donne”. E’ il mondo nel quale viviamo, nel quale ogni giorno le donne subiscono maltrattamenti fisici e psicologici da uomini per il solo fatto di rappresentare l’altro sesso, il diverso da sé, e in quanto tali non portatrici di uguali diritti e dignità.
Anche nella nostra civilissima provincia il fenomeno è drammaticamente diffuso. Nel corso di un solo anno sono avvenuti 5 femminicidi, che hanno avuto come vittime 5 donne dalle storie diversissime ma dall’identico epilogo: Novi 3 ottobre 2010, Shahnaz Begum (46 anni, pakistana) ammazzata di botte dal marito mentre la figlia Nosheen Butt (20 anni) è condotta al coma per i colpi inferti dal fratello; Carpi 22 marzo 2011, Giuseppa Caruso (45 anni) ammazzata a coltellate dal marito; Modena 26 aprile 2011, Maria de Assis Johnson (50 anni, brasiliana) uccisa con un colpo di pistola dal fidanzato italiano; Vignola 28 aprile 2011, Anna Teresa Urbaiak (48 anni ucraina) stuprata e poi accoltellata da un suo conoscente brasiliano; Serramazzoni 19 giugno 2011, Barbara Cuppini (36 anni) di Carpi è accoltellata dall’ex convivente italiano.
Un bollettino di guerra, che nella crudezza dei soli dati anagrafici illumina un fenomeno non circoscrivibile – come vorrebbero alcuni – a precisi e ristretti ambiti culturali e religiosi (le dichiarazioni di questi giorni in occasione del processo all’assassino di Shahnaz Begum sono emblematiche). Sbaglieremmo profondamente la diagnosi del male se ci illudessimo che gli italiani ne sono immuni perché quando uccidono una donna lo fanno per “troppo amore”, e per questo il loro gesto non va temuto e prevenuto, ma in qualche modo giustificato dall’irrazionalità del sentimento amoroso. L’amore non è sinonimo, mai, di violenza e tantomeno della negazione di diritti inalienalibili quali la sicurezza e la vita. Quel presunto “amore” è un impulso violento e troppo spesso omicida, che si nutre del disprezzo – sociale e culturale – nei confronti della donna.
Il femminicidio e le violenze alle donne sono un fenomeno che ci riguarda da vicino, riguarda tutte le donne come possibili vittime e tutti gli uomini come possibili carnefici. Ecco perché tutti insieme dobbiamo aderire alla giornata internazione contro la violenza con partecipata convinzione: per estirpare alla radice un male profondo che infetta la dignità della persona e la convivenza civile di questo mondo».