"Ricerca, la scommessa dei fondi Ue", di Giovanni Scancarello
L’economia da sola non ce la fa. L’uscita dalla crisi è possibile solo se si imbocca la strada della conoscenza, della ricerca e dell’innovazione. Nessun dubbio tra i protagonisti, il 14 novembre scorso, del convegno «Europa 2020: rendere l’Italia protagonista», svoltosi a Roma all’accademia dei Lincei. Tra questi c’era anche quello che sarebbe da lì a poco diventato il nuovo ministro dell’istruzione, università e ricerca, Francesco Profumo. Allora ancora presidente del Cnr. «Reingegnerizzare il sistema» è stato il leitmotiv del nuovo ministro, che ha indicato nella ricerca il motore per innalzare non solo i livelli di conoscenza ma anche per migliorare i livelli di appeal del sistema Italia sul mercato internazionale, in termini di prodotti e servizi. La ricerca ha bisogno innanzitutto di soldi: l’Europa è il nostro maggiore finanziatore. Ma per la prossima tornata di finanziamento. «niente sarà più dato gratis», ha avvertito Profumo, che anche precedentemente ha ricordato come dei 15 mld di euro che l’Italia paga all’Europa per la ricerca, ne riusciamo a recuperare soltanto 10. «Se si considera che la spesa …