Tasse universitarie eccessivamente alte e l’ateneo deve restituire il “maltolto” agli studenti. E’ accaduto a Pavia per effetto del ricorso al Tar presentato dall’Unione degli universitari. La sentenza definitiva condanna l’università degli studi di Pavia al pagamento di 1,7 milioni di euro. Per gli studenti si tratta di una “storica vittoria contro l’innalzamento spregiudicato delle tasse universitarie che apre la concreta possibilità di ricorsi a catena in ogni università italiana”. In almeno una ventina di atenei italiani le tasse sforano il tetto imposto dalla legge attuale.
A spiegare la mezza rivoluzione che potrebbe creare il pronunciamento dei giudici amministrativi di Milano è l’avvocato Francesco Giambelluca, che ha patrocinato l’Udu. “Con la sentenza, definitiva, il Tar di Milano ha dichiarato fondato e ha pertanto accolto il primo motivo di ricorso stabilendo che è stata illegalmente violata la soglia non superabile del 20 per cento che pertanto tutta l’eccedenza, pari a circa 1,7 milioni di euro, deve essere restituita sia ai ricorrenti, attivandosi d’ufficio verso tutti gli altri studenti”.
Di che si tratta? Una legge del 1997 stabilisce che il contributo posto carico degli studenti (le cosiddette tasse universitarie) non possono superare la soglia del 20 per cento del finanziamento pubblico ricevuto dallo Stato: il cosiddetto Fondo di finanziamento ordinario degli atenei. E siccome dal 2008 a oggi il Ffo è stato progressivamente assottigliato per fare fronte ai colpi della crisi economica per fare quadrare i conti pubblici, tutti si aspettavano un calo anche delle tasse universitarie. Ma le cose sono andate in maniera diversa.
“Con due diverse verificazioni eseguite dalla Ragioneria generale dello Stato – spiega Giambelluca – è stato accertato uno sforamento pari all’1,331 per cento”. E il Tar ha condannato l’università di Pavia a restituire gli importi non dovuti agli interessati. “E’ una sentenza storica e rivoluzionaria per l’università italiana – commenta Michele Orezzi, coordinatore nazionale dell’Udu – il Tar Milano ha sancito quello che noi ripetiamo da tempo: quel 20 per cento non è un parametro indicativo bensì vincolante, perché tutela il diritto allo studio”.
Ma non solo. “Questa sentenza – prosegue Orezzi – è un enorme argine verso l’innalzamento selvaggio delle tasse universitarie che sta diventando il peggiore ostacolo sociale per accedere al mondo accademico e rappresenta inoltre la risposta migliore a quanto scritto nella lettera di Berlusconi inviata all’Unione Europea, che ipotizzava un aumento selvaggio delle tasse per accedere all’Università”. E’ uno dei 39 punti di domanda rivolti dalla Commissione al governo italiano prima che cadesse sotto i colpi inferti dai mercati.
L’Europa ha chiesto di sapere “in pratica, che cosa implica la frase “maggior spazio di manovra nello stabilire le tasse di iscrizione?”. Secondo gli studenti, che hanno manifestato in piazza per mesi, “è un chiaro messaggio al nuovo governo Monti e al neo ministro Francesco Profumo: le tasse non solo non si possono più alzare, ma sono già ora troppo alte, tra le più alte d’Europa”. Chi ha orecchie per intendere intenda.
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