Per ora il rischio di elezioni anticipate nel 2012 è stato scongiurato. Ma nella prossima primavera si terrà comunque una tornata elettorale amministrativa. Sarà un passaggio delicato per i partiti che sostengono il governo Monti e per la Lega Nord che sta all’opposizione. La lista dei comuni e delle province che andranno al voto non è ancora definitiva ma le variazioni rispetto a oggi saranno limitate. I comuni interessati sono complessivamente 952. Di questi 144 sono comuni sopra i 15.000 abitanti e 808 sotto. Nei primi si voterà con un sistema elettorale maggioritario a due turni, nei secondi con sistema maggioritario a turno unico. Tra i comuni più grandi 27 sono comuni capoluogo di cui 10 al Nord.
Nel complesso gli elettori sono quasi nove milioni. In aggiunta si andrà alle urne in sette province. Qui gli elettori sono poco più di tre milioni e mezzo. Non è un test nazionale ma sarà comunque un test significativo che consentirà di valutare da una parte la politica delle alleanze dopo la caduta del governo Berlusconi e dall’altra la reazione degli elettori ai provvedimenti presi nel frattempo dal nuovo governo.
Nel voto amministrativo, soprattutto quello nei comuni, giocheranno senza dubbio fattori locali: la popolarità dei sindaci uscenti e quella degli sfidanti sarà uno di questi. In ogni comune poi ci sono questioni che interessano la cittadinanza e che non sono riconducibili a divisioni di carattere nazionale. Ciò premesso è altrettanto vero che l’espressione del voto non prescinde da quello che succede a livello nazionale. A volte i fattori locali prevalgono su quelli nazionali, altre volte succede il contrario. Questa volta azzardiamo la previsione che l’operato del governo Monti e la posizione dei partiti nei confronti delle misure che prenderà avranno un peso specifico notevole sul risultato finale. Questo sarà vero in particolare nei comuni e nelle province del Nord dove Pdl e Lega dovranno decidere cosa fare dopo il loro divorzio a Roma.
In realtà è molto semplice prevedere cosa succederebbe se Pdl e Lega si presentassero separati. È assai probabile che non vincerebbero in nessuno dei sette comuni capoluogo in cui governano ora. E degli altri 31 comuni del Nord sopra i 15.000 abitanti riuscirebbero a riconquistarne solo 13. La banale simulazione da cui ricaviamo questi dati è fatta in base al voto ottenuto dal Carroccio e dal Pdl nelle elezioni regionali del 2010. Le percentuali di voto ottenute allora dai due partiti sono ben lontane da quelle che i sondaggi gli attribuiscono oggi. Ebbene, nonostante quelle percentuali che oggi risultano sovrastimate, Pdl e Lega da sole non riuscirebbero a conquistare nessun capoluogo senza trovare una qualche forma di accordo. In questo il doppio turno potrebbe servire. Se l’accordo non verrà trovato prima del voto allora il primo turno potrebbe essere una specie di primaria. I due partiti presenteranno ognuno un proprio candidato. Quello che passerà al secondo turno avrà l’appoggio del partito perdente. Ma un accordo del genere sarà possibile se a livello nazionale i due partiti prenderanno posizioni contrastanti rispetto alle misure proposte dal governo Monti? Senza accordo al Carroccio non resterà che puntare al successo nei piccoli comuni dove la sua forza e il sistema elettorale a un turno possono favorirlo.
Alla luce del nuovo quadro politico c’è da chiedersi se per il Pdl non sia più praticabile un accordo con il terzo polo. In questo momento si trovano dalla stessa parte della barricata. Sono entrambi sostenitori dell’attuale governo. Presentarsi alle amministrative insieme sarebbe una naturale prosecuzione della collaborazione instaurata a Roma. Per il Pdl l’accordo con il terzo polo presenta un alto vantaggio. Le elezioni amministrative di questo anno hanno ampiamente dimostrato che Udc e alleati sono in forte crescita al Sud dove anche il Pdl ha mantenuto i suoi consensi. Insieme potrebbero andare molto bene. Il problema è il Nord. Lì il terzo polo non può sostituire la Lega perché non ha i voti del Carroccio. Per il Pdl è un quadro complicato. In queste condizioni mantenere l’unità del partito e il rapporto con la Lega non sarà facile per il Cavaliere. Ma il nuovo scenario è in realtà complicato per tutti. Anche per il Pd. Dopo la formazione del governo Monti nulla è più come prima. Le prossime elezioni amministrative lo dimostreranno.
Il SOle 24 Ore 20.11.11