Mai era accaduto nella storia della Repubblica che in un unico governo fossero le donne a ricoprire ministeri importanti e di peso come la Giustizia, gli Interni, il Lavoro e il Welfare. Poco importa la percentuale numerica, comunque di tutto rispetto, all’incirca il 30%. Ben più importante è che in un governo delle competenze le donne ci sono. E vanno a guidare quei ministeri che sono il simbolo delle lacerazioni del Paese, come la Giustizia, e delle ripercussioni della crisi come il Lavoro e il Welfare. Tre donne scelte non per l’appartenenza o la fedeltà a un partito o a una corrente ma per un curriculum di sapere, di fatica, di lavoro, nutrito di capacità e competenza e non di calendari o comparsate televisive in auge nella seconda Repubblica!
Il prefetto Anna Maria Cancellieri guiderà gli Interni (prima di lei era toccato sola ad una donna, Rosa Russo Iervolino, nel ’98 col governo D’Alema) con la fermezza di cui ha dato prova nel ruolo di Commissario straordinario prima a Bologna e poi a Parma. La professoressa Paola Severino sarà la prima a varcare da ministra il portone di Via Arenula, simbolo con gli Interni delle battaglie di legalità e soprattutto di una lotta aspra tra i poteri dello Stato. La professoressa Elsa Fornero guiderà il Lavoro (un tuffo indietro di 35 anni quando nel ’76 toccò a Tina Anselmi nel governo Andreotti), il Welfare insieme alle Pari Opportunità.
Insieme Lavoro e Welfare, i due ministeri emblema del troppo poco delle donne, in termini di occupazione, salario e carriera, e il troppo sole, per servizi sociali e di assistenza sempre più ridotti dai tagli, il cui peso è ormai solo sulle spalle femminili. Quanto alle Pari Opportunità, che dire: quelle non si erano mai negate a nessuna, perché nessuno le voleva.
A loro tre e a tutto il governo le donne potranno da oggi guardare con maggior fiducia e inaugurare una nuova stagione di reciproco ascolto.
Perché la nascita del governo Monti ha mostrato agli occhi anche dei più distratti i difetti antichi della classe politica, quando a sfilare davanti ai microfoni per le consultazioni dei leader e capi gruppo sono stati tutti uomini con l’unica eccezione della capo gruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro, e un nuovo protagonismo delle donne che dal web e dai media si sono rivolte al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al premier incaricato Mario Monti, per ricordare che nel campo delle competenze le donne sono moltissime, non c’è che l’imbarazzo della scelta.
Un primo passo in avanti è stato fatto. Un passo non da poco, che segna un nuovo cammino non solo per le donne, ma per tutti.
Il Riformista 17.11.11