scuola | formazione

"L'eredità", di Marina Boscaino

Chi ha avuto modo di leggere ciò che ho scritto nel corso degli anni si sarà reso conto che – nonostante la mia indiscussa appartenenza politica alla sinistra – mi sono spesso trovata in disaccordo con l’atteggiamento generale da un lato e con precise azioni dall’altro portati avanti dalla sinistra oggi rappresentata in Parlamento. Sulla scuola il Pd è stato spesso inefficace, dando l’impressione da una parte di ammiccare – in nome di un’ambigua idea di modernità, che corrisponde spesso ad acquiescenza – a principi e valori che minano le basi su cui si fonda l’identità di sinistra; dall’altra di attendere – in un’inerzia inquietante – l’arrivo di Godot.
Occorre però riconoscere che sul concorso per i dirigenti scolastici, sul quale si è fatto dell’incredibile trionfalismo autocelebrativo, l’opposizione ha incalzato il governo dimissionario.

Con un’interrogazione parlamentare, prima firmataria Manuela Ghizzoni, il Partito Democratico chiede al ministro Gelmini quali iniziative intenda adottare affinché le future prove scritte:

– si svolgano contestualmente in tutte le sedi regionali e con le medesime tracce;

– si svolgano solo dopo che la giustizia amministrativa si sia espressa sugli eventuali ricorsi, a garanzia dell’uguaglianza di trattamento degli eventuali ricorrenti al di là dei territori nei quali hanno effettuato le prove,e, quindi, a garanzia della piena regolarità delle prove;

– non prevedano svolgimenti assimilabili all’espressione di opinione, come purtroppo riscontrato nelle risposte a diversi quiz della preselezione anche dopo la cancellazione delle 975 domande di cui sopra;

Insomma, il Pd rinnova la bocciatura del test di pre-selezione del 12 ottobre scorso. Ed elenca diversi motivi:

– l’esclusione di candidati; segnatamente i laureati ISEF, riammessi al concorso dal giudice amministrativo;

– le fughe di notizie, su cui sta indagando anche la polizia postale, circa i quiz su cui si sarebbe svolta la prova preselettiva;

– l’eliminazione da parte del Ministero, a distanza di una sola settimana dalla prova, di ben 975 quesiti errati ed imprecisi, mentre sono stati “salvati” quesiti palesemente di opinione;

– una organizzazione della prova di preselezione certamente non agevole, poiché tempo assegnato i candidati si sono dovuti destreggiare anche nella ricerca delle 100 domande, corrispondenti al numero segnalato sulla stringa fornita all’avvio della prova, su un poderoso e poco maneggevole volume;

Da qui, l’invocazione dei Democratici attraverso i deputati in commissione cultura della Camera, Ghizzoni e Bachelet, di “garanzie per l’imparzialità, l’efficacia e la trasparenza nella selezione dei futuri dirigenti scolastici”.

Forse qualcuno è al corrente del fatto che il disastro della prova preselettiva è stato seguito da una sventagliata di ricorsi degli esclusi, che chiedono di essere ammessi con riserva allo scritto. D’altro canto, coloro che hanno superato la prova si sono cautelati attraverso un controricorso, organizzato dall’Anp, che si è schierato senza indugi dalla parte degli idonei. Difficile non condividere sia le ragioni degli uni che degli altri: la prova preselettiva è stata infarcita di una serie tale di svarioni; la commissione di coloro che hanno formulato i quesiti è risultata anonima fino a quando tale anonimato non avrebbe coinciso con un esplicito avallo dei tanti errori da parte del ministro che, solo allora, si è decisa a pubblicare i nomi degli (in)esperti, spesso anche formatori nei precedenti corsi di preparazione; d’altra parte chi ha passato la prova l’ha fatto a fronte di un impegno tanto più massacrante quanto più ostacolato da errata corrige e colpi di scena di tutti i tipi. La conclusione: la consueta guerra tra poveri in cui troppo spesso di sfocia nel mondo della scuola.

Saranno i salari bassi, sarà la difficoltà del momento, sarà forse l’antipolitica, ma da tempo ormai la configurazione di una criticità – quando non di un’illegittimità – viene denunciata solo a conti fatti (quando ci sono vinti e vincenti) e mai prima, quando invece ci sarebbero i margini concreti per intentare in maniera unanime e solidale battaglie collettive, magari sostenuti da sindacati o partiti politici. Non è più quel tempo.

E basta sognare. Noi insegnanti siamo quello che siamo. E il nostro mondo è quello che è. L’informazione ha certamente una qualche responsabilità se questa – come altre – iniziative del PD, per una volta agguerrito e ben posizionato sul problema in questione, non sia venuto a conoscenza di nessuno. In un’opposizione scarsamente incisiva (ma anche scarsamente visibile), ci sono parlamentari che lavorano quotidianamente senza che il frutto della loro attività venga non solo riconosciuto, ma semplicemente conosciuto. Sarebbe auspicabile un rapporto più diretto della società civile. La lontananza di questi ultimi anni – una delle cui conseguenze è stata anche il disamore della gente per la politica – dovrebbe averci insegnato qualcosa.

Gelmini avrebbe dovuto replicare il 15 novembre 2011. Manuela Ghizzoni, che ho intervistato personalmente, mi ha raccontato di quante volte le interrogazioni parlamentari da lei sostenute siano rimaste in passato prive di risposte.

Vedremo che cosa accadrà, considerati quanto accaduto negli ultimi giorni.

da pavonerisorse.it