L’articolo 4 del provvedimento approvato dal Parlamento prevede la “messa in disponibilità” degli insegnanti di ruolo rimasti senza cattedra. Il grosso degli esuberi riguarda la scuola media superiore. Rischiano il licenziamento quasi 11 mila docenti in esubero della scuola. La norma è contenuta nel maxiemendamento alla legge di stabilità, approvata in via definitiva sabato scorso prima delle dimissioni di Silvio Berlusconi. E a pagare il prezzo più salato alla crisi economica che ha travolto l’Italia potrebbero essere proprio gli insegnanti di ruolo rimasti senza cattedra per effetto dei tagli agli organici imposti dalla coppia Tremonti-Gelmini. Il testo dell’articolo 4-terdecies introduce nuove “disposizioni in tema di mobilità e collocamento in disponibilità dei dipendenti pubblici”.
“Le pubbliche amministrazioni che hanno situazioni di soprannumero o rilevino comunque eccedenze di personale sono tenute a osservare” la seguente procedura, recita il testo della legge. Di che si tratta? Dopo una preliminare informativa alle rappresentanze sindacali del personale l’amministrazione verifica la “ricollocazione totale o parziale del personale in soprannumero nell’ambito della stessa amministrazione o presso altre amministrazioni”. E, in caso negativo, anche la possibilità di collocare i dipendenti in esubero anche al di fuori della regione in cui si trovano in servizio.
“Trascorsi 90 giorni” dalla comunicazione resa ai sindacati, i docenti in esubero che non riescono a trovare posto saranno collocati “in disponibilità”. Una situazione che prevede “la sospensione di tutte le obbligazioni inerenti al rapporto di lavoro” e “una indennità pari all’80 per cento dello stipendio, per la durata massima di 24 mesi”. Successivamente, scatta il licenziamento. Per gli 11 mila docenti in esubero censiti da viale Trastevere si prospetta la mobilità forzosa in altre scuole anche di altre province e, se non riusciranno a trovare una cattedra libera, anche fuori regione. L’ultima ratio è la messa in disponibilità con l’80 per cento dello stipendio e il licenziamento.
Il grosso degli esuberi – con più di 8 mila prof rimasti senza cattedra – riguarda la scuola superiore, dove la riforma Gelmini è al secondo anno di applicazione. Segue a ruota la scuola primaria, con poco più di mille e 700 esuberi e la scuola media. Il grosso dei docenti alla disperata ricerca di una cattedra sulla quale accomodarsi per evitare guai si registra nelle regioni meridionali. Per tutti la salvezza è rappresentata dai pensionamenti. Ma neanche in questo versante sembrano esserci buone notizie: se l’età pensionabile crescerà, come ci chiede l’Europa, sarà difficile che si liberino posti e mancano ancora tre anni prima che la riforma delle superiori vada a regime.
La Repubblica 16.11.11