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"Monti, un italiano su due si fida. E i consensi crescono ogni giorno", di Tiziana Testa

Secondo l’Istituto Piepoli il futuro governo avrebbe un gradimento ancora più alto, pari al 58 per cento. E il “partito delle urne” è precipitato dopo la nomina a senatore a vita di
Monti, un italiano su due si fida E i consensi crescono ogni giorno. Mario Monti ha la fiducia del 50 per cento degli italiani. Un dato cresciuto costantemente negli ultimi giorni. E, per il suo futuro governo, il gradimento è ancora più alto: 58 per cento. A fornire il barometro dell’umore nazionale, rispetto al nuovo esecutivo, è l’Istituto Piepoli con un sondaggio eseguito l’11 novembre su un campione rappresentativo di 500 uomini e donne, dai 18 anni in su.

Gradimento alto, in un Paese disilluso. “Un dato molto alto”, spiega Roberto Baldassari, vicepresidente dell’Istituto. “Bisogna infatti considerare il livello generale di sfiducia che incombe sul nostro Paese. E poi Monti è un tecnico, tra l’altro non molto conosciuto dalla grande maggioranza della popolazione. In più c’è un 23 per cento di italiani che semplicemente non ha ancora ancora un’opinione. Dato che sicuramente si ridurrà nei prossimi giorni”. Perché la fiducia nel futuro esecutivo è più alta, rispetto a quella nel premier incaricato? “Perché non ci sono ancora i nomi – risponde Baldassari – e quindi ogni intervistato è libero di immaginare la squadra dei sogni”. “D’altra parte, alla domanda su chi doveva guidare un governo per affrontare la crisi, 44 su 100 hanno risposto Monti. Solo il 9 per cento ha detto ‘altre personalità’ (e appena il 4 per cento Berlusconi). Insomma, per gli italiani una reale alternativa a questo nome non c’era”.

Il gradimento del governo Monti è sicuramente
più alto tra gli elettori di centrosinistra (80 per cento), ma anche tra quelli del centrodestra il giudizio è positivo: 56 per cento. La sfiducia riguarda più che altro gli indecisi o chi ha simpatia per partiti attualmente non rappresentati in Parlamento.

La svolta con la nomina a senatore. Dall’Istituto Piepoli, poi, fanno notare un altro dato. Quello degli italiani favorevoli alle urne. L’8 novembre erano pari al 55 per cento. Poi, la sera del 9, Napolitano nomina Monti senatore a vita e la percentuale scende al 40 per cento. Il 10 novembre arriva al 38 per cento. L’11 precipita addirittura al 22″. Dunque, la scelta di Napolitano ha indicato la via, per il campione statistico. E d’altra parte la fiducia nel Colle ha raggiunto un livello record: 90 per cento. Mai così alto con i suoi predecessori, anche i più amati. Perché è un presidente percepito come in grado di portare il Paese verso la salvezza”.

Il premier uscente. E Berlusconi? Con quale livello di fiducia lascia? “La percentuale finale – spiega Baldassari – è del 24 per cento, identica a quella del suo governo. Per Prodi, il giorno della caduta, era un po’ più alta: pari al 27 per cento. Ma comunque, sotto il gradimento di un italiano su tre, ogni esecutivo è a rischio”. “Dalla bocciatura del governo uscente si salvano solo Tremonti, Maroni e Frattini. Tremonti ha subìto un appannamento ma è stato apprezzato fino alla fine in quanto considerato interprete del rigore. Insomma, come colui che ha evitato al Paese di finire nel baratro”.

Le misure anticrisi. Ora resta da capire quali sacrifici il Paese è in grado di accettare dal futuro governo. Al campione statistico è stato permesso di fornire una risposta multipla. Ebbene, la misura meglio “digerita” è la patrimoniale (37 cento). Il 30 per cento è favorevole a provvedimenti per diminuire il costo del lavoro, il 29 alla vendita di case e terreni pubblici, solo il 4 per cento al ritorno dell’Ici sulla prima casa. Il record dell’impopolarità per i licenziamenti più facili nella aziende in crisi: i favorevoli sono appena due su 100.

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