"Potevamo vincere le elezioni ma avrei trionfato sulle macerie ora governo di caratura tecnica", intervista a Pier Luigi Bersani di Alessandra Longo
E´ fatta. E´ finita. Pierluigi Bersani si accende un sigaro nel suo ufficio alla Camera, prima di affrontare l´entusiasmo dei militanti nella sede storica di via dei Giubbonari e prima di scendere, con loro, in piazza. Scorrono i titoli di coda. Il segretario del Pd può lasciarsi andare: «E´ il giorno della liberazione! Tutti, chi più chi meno, hanno portato un sassolino per arrivare a questo passaggio di importanza incalcolabile». Berlusconi – dice Bersani – è caduto in Parlamento nel rispetto delle regole ma dietro c´è la nostra forza, la forza reale del Pd, che non è il partito a impronta personalistica del “ghe pensi mi” ma un partito solido, democratico, che discute, e ha scelto compatto di appoggiare un governo di emergenza». Strana serata per la sinistra, il senso di euforia non scaccia la prudenza. I nodi sono tanti: la composizione del governo, il caso Letta, che poi, però, si risolve nella notte con un passo indietro. E sul quale Bersani dice: «Non ne facevo una questione personale ma a chi chiedeva garanzie politiche …