Giorno: 9 Novembre 2011

"Cala il sipario sul Truman Show", di Barbara Spinelli

Ci sono due scene, nel fine regno di Berlusconi, che dicono la sua caduta con crudezza inaudita: più ancora del voto del rendiconto dello Stato che ha attestato, ieri, lo svanire della maggioranza. Ambedue le scene avvengono fuori Italia, trasmesse dal mezzo che Berlusconi per decenni ha brandito come scettro: la tv. La prima è il riso di Sarkozy e Merkel, quando una giornalista chiede se Roma sia affidabile. È l´equivalente del lancio di monete su Craxi: un´uccisione politica. La seconda scena è del 4 novembre, dopo il G20 a Cannes, e forse è quella che parla di più. Con volto tirato, stupito, il Premier ripete che di crisi non c´è traccia, che «per una moda passeggera» i mercati s´avventano sul nostro debito sovrano: «Noi siamo veramente un´economia forte, la terza economia europea, la settima economia del mondo… la vita in Italia è la vita di un Paese benestante, in tutte le occasioni questo si dimostra… i consumi non sono diminuiti, i ristoranti sono pieni, con fatica si riesce a prenotare posti negli aerei, i …

"Senza B", di Massimo Gramellini

Se penso a un’Italia senza B, immagino un brigadiere che si addormenta mentre intercetta le telefonate fra il professor Monti e Mario Draghi. Oh, mica voglio un’Italia di banchieri. Ma un po’ grigia e barbosa, sì. Non moralista, morale. Che per qualche tempo si metta a dieta di barzellette, volgarità, ostentazioni d’ignoranza. Dove l’ottimismo non sia la premessa di una truffa, ma la conseguenza di uno sforzo comune. Un’Italia solare, anche nell’energia. Con meno politici e più politica. Meno discorsi da bar e più coerenza fra parole e gesti. Una democrazia sana e contenta di sé, che la smetta di prendere sbandate per gli uomini della provvidenza e si ricordi di essere viva ogni giorno e non solo una volta ogni cinque anni per mettere una crocetta su una scheda compilata da altri. Un’Italia di politici che non parlano di magistrati, ma coi magistrati (se imputati). E di magistrati che parlano con le sentenze e non nei congressi di partito. Di federalisti che non fanno rima con razzisti. Un Paese allegro e però serio. Capace …

"Voltare pagina", di Ezio Mauro

“Consapevolezza”, “preoccupazione” e infine “dimissioni”. Tre parole che sono mancate per anni nel vocabolario berlusconiano, e che il premier ha dovuto pronunciare ieri davanti a Napolitano, annunciando la fine del suo governo dopo aver perso alla Camera la sua maggioranza. Finisce un´epoca durata 17 anni e si apre una crisi che passa interamente nelle mani del capo dello Stato: senza più spazio per furbizie e manovre sulla pelle del Paese. Berlusconi ha annunciato che si dimetterà un minuto dopo l´approvazione della legge di stabilità, con le misure di risanamento imposte dall´Europa. Quelle misure sono indispensabili, a due condizioni: che si badi all´essenziale, sfrondando dal pacchetto le norme ideologiche volute dai Sacconi e dai Brunetta – cercando così un percorso concordato con le opposizioni – e soprattutto che si agisca con la massima urgenza, dopo che i mercati ci hanno già fatto pagare duramente le incertezze e le contraddizioni di Berlusconi. Ieri, mentre il premier incontrava i dissidenti cercando di resistere, l´Europa ci dava una settimana di tempo, ci chiedeva 39 chiarimenti e ci avvertiva che …

"I ragazzi che ci restituiscono l’orgoglio" di Giangiacomo Schiavi

Non c’è solo rabbia, fango e indignazione in questi giorni a Genova. C’è anche la ritrovata normalità di darsi una mano. E sono giovani, studenti, ragazzini, volontari venuti da vicino e da lontano che spalano via la melma dell’alluvione, un esercito reclutato con il tam tam su Facebook e il passaparola che si accontenta della semplice gratitudine di chi ha perso tutto. È così anche a Monterosso, Vernazza, Borghetto Vara, paesi devastati dai torrenti impazziti. Con le pale, i guanti, i cestoni questi ragazzi offrono aiuto ai residenti e alla Protezione civile, cercano di essere utili. «Serve un aiuto?», chiedono per esempio Chiara e Lucia, liceali in trincea, al Municipio di Genova. In via Fereggiano c’è da sgomberare una cantina, liberare un ingresso, ripulire un box. «Organizziamoci, diamoci da fare», rispondono tutti. Viviamo in un Paese fragile e disastrato che ha bisogno di buone pratiche per dimostrare di essere migliore di quello che appare, migliore dei politici e dei ministri che non si sono azzardati a sporcarsi le scarpe nel pantano della Liguria, migliore di …

"Un giovane su quattro non studia e non lavora", di Antonella Baccaro

Bankitalia: saliti a 2,2 milioni, il 10% in più in due anni La «generazione Neet» ha toccato nel 2010 quota due milioni e duecentomila. Il numero di giovani che non sono occupati, né impegnati in corsi di studio o formazione (Not in Education, Employment or Training) è aumentato nel giro di due anni, secondo un rapporto di Banca d’Italia, di 200 mila unità. Per effetto della crisi il numero di Neet tra 15 e 29 anni, che nel periodo 2005-08 era pari al 20% della popolazione, è arrivato nel 2010 al 23,4%. L’aumento è stato più marcato nel Nord e al Centro, meno pronunciato nel Mezzogiorno, dove tuttavia l’incidenza di giovani Neet era prossima al 30% già prima della crisi. I Neet sono per lo più donne, meridionali, sposate o conviventi, con diploma di terza media. L’incidenza di questa categoria tra le donne, a livello nazionale, supera infatti il 26%, contro il 20% degli uomini. I giovani tra 15 e 29 anni che non studiano e non lavorano risiedono per un quinto dei casi con …