Invece di ascoltare gli studenti, li si reprimono. C’è chi alimenta il clima di scontri e tensioni. E’ vergognoso quanto accaduto agli studenti di Roma, prima sottoposti alle cariche della polizia e dopo a schedature forzate davanti agli istituti, impedendo loro di lasciare il piazzale della stazione Tiburtina.
Il clima di scontro e tensione continua che si sta alimentando a Roma non aiuta nessuno, se non i veri violenti: Roma è sempre stata città aperta e i provvedimenti sbagliati di Alemanno scaricano sulle forze dell’ordine la responsabilità di gestire situazioni sempre più complesse.
Ma gli studenti che sono scesi per le strade chiedono solo di essere ascoltati e non è reprimendo che si danno risposte. Ci auguriamo dunque che Roma possa tornare a essere luogo in cui esprimere pacificamente le proprie opinioni.
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“Studenti in piazza: tutti schedati”, di Flavia Amabile
Roma, corteo non autorizzato alla stazione Tiburtina: scontri con la polizia. Li hanno fregati all’ultimo, quando l’accordo sembrava finalmente trovato. Dopo sei ore di occupazione – quasi una prigione – sotto il cavalcavia della stazione Tiburtina, gli studenti liceali avevano raggiunto un compromesso con le forze dell’ordine per uscire dall’area senza essere né fermati né identificati: passare a gruppi di trenta alla volta.
C’era voluta una trattativa estenuante, fatta di telefonate, offerte e controfferte, con l’aiuto di un gruppo di esponenti politici giunti a dare sostegno, per arrivare a questa soluzione che sembrava aver accontentato tutti.
Per l’Idv c’era Stefano Pedica. Per il Pd, Vincenzo Vita, il consigliere regionale Luigi Nieri, il segretario romano del Pd, Marco Miccoli, e il consigliere comunale Paolo Masini.
Non era chiaro però a chi aveva partecipato alla trattativa che al passaggio degli studenti sarebbero entrate in azione le videocamere della polizia scientifica. Anche senza nomi, insomma, identificare chi ha partecipato all’occupazione della stazione Tiburtina sarà uno scherzo, e quindi punire chi ha commesso degli illeciti.
Perché a Roma dal 15 ottobre organizzare manifestazioni in centro è proibito, un divieto che sta creando molte polemiche: la Cgil ha annunciato un ricorso al Tar mentre buona parte dell’opposizione lo considera incostituzionale.
Non è l’ordinanza di Alemanno che hanno violato i liceali romani, però: hanno scelto per la loro protesta luoghi lontani dai palazzi del potere e dal centro. Mancava l’autorizzazione e la comunicazione del percorso con alcuni giorni di preavviso. Il questore aveva avvertito tutti il giorno prima della manifestazione: si andava incontro a responsabilità amministrative, civili e penali.
E, quindi, le schedature. Erano iniziate già al mattino presto davanti ai licei da dove si sarebbero mossi gli studenti, il Virgilio e il Mamiani. «Non è mai successo che gli studenti vengano identificati davanti alle scuole o che vengano controllate le assenze per punire chi è andato a manifestare», hanno commentato i ragazzi della Rete Studenti-Udu. L’appuntamento era il piazzale della stazione Tiburtina. Che in poco tempo è andata in tilt: chiusa la metropolitana, deviati gli autobus. Erano in trecento, hanno tentato di forzare il blocco delle forze dell’ordine e sfilare anche senza autorizzazione. Da lì sono partite le cariche. Dopo poco gli studenti hanno anche hanno tentato di occupare un cantiere, danneggiando una recinzione di ferro e sono stati allontanati con altre cariche. Poi quattro ore di tensione e guerra di nervi, con sfottò da parte degli studenti contro i celerini e il blocco totale da parte delle forze dell’ordine. Intorno all’ora di pranzo sono arrivati anche genitori a sostenere i figli e rifornimenti di cibo.
A fine giornata il sindaco Gianni Alemanno difende la sua ordinanza. «Per fortuna non ci sono stati grandi incidenti e mi dispiace sinceramente che la forza pubblica sia dovuta intervenire, perché abbiamo il massimo rispetto per gli studenti e per il loro diritto a manifestare. Però – ha chiarito – ci sono delle regole che tutti devono rispettare». Ma secondo il presidente della Provincia Nicola Zingaretti «le cariche contro gli studenti sono un errore, figlio di un altro gravissimo errore. Come abbiamo detto fin dal primo momento, impedire i cortei è una decisione sbagliata e destinata a produrre tensione».
La Stampa 04.11.11