Giorno: 2 Novembre 2011

Classi-pollaio, ultimatum del Tar "Il ministero presenti il piano", di Salvo Intravaia

Un’ordinanza del Tribunale, che ha accolto il ricorso del Codacons, intima a viale Trastevere di consegnare entro dieci giorni il progetto di riqualificazione dell’edilizia scolastica. Se il termine non sarà rispettato, scatterà la sanzione. Sulle classi-pollaio la Gelmini rischia di essere commissariata. E non sarebbe la prima volta: accadde anche con le graduatorie ad esaurimento e il governo, successivamente, fu costretto ad adeguarsi. Questa volta, è il Codacons a mettere alle strette il ministro dell’Istruzione. Se entro dieci giorni non farà pervenire al Tar Lazio il Piano di riqualificazione dell’edilizia scolastica, il giudice amministrativo, quasi certamente, farà scattare la sanzione che colpisce le amministrazioni pubbliche che non hanno dato seguito ad una sentenza dei giudici. L’ultimatum è contenuto in un’ordinanza pubblicata lo scorso 28 ottobre dai toni piuttosto netti: “Il Tribunale amministrativo regionale per il Lazio (Sezione Terza Bis) – si legge – ordina al ministero Istruzione, Università e Ricerca di depositare nella segreteria della sezione nel termine di giorni dieci decorrenti dalla comunicazione” il Piano di riqualificazione dell’edilizia scolastica. Tutto inizia lo scorso dicembre, …

«Che flessibilità volete ancora? Noi siamo già stati licenziati» di Rinaldo Gianola

Nel dibattito sui «licenziamenti facili», definizione troppo dura e radicale secondo alcuni professori e ministri che più scientificamente si alternano a «Porta a porta» per argomentare di «flessibilità in uscita», bisognerebbe dare la parola a qualcuno che è davvero interessato all’argomento. Giovanni Ferravante, operaio di 56 anni, originario di Benevento e da una vita residente a Settimo Torinese, ha qualche idea precisa e saggia. Racconta:«Sono in cassa integrazione straordinaria, la mia azienda la Global Business è in liquidazione. Quando sento in televisione che vogliono cambiare la legge per rendere più facili i licenziamenti penso che sono diventati tutti matti. È una follia pensare di licenziare, vuol dire non sapere cosa sta succedendo nelle aziende, nelle fabbriche. Oggi le imprese fanno quello che vogliono, ci buttano fuori quando non serviamo più. Io sono fortunato: andrò in mobilità e poi in pensione, i miei colleghi di 30-40 anni, invece, non hanno speranze, è un’impresa trovare un posto. Mia moglie lavora, mio figlio di 25 anni si è laureato, si occupa di biotecnologie, lavora con una borsa di …

"Le consultazioni informali del Colle", di Claudio Tito

L´Euro boccheggia. Ieri è stata una giornale terribile, segnata dai crolli delle Borse, dall´asfissia delle banche, dall´implosione dei titoli pubblici, dall´allargarsi del divario, in Europa, fra Paesi forti e deboli, da dubbi sempre più diffusi sulla sopravvivenza della moneta comune. Giorgio Napolitano scende in campo. La crisi economica stringe in una tenaglia il nostro Paese e la situazione politica non offre tutte le garanzie perché le misure reclamate dall´Ue vengano approvate rapidamente. Mentre le borse precipitano e il debito pubblico italiano lede la credibilità del sistema, al Quirinale suona l´allarme e il capo dello Stato avvia una sorta di consultazioni informali. Contatti con le autorità istituzionali e politiche, con quelle monetarie e comunitarie. Con i leader politici, dei sindacati e del mondo imprenditoriale. Per illustrare a tutti la delicatezza del momento e saggiarne gli orientamenti. Per esortare Palazzo Chigi a premere sull´acceleratore della concretezza e per capire quali possano essere le eventuali alternative se il centrodestra non si dimostrasse in grado di varare tutti provvedimenti necessari. Nessun pressing sul Cavaliere a fare un passo indietro, …

"La via democratica", di Claudia Sardo

La decisione del premier greco George Papandreou di indire un referendum popolare per approvare il nuovo piano di salvataggio, varato da Ue, Bce e Fmi, ha scatenato la bufera sui mercati.E l’epicentro, o meglio il bersaglio, si è presto spostato sull’Italia, ormai frontiera critica dell’euro, il Paese con il governo più screditato, il pericolo incombente per l’Europa. Su l’Unità in questi giorni sono stati analizzati i costi insostenibili della permenenza di Berlusconi alla guida del governo. A questo punto le sue dimissioni sono una necessità vitale per il Paese. Berlusconi è considerato unazavorra da tutte le cancellerie, dagli operatori economici, dall’opinione pubblica internazionale. I suoi impegni non vengono giudicati credibili, né sostenibili. La sua lettera all’Unione europea è stata sbagliata, perché ha offerto lo scalpo dei licenziamenti (non richiesti neppure dalle imprese) invece di promuovere un patto sociale su patrimoniale, previdenza, lotta all’evasione, detassazione del lavoro. Lo dice anche Tremonti che la permanenza del Cavaliere a Palazzo Chigi vale almeno 100 punti di spread. Ciò non vuol dire che Berlusconi sia il responsabile principale di …

"Inseguendo la credibilità perduta", di Bill Emmott

Cosa vuol dire «credibilità»? In uno dei suoi film Groucho Marx ha detto che la credibilità, insieme all’integrità, sono fondamentali nella vita, e che se riuscite a fingerle non avrete problemi. I mercati finanziari stanno mostrando di ritenere che, quando il 26 ottobre scorso i leader dei governi dell’Eurozona hanno annunciato una soluzione «completa» della crisi del debito sovrano, stavano fingendo. La sfida ora consiste nel ricostruire la credibilità perduta. Il motivo immediato per la perdita di fiducia da parte dei mercati finanziari è la Grecia, visto che il referendum sul salvataggio annunciato dal governo di Atene aumenta la probabilità di un default sul debito del Paese, unica opzione rimanente nel caso gli elettori respingessero il piano. Ma il problema maggiore riguarda non la Grecia, ma gli altri debitori in difficoltà dell’Eurozona, in primo luogo l’Italia. Se la Grecia fosse l’unico problema dell’Eurozona la soluzione sarebbe semplice: se gli elettori greci non gradiscono le condizioni per avere sostegno finanziario, possono uscire dall’euro. Il problema è che la Grecia non è la sola. Il piano «completo» …

"È il momento di dare più poteri all´Europa", di Barbara Spinelli

Da quando hanno cominciato a protestare, gli indignati hanno denunciato via via l´ottimismo illusionista dei governi, le istituzioni internazionali spesso indifferenti ai vincoli democratici, infine la Banca centrale europea: nostro salvagente, ma salvagente riluttante a tramutarsi in prestatore di ultima istanza. Le denunce possono convincere o no, ma dietro c´è una domanda cruciale, cui non si sfugge. La domanda è comune agli indignati e alle forze che in queste ore, più che mai, mostrano di non credere in Stati come Grecia e Italia, non escludendo funeste bancarotte: chi comanda, nell´emergenza che viviamo? E se davvero la crisi prelude a una mutazione radicale delle società, se davvero Roma o Atene s´inabissano: quali poteri decideranno il da farsi, combinando o non combinando i sacrifici con la giustizia sociale che fonda le nostre democrazie? Chi controlla i controllori? Davanti a questo bivio stiamo, e la domanda è cruciale perché pone al tempo stesso la questione della sovranità e della democrazia. E perché è una domanda che in Italia sale dal Quirinale stesso, che giudica il vuoto politico ormai …