Montezemolo: si volti pagina. Prodi e Amato: serve credibilità. Il governo dovrà dimettersi se non riuscirà ad approvare entro domani, per la riunione del G20 a Cannes, i provvedimenti chiesti dal Consiglio europeo. È la presa di posizione di tutte le associazioni imprenditoriali (Confindustria, Rete Imprese Italia, Abi, Alleanza delle cooperative e Ania). Una sorta di aut aut al governo Berlusconi, ma anche un allarme serissimo dalla frontiera del lavoro e della produzione, al termine di una giornata drammatica per la Borsa e i titoli di Stato italiani. Un appello analogo sarà pubblicato oggi sul Sole 24 Ore a firma di Giuliano Amato, Romano Prodi, e degli economisti Alberto Quadrio Curzio e Paolo Savona: «Il momento è drammatico ed esige l´adozione di provvedimenti immediati e quantitivamente adeguati a fronteggiare l´emergenza. Ogni ritardo può avere conseguenze irreversibili».
Siamo, dunque, a un passo dal baratro. «L´attuale condizione – è scritto nella nota delle imprese – è insostenibile per l´Italia e per gli italiani. Non possiamo continuare ad assistere alla corsa degli spread e al crollo dei valori azionari. Non possiamo correre il rischio di perdere in poche settimane ciò che abbiamo costruito in decenni di lavoro». E ancora: «Non si possono più negare i rischi, non si può più dire che non c´è fretta, non si possono più privilegiare considerazioni di modesto cabotaggio politico rispetto all´esigenza primaria di salvare l´Italia. Il tempo è scaduto. I danni sono già ingenti. Dobbiamo arrestare l´emorragia. Dobbiamo evitare che la sfiducia dei mercati e della comunità internazionale ci travolga». Un´analisi durissima della situazione che spiega come l´immobilismo del governo, mentre le banche subiscono la svalutazione dei titoli pubblici di cui sono piene e le aziende rischiano sempre più di non ottenere credito, non sia più tollerabile. La crisi dei debiti sovrani è a un passo dallo scaricarsi violentemente sull´economia reale.
Le imprese, tuttavia, non sono ancora arrivate a sollecitare un cambio di governo. Cosa che sempre ieri, rivolgendo un appello proprio alle associazioni imprenditoriali, aveva invece fatto la Fondazione di Luca di Montezemolo “Italia Futura”, proponendo di sostenere un governo «che raccolga dietro di sé un amplissimo schieramento di forze politiche». «Perché è evidente – secondo la Fondazione di Montezemolo – che il governo non è in grado di mettere in campo provvedimenti all´altezza della situazione».
Chi ha rotto con il governo dopo anni di dialogo e «complicità», come la chiamava il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, è la Cisl di Raffaele Bonanni. Che ieri ha invocato «una svolta istituzionale». La fine, dunque, di questa stagione politica ma senza il passaggio alle elezioni che di per sé aggraverebbero la situazione. Secondo Bonanni servirebbe «un governo istituzionale o di responsabilità nazionale per salvare il Paese dalla speculazione e avviare in maniera credibile le necessarie riforme economiche con rigore ed equità». Bonanni ha riproposto il modello dei primi anni Novanta con gli accordi triangolari, governo-sindacati-imprese, con cui si affrontò con efficacia e in clima sostanzialmente di pace sociale quella fase recessiva per quanto, probabilmente, meno grave di questa.
La Repubblica 02.11.11
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“FARE PRESTO E BENE”, di Giuliano Amato, Romano Prodi, Alberto Quadrio Curzio e Paolo Savona
Il momento è drammatico ed esige l’adozione di provvedimenti immediati e quantitativamente adeguati a fronteggiare l’emergenza. Ogni ritardo può avere conseguenze irreversibili per l’intero Paese e le nostre banche per prime potrebbero uscirne depauperate e paralizzate nella loro essenziale funzione di finanziamento delle imprese produttive. Nel giro di ore l’Italia deve risultare credibile tanto ai suoi partner istituzionali quanto al mercato. È responsabilità ineludibile di tutte le forze politiche, e in primo luogo della maggioranza, creare le condizioni perché tale credibilità sia assicurata.
Il Sole 24 Ore 02.11.11