Mese: Ottobre 2011

"Le spese allargate del Ponte sullo Stretto", di Gian Antonio Stella

San Francesco da Paola, che passò lo Stretto camminando sul mantello steso sulle acque, resterà ancora per un pezzo l’unico ad aver fatto il miracolo. Dopo lustri di proclami, San Silvio Berlusconi ha ieri ordinato ai suoi fedeli alla Camera di votare (ahilui…) la rinuncia al ponte di Messina. «A me m’ha rovinato ‘a guera», diceva il mitico Gastone di Ettore Petrolini. «A me la crisi» dirà il Cavaliere, mortificato dall’abbandono del sogno di consegnare alla storia quella che doveva essere «l’ottava meraviglia del mondo». Solo una settimana fa il suo ministro Altero Matteoli (che ai primi di luglio si era lagnato in una lettera al Corriere dei «toni disfattistici» con cui Sergio Rizzo aveva smascherato lo stallo delle grandi opere) dichiarava all’Ansa che il ponte «per il governo italiano è una priorità». Di più: «Sono destituite di fondamento talune dichiarazioni strumentali su una “bocciatura” da parte dell’Ue dell’opera. Così non è, com’è di tutta evidenza. Disponiamo invece di un progetto definitivo il cui iter di approvazione è in corso mentre le fasi di realizzazione …

"Tagli all’editoria, se il bavaglio del governo costerà più del sostegno", di Gabriella Monteleone

L’incertezza è regnata ogni anno con questo governo. Fondi sì, no, forse. Ora non si balla più: cento testate no profit, edite da cooperative e politiche chiuderanno, almeno cinquanta già da dicembre. Non è il “solito” allarmismo. L’intendimento è proprio quello di spegnere la “musica” e la crisi economica, pure innegabile, c’entra poco. Perché i tagli al fondo dell’editoria che massacreranno pluralismo dell’informazione e posti di lavoro costeranno ben più del presunto risparmio, oltre a non essere certo decisivi a sanare i conti dello stato. È ora di fare chiarezza e di non aggrapparsi al pretesto “Lavitola-Avanti!” e al qualunquismo diffuso che mette nel calderone della casta e dei privilegiati anche le risorse per l’informazione vera, anche se scomoda. Perché i 194 milioni previsti dal Fondo per il 2011 (e tre anni fa erano 450) sono «apparenti : Tremonti con la legge di stabilità ne ha eliminati 75. Dei restanti 119 ne andranno via 50 per il debito che lo stato ha con Poste italiane (per facilitare le spedizioni) e altri 40 servono per il …

"Alla scuola servono investimenti, non misure da horror", di Francesca Puglisi

Nella lettera inviata all’Europa dal governo Berlusconi, in cui si minaccia di rilanciare il Paese licenziando più facilmente tutti, fa rabbrividire, tra le misure, il punto che riguarda la scuola. Parlando di “promozione e valorizzazione del capitale umano” si annuncia un piano di ristrutturazione per l’anno scolastico 2012-2013 per quelle scuole che raggiungono risultati insoddisfacenti ai test Invalsi. Il brillante imprenditore che da vent’anni promette benessere agli italiani, pensa ora di “promuovere il capitale umano” applicando il linguaggio e i metodi delle “aziende in crisi” alle scuole. Invece di investimenti per migliorare il sistema scolastico italiano, come ha fatto la Germania nel tempo della crisi, forse nella stringata e sibillina misura annunciata, si annunciano nuovi tagli? Quanto al reclutamento degli insegnanti, il ministro Gelmini annuncia roboante che si riparte dal testo Aprea, chiuso in un cassetto da oltre due anni. Quando non hanno idee, ritirano fuori quelle vecchie, comunque deleterie. www.partitodemocratico.it

I sindacati uniti:«Pronti a scioperare. Sacconi si fermi», di Massimo Franchi

Il tentativo del governo, e del ministro Sacconi in particolare, era chiaro. Concedere alle imprese un grosso vantaggio, la sostanziale libertà di licenziare, per rompere il fronte con i sindacati. Il piano però non ha sortito l’effetto sperato. E per lui l’annunciata convocazione di «un tavolo di confronto con le parti sociali» per «approfondire il merito senza pregiudizi», rischia di essere una mission impossible. Sia con Confindustria che con Cisl e Uil. L’associazione degli industriali non vuol sentir parlare di «licenziamento facile». Da parte di Cisl e Uil invece è arrivata immediata un’alzata di scudi assolutamente non scontata. Sentire i loro segretari generali parlare all’unisono di «provocazione » edi ricorso «allo sciopero generale », di «colpiremo uniti» (Bonanni), «di nessun problema a scioperare con la Cgil» (Angeletti), fa un certo effetto. In queste ore Camusso, Bonanni e Angeletti sono stati in stretto contatto e hanno concordato una posizione comune. Bisogna però chiarire che la convocazione di uno sciopero generale unitario Cgil-Cisl-Uil non è all’ordine del giorno. Sebbene la Cgil spinga in questa direzione: «Accogliamo con …

"Il presepe violato di Monterosso", di Michele Serra

Le Cinque Terre sono una specie di iperLiguria, un concentrato stupefacente di quello che questa costa verde e profumata è stata lungo i secoli, prima che le seconde case e gli insediamenti industriali la scempiassero per quanto è lunga. A parte il mare, ogni cosa è piccola, preziosa e rubata al monte. Guardando dalla barca, la presenza umana appare minuziosa e delicata come un intarsio. Come se le case e la ferrovia, i tunnel e le strade, i paesi e i porti avessero scelto di non imporsi al paesaggio, e piuttosto di aderirvi, di assumerne la forma. Nei paesi dalle case variopinte che oggi stentiamo a riconoscere, coperti di fango, ci sono piazze grandi come camere, dove il pubblico e il privato, l´ingresso delle case e i tavoli dei bar, non hanno separazione visibile, confine percepibile. E le strade sono budelli che si arrampicano sopra e sotto le case, e al posto delle automobili circolano i profumi di rosmarino e focaccia, salmastro e pesce fritto. A Tellaro (appena più a Est, oltre La Spezia) la …

"In tre milioni non arrivano a 400 euro al mese", di Laura Matteucci

In pensione sempre più tardi, molto spesso con poche centinaia di euro (la metà delle pensioni non supera i 500 euro al mese), e una rete di protezione sociale a maglie ormai larghissime. La prima leggenda da sfatare è che in Italia si vada in pensione prima che negli altri Paesi Ue. Con le disposizioni entrate in vigore a luglio è l’esatto opposto, nonostante la paradossale lettera inviata da Berlusconi a Bruxelles le renda meno stringenti. Per le pensioni di vecchiaia prevede infatti il rialzo dell’età a 67 anni, per donne e uomini, nel 2026. In realtà in base alla legge, quell’anno uomini e donne lasceranno solo a 67 anni e 7 mesi (bisogna aggiungere poi ancora un anno, come previsto dalla cosiddetta «finestra mobile» che impone di aspettare dodici mesi prima del ritiro dell’assegno). Già oggi, del resto, per vecchiaia si va a 66 anni (65 più 1 anno di attesa per la finestra di uscita), nel 2013 si andrà a 66 e tre mesi. La legge anticipa infatti al 2013 l’adeguamento dell’età pensionabile …

"Un cerotto per Bruxelles", di Tito Boeri

Chissà perché, leggendo la lettera di intenti recapitata all´ultimo minuto dal governo italiano all´Unione Europea, mi è più volte venuta alla mente l´immagine del finestrino dell´aereo Ryanair riparato con il nastro adesivo, apparsa su molti siti nei giorni scorsi. La lettera sembra fatta apposta per salvare le apparenze. Si evita accuratamente di sostituire il finestrino e di assicurarne una chiusura ermetica, diciamo strutturale. Nulla viene chiarito, ad esempio, sui 20 miliardi ancora mancanti dalla manovra estiva.I contorni della riforma fiscale ed assistenziale, che dovrebbe raccogliere questa cifra, rimangono se possibile ancora più vaghi di allora. Nulla viene spiegato sull´inasprimento della lotta all´evasione fiscale. Si evita accuratamente di proporre interventi sulle pensioni di anzianità che, è bene ricordarlo, sono quelle che hanno mandato in rosso i conti dell´Inps, anche tenendo conto dei massicci trasferimenti che lo Stato già concede all´ente previdenziale. Sono queste pensioni incassate a partire da 57 anni di età da due a tre volte più alte delle pensioni di vecchiaia. E sono aumentate del 20 per cento negli ultimi 5 anni. Non vanno …