Sardegna Immessi a ruolo ad agosto si erano insospettiti perché non percepivano lo stipendio. Il ministero dell’Istruzione li ha richiamati. Ma secondo i sindacati il Miur ha sbagliato i conti. Passare da una lunghissima precarietà al sollievo di un contratto a tempo indeterminato e poi sentirsi dire che era tutto uno sbaglio e riprecipitare nella precarietà. Succede a 20 insegnanti sardi abilitati per il sostegno. Ad agosto arriva la tanto agognata immissione in ruolo. Gli insegnanti cominciano a lavo- rare, molti vengono da altre regioni (soprattutto del sud) e sono destinati a paesi impervi. Alcuni devono farsi anche 80/150 chilometri ogni giorno. Ma è un prezzo che si paga volentieri dopo 10/15 anni di precarietà. Qualcosa però non torna. Lo stipendio non arriva, alcuni non hanno firmato neanche il contratto. Cominciano a chiedere spiegazioni. E si scopre la beffa. Il 26 ottobre l’Ufficio scolastico Regionale li chiama uno per uno per dire loro che c’è stato un errore, che ci si avvia verso la risoluzione del contratto. Racconta Giuseppe Argiolas, 45 anni e 14 anni di precariato alle spalle: «Quando mi hanno nominato finalmente a tempo indeterminato mi sono fatto delle aspettative per il futuro; ho cominciato però a lavorare senza stipendio, mi sono reso conto che c’era qualcosa di strano, poi la telefonata che revocava l’immissione – continua Argiolas che è anche membro del direttivo nazionale del Ciis (Coordinamento Italiano In- segnanti di Sostegno) -mi è caduto il mondo addosso, la stabilità era il sogno di una vita, in due minuti mi so no ritrovato dall’indeterminato all’incubo delle supplenze che con i tagli continui che sta facendo la Gelmini non è detto che il prossimo anno ci saranno, sono piombato di nuovo nel disagio, nell’ansia».
La storia comincia a metà settembre, quando i Dirigenti Scolastici delle sedi di servizio hanno registrato notevole difficoltà ad inserire i contratti degli insegnanti di sostegno neoassunti, nel sistema informatizzato del Ministero. In un primo momento si è pensato ad una difficoltà di ricezione da parte del Miur, a livello strumentale. In seguito a verifiche incrociate ci si è imbattuti invece in una discrepanza che riguardava proprio il contingente delle immissioni in ruolo: ovvero che la quantità basata sulla disponibilità dei posti vacanti doveva essere fatto sull’organico di diritto (cioè i docenti che sono in ruolo) e non su quello di fatto (i docenti di cui c’è bisogno). Quindi mercoledì scorso i 20 insegnanti di sostegno «eccedenti» sono contattati telefonicamente da- gli uffici dell’Usp per informali della «revoca del ruolo». «Premetto che è stato un errore di calcolo perché è vero che gli Uffici Scolastici territoriali hanno lavorato anche 14 ore al giorno per garantire che le immissioni in ruolo avvenissero nei tempi corretti dato il caos che ha creato la Gelmini», specifica Tiziana Sanna, segretario generale della FlcCgl di Cagliari, «però quelle telefonate hanno creato il panico, la gente era disperata, non si può dire a persone che vedono un contratto vero dopo 15 anni di precarietà che è stato tutto uno scherzo». Male sorprese non sono finite, per- ché la situazione è tale da richiedere altre verifiche. E così i sindacati scoprono, in diversi incontri con le autorità competenti, che non solo i 20 insegnanti non sono eccedenti ma che anzi l’organico di sostegno risulta sottodimensionato di altre 13 unità rispetto ai fabbisogni del territorio. Cioè i posti vacanti sono in totale 33. Ennesimo pasticcio per il Miur che a questo punto deve rinominare i neo-licenziati. Questo sarebbe adesso l’orientamento. Il Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale, Enzo Tocco, si dice «ottimista» di una veloce risoluzione della questione. Anche perché la Flc- Cgl è pronta a fare le «barricate» e gli insegnati prima precari, poi assunti, poi ancora precari sono con un piede già dagli avvocati per fare ricorso. «Che sia chiaro – dice ancora Sanna – la Gelmini non ci sta concedendo nulla, non dobbiamo certo ringraziarla se risolve la situazione».
L’Unità 31.10.11