“E’ incredibile che in un tornante storico segnato da una pesante caduta della domanda aggregata, da una capacità produttiva inutilizzata pari a circa il 50% e da una drammatica emorragia di lavoro per padri e figli si insista, in nome di un’ideologia fallita e di interessi materiali miopi, sulla ulteriore facilitazione dei licenziamenti come via per la crescita”. Lo afferma Stefano Fassina, responsabile economico del Partito Democratico che oggi ha partecipato alla manifestazione indetta dallo SPI-GCIL e dalla UIL-funzione pubblica. “L’effetto reale che si avrebbe – continua Fassina – sarebbe un’ulteriore precarizzazione del lavoro, l’ulteriore indebolimento delle organizzazioni sindacali e del potere negoziale dei lavoratori, l’ulteriore compressione delle retribuzioni, l’ulteriore aumento delle disuguaglianze di reddito, ricchezza e opportunità e l’ulteriore recessione e aumento del debito pubblico. Contro la precarietà, il Pd nell’Assemblea Nazionale di Maggio 2010 e alla Conferenza per il lavoro del Giugno scorso a Genova, ha approvato un impianto culturale e specifiche soluzioni alternative alle misure contenute nella lettera del Governo Berlusconi al Consiglio Europeo.
Per ricostruire la dignità della persona che lavora è necessaria più Europa e una politica macroeconomica espansiva. In Italia, dobbiamo eliminare i vantaggi di costo dei contratti precari rispetto ai contratti a tempo indeterminato e riformare gli ammortizzatori sociali. Chi ancora insiste sulla scorciatoia dei licenziamenti facili guardi agli Stati Uniti dove, in assenza dei contratti nazionali e in assenza di limiti minimi ai licenziamenti, la disoccupazione è più elevata che in Italia e permane una prospettiva di stagnazione. La modernità di Sacconi e dei conservatori europei è una modernità regressiva. Noi siamo impegnati, insieme ai partiti riformisti europei e alle forze sindacali, per una modernità progressiva. Soltanto così si possono dare speranze concrete alle generazioni più giovani”.
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