L’accusa: ottenuti finanziamenti illeciti per l’editoria. C’era una cooperativa che in realtà non era una cooperativa. E che aveva acquistato il 51% di una società editoriale. Un modo ingegnoso, ma illegale secondo i magistrati, per truffare lo Stato e intascare ogni anno finanziamenti pubblici: tanti soldi, più di un milione di euro l’anno, oltre 17 milioni dal 1998 a oggi. Un «tesoretto» che sarebbe finito nelle casse della società proprietaria del Giornale della Toscana, (dorso locale del Giornale) e del settimanale Metropoli. A dirigere le operazioni, secondo la Procura di Firenze, c’era Denis Verdini, 60 anni, coordinatore nazionale del Pdl, massimo azionista del quotidiano e proprietario del Credito cooperativo fiorentino, banca finita anch’essa nella bufera giudiziaria. Verdini, già nel mirino dei magistrati toscani per le inchieste sulla P3, sul Credito cooperativo e sui grandi appalti del G8, stavolta è indagato per truffa aggravata ai danni dello Stato insieme ad altre diciotto persone tra le quali la figlia Chiara Diletta e la nipote Erika Bertini. Tra gli inquisiti il nome di un altro politico: il parlamentare Massimo Parisi, coordinatore del Pdl toscano. Insieme ad altre tre persone, in un altro filone dell’inchiesta, è sospettato di finanziamenti pubblici illegali che sarebbero andati a beneficio del settimanale fiorentino Metropoli.
Ieri mattina i finanzieri si sono presentati nella sede del Giornale della Toscana, con un decreto di sequestro preventivo firmato dal gip Paola Belsito su richiesta dei pm Giuseppina Mione e Luca Turco. Hanno acquisito carte e documenti amministrativi e notificato ad alcuni degli indagati il sequestro di dieci milioni e 982 mila euro, cifra corrispondente a parte dei finanziamenti pubblici che — secondo l’accusa — sarebbero stati illecitamente percepiti dopo il settembre del 2005. Data importante per l’inchiesta perché, anche se il presunto flusso illegale di finanziamenti sarebbe partito nel 1998, il periodo precedente è prescritto.
Dunque, secondo il teorema della Procura fiorentina, la Ste (Società toscana di edizioni) editrice del Giornale della Toscana, avrebbe intascato finanziamenti illeciti perché quel 51% di proprietà della cooperativa Nuova Editoriale sarebbe stato fittizio. Un modo per aggirare la legge sui finanziamenti all’editoria. Come ha spiegato ieri mattina il procuratore di Firenze, Giuseppe Quattrocchi: «La normativa vigente prevede che per ottenere finanziamenti pubblici la società editrice debba essere partecipata almeno al 51% da una cooperativa». Secondo l’accusa, in questo caso, la cooperativa era di facciata e alimentata dai soli versamenti statali.
«Sono offeso e costernato — ha commentato Denis Verdini —. Il risultato di questa “brillante” iniziativa, che ha portato al sequestro dell’intero immobile del Giornale della Toscana, è stato quello di rischiare di mandare in mezzo a una strada trenta lavoratori per un reato che non esiste, se non nella fervida immaginazione dei pm». Il gip Belsito invece è convinto che Verdini e soci avrebbero aggirato lo Stato «in maniera truffaldina attraverso operazioni bancarie apparentemente corrette che celavano in realtà dei fatti una cooperativa che esisteva solo sulla carta».
Il Corriere della Sera 26.10.11