Allo studio c’è un provvedimento di 126 articoli. L’intesa sul pacchetto messo a punto dal governo per rilanciare l’economia ancora non c’è, ma del possibile decreto per lo sviluppo esiste una bozza, con un pacchetto di norme per la definizione delle pendenze con il fisco, le agevolazioni per la costruzione di nuove infrastrutture, la semplificazione dei controlli e delle incombenze amministrative a carico delle imprese, gli incentivi al lavoro part-time e all’apprendistato, fino alle nuove norme per garantire il trasferimento delle società alla morte degli imprenditori, compresa una revisione del codice civile sull’eredità a favore dei figli. Un provvedimento di 126 articoli, con un corposo pacchetto di norme per la definizione delle pendenze con il fisco, le agevolazioni per la costruzione di nuove infrastrutture, la semplificazione dei controlli e delle incombenze amministrative a carico delle imprese, gli incentivi al lavoro part-time e all’apprendistato, fino alle nuove norme per garantire il trasferimento delle società alla morte degli imprenditori, compresa una revisione del codice civile sull’eredità a favore dei figli, e la nuova, ennesima, riforma delle pensioni. Più alcune norme «contingenti», come quella che definisce la Tav Torino-Lione come «infrastruttura strategica» e prevede dunque l’arresto e la condanna da tre mesi a un anno per chi si introduce abusivamente nei cantieri.
L’intesa sul pacchetto messo a punto dal governo e dalla maggioranza per rilanciare l’economia è ancora in alto mare, ma del possibile decreto per lo sviluppo da ieri è in circolazione almeno una bozza. Dettagliata e molto articolata, che comprende sia le norme già concordate dal ministro dello Sviluppo, Paolo Romani, con i suoi colleghi, sia altre proposte che vengono dai singoli ministeri ed anche misure avanzate dai gruppi parlamentari della maggioranza. Nella bozza non c’è, ma è circolata pure l’ipotesi di un nuovo aumento dell’Iva. Il Tesoro, però, smentisce.
Patto di famiglia ed eredità
Tra queste ultime ci sono anche quelle che modificano il cosiddetto «Patto di famiglia» per agevolare la trasmissione della proprietà delle imprese e delle società alla scomparsa dei titolari. Secondo la bozza del testo, l’assegnatario della società o delle partecipazioni, potrà ricevere i beni «alla scadenza di un termine o al verificarsi di una condizione sospensiva». Quindi anche dopo la morte del proprietario, che in tal caso avrà nominato un terzo che designerà poi l’assegnatario tra più persone indicate dallo stesso imprenditore nel Patto. Lo stesso articolo, modifica profondamente anche le norme del codice civile che riguardano il testamento. Quando i figli sono più di uno, la quota «legittima» loro riservata sarà sempre dei 2/3, ma non più necessariamente divisa in parti uguali. Il 50% andrà distribuito equamente, ma l’altra metà potrà essere attribuita dal genitore, nel testamento, «a uno o più di loro anche in misura diversa rispetto agli altri».
Il pacchetto fiscale
Il testo contiene anche un nutrito pacchetto di misure fiscali, dodici in tutto, che potrebbe produrre un gettito di 10 miliardi l’anno, con i quali finanziare lo sviluppo. Si va dalla riapertura dei termini per gli adempimenti fiscali, con la presentazione di una dichiarazione «integrativa» (si pagherebbe tutto il dovuto meno interessi e sanzioni), al concordato di massa sugli anni pregressi, una sorta di accordo che permetta ai contribuenti non in linea con gli studi di settore o che hanno dichiarato meno di quanto risulta dagli indici di capacità contributiva del nuovo redditometro, di sanare il passato, con uno «sconto» forfettario del 40%. Non può essere chiamato condono perché, se pure estinguesse i reati penali, non precluderebbe comunque gli accertamenti. E forse anche per questo il ministero dello Sviluppo ha smentito che il testo allo studio contenga «condoni o sanatorie». Le norme fiscali comunque sono inserite nel testo, in un capitolo separato, e contengono pure la definizione delle liti fiscali pendenti, la «rottamazione» dei ruoli con il pagamento del 25% delle somme richieste, la possibilità di pagare i canoni Rai pregressi con 50 euro l’anno, di sanare l’affissione di manifesti elettorali abusivi con 750 euro l’anno, la chiusura delle liti pendenti con il pagamento del 10% delle pretese del fisco, la possibilità di sanare il mancato pagamento di tributi e tariffe locali.
Opere pubbliche e immobili
La bozza del decreto prevede anche la concessione di sgravi Ires ed Irap, come contributo al finanziamento, per le opere pubbliche immediatamente cantierabili, la loro approvazione «per legge», nuovi meccanismi per accelerare gli appalti. Il governo punta poi alla riduzione degli spazi occupati dagli uffici pubblici e alla dismissione degli immobili, anche di quelli appartenenti agli enti locali, che potranno reinvestire il ricavato senza cadere nei vincoli del Patto di Stabilità. Prevista anche la possibilità di una permuta di immobili statali con nuove carceri. Le società assicurative potranno investire le riserve tecniche in fondi che investono in opere pubbliche.
Meno burocrazia
Nel decreto dovrebbero entrare anche le norme di semplificazione normativa e di decertificazione, elaborate dai ministri Brunetta e Calderoli. Il documento di regolarità contributiva sarà acquisito direttamente dagli uffici pubblici e non più chiesto alle imprese. Si semplifica la gestione delle buste paga ed arrivano pagelle, certificati medici e ricette online. La riforma degli ordini professionali, secondo la bozza, dovrebbe scattare entro un anno, ma nel frattempo sarà possibile costituire società tra professionisti.
Lavoro e agevolazioni
Come previsto, nella bozza del decreto ci sono gli sgravi fiscali e contributivi per le donne con figli occupate in part-time e le agevolazioni per i nuovi contratti di apprendistato. Le aziende potranno offrire ai dipendenti una serie di servizi, dagli asili nido ai trasporti, concordando una diminuzione della retribuzione. Previsti anche sgravi Irpef del 2% per gli studenti-lavoratori, un’aliquota Iva agevolata pari all’1% per l’acquisto della casa per i lavoratori atipici con meno di 40 anni.
Le detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici vengono prorogate fino al 2014, ma saranno più basse ed avranno un plafond di spesa. Per i residenti delle Regioni che ospitano i rigassificatori è previsto uno sconto del 15% sul metano per autotrazione. Tra le norme di iniziativa parlamentare è prevista per le imprese e le fondazioni bancarie la rivalutazione degli immobili.
Il Corriere della Sera 25.10.11
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“Le norme e i beni della Fininvest”, di Fabrizio Massaro
È bastata la bozza del decreto-sviluppo con le nuove norme sull’eredità e la quota di legittima a far esplodere la polemica: «Una nuova legge ad personam» a favore di Berlusconi, ha aperto ieri fronte Antonio Borghesi, vice capogruppo dell’Italia dei Valori alla Camera. La proposta in effetti interviene radicalmente sul potere del testatore di privilegiare un figlio rispetto agli altri nell’assegnazione dei beni. Attualmente la legittima è pari a due terzi del patrimonio «da dividersi in parti uguali tra tutti i figli, legittimi e naturali». Con la riforma, resterebbe ferma la quota dei 2/3, ma con una differenza rilevante: la metà di tale quota dovrà essere assegnata in parti uguali ai figli, mentre l’altra metà potrà essere attribuita dal genitore a uno o più figli in vario modo. Anche l’anno scorso era stata tentata una modifica delle norme sulla divisione dell’asse ereditario, sulla base di una proposta dell’Aidaf, l’associazione delle aziende familiari presieduta dal banchiere Maurizio Sella, per dare una mano alle imprese nella delicata fase del passaggio generazionale, specie in presenza di figli con idee diverse sull’azienda. Puntualmente anche allora erano piovute critiche su una «legge ad personam» per il presidente del Consiglio. È vero comunque che il tema è molto dibattuto, e i casi clamorosi non mancano. Non c’è dubbio che la spartizione dell’impero di Berlusconi tra i suoi cinque figli sia una delle questioni che il premier punta a risolvere. In realtà c’è chi ipotizza che un accordo sia già stato raggiunto con i figli avuti dal matrimonio con Carla Dall’Oglio, Marina e Piersilvio, e i tre avuti da Veronica Lario, Barbara, Eleonora e Luigi. I primi due, ormai ultraquarantenni, sono saldamente in sella al gruppo: Marina alla Fininvest, la holding operativa, e in Mondadori; Piersilvio a Mediaset; i tre ragazzi, poco più che ventenni, stanno muovendosi in maniera diversificata con iniziative autonome, come la quota in Assicurazione.it o nella asiatica Expobee Inc., anche se le mire non sono nascoste: in particolare Barbara ha già detto di voler puntare sull’editoria — che è in mano a Marina, difesa da Silvio in questo ruolo — mentre Luigi sta sperimentando il campo della finanza. Finora comunque l’avvicinamento al patrimonio da parte della seconda generazione dei Berlusconi ha seguito i binari della divisione paritaria: Fininvest è controllata da sette holding (una volta erano ben 22), Silvio Berlusconi controlla le Holding Italiana Prima, Seconda, Terza e Ottava, pari al 63% di Fininvest. Marina e Piersilvio hanno il 7,65% a testa con le Holding Quarta e Quinta, mentre dal 2005 Barbara, Luigi ed Eleonora hanno la proprietà della Holding Quattordicesima, che possiede il 21,4% di Fininvest. Diviso tre fa appunto il 7,65% ciascuno. La riforma potrebbe forse aiutarlo nell’assegnare ruoli specifici ai vari figli facendo pendere da una parte o dall’altra pacchetti rilevanti ai fini del controllo, in un impero che è valutato circa 6 miliardi di euro. Anche se resta ancora da risolvere anche la questione del divorzio da Veronica Lario.
Il Corriere della Sera 25.10.11
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Più discrezionalità nella legittima per i figli spunta anche la norma “anti-Veronica”, di Ettore Livini
Quarantesima legge ad personam per risolvere la successione all´impero di Arcore. Il diavolo sta nei dettagli. E tra le pieghe del Decreto sviluppo imposto all´Italia da Berlino e Parigi si nasconde la 40esima legge ad personam dell´era Berlusconi: la “taglia-legittima” (o “anti-Veronica”). Tre righe secche mimetizzate a pag. 203 della bozza che restituiscono al Cavaliere il ruolo di king-maker nella delicata partita per la successione nella dinastia di Arcore.
Il succo della questione è semplice: se Berlusconi, toccando tutti i ferri del caso, facesse testamento con le leggi attuali, il controllo di Fininvest passerebbe di diritto alla seconda moglie Veronica Lario e ai figli Barbara, Eleonora e Luigi con una quota del 56,1%. Relegando Marina e Piersilvio nello scomodo ruolo di azionisti di minoranza con il 43,9%. Il Decreto sviluppo – ritoccando l´articolo 537 bis del Codice civile – cambia le carte in tavola e rimette il premier al centro dei giochi: consentendogli, in teoria, di lasciare fino al 53,38% dell´impero di famiglia ai due primogeniti e di ridimensionare Veronica e i suoi figli a soci di Serie B con il 46,62%.
A garantire il miracoloso ribaltone è la revisione della legittima, la quota di eredità che spetta per legge in caso di morte a moglie e figli. Oggi la norma ha paletti rigidi che limitano la discrezionalità del genitore che redige il testamento. Nel caso dei Berlusconi, per dire, il presidente del Consiglio sarebbe obbligato a girare il 25% del suo patrimonio alla moglie – e Veronica Lario è tale fino al divorzio – e il 50% ai figli, diviso in parti uguali. A lui rimarrebbe in mano solo il 25% da distribuire a piacere. Questa formula (vedi tabella) concentrerebbe automaticamente nelle mani della seconda moglie e dei suoi tre figli il controllo del Biscione.
Visti gli screzi in famiglia, il premier è da tempo a caccia di una soluzione che gli liberi le mani. Il primo Cavallo di Troia – andato in fumo – è stata un norma presentata dalla Associazione delle aziende familiari (Adaf) che tagliava tout court la quota della legittima al 50% dell´eredità. Lo scopo dell´Adaf era quello «di agevolare il passaggio di controllo delle pmi tricolori garantendo continuità aziendale e riducendo la conflittualità tra figli». L´effetto collaterale era quello di togliere le castagne dal fuoco al Cavaliere.
Fallito questo tentativo, la legge “anti-Veronica” è rispuntata nel decreto sviluppo. L´articolo 542 conferma che alla moglie spetta un quarto dell´eredità e ai figli la metà. Ma i margini di manovra di chi redige il testamento raddoppiano: del 50% riservato ai figli, solo la metà va divisa in parti uguali. Il resto può essere distribuito a piacere a uno o più di loro a sua scelta. In soldoni: oggi Silvio Berlusconi ha in mano un jolly pari al 15,9% di Fininvest che non gli consente di sparigliare le carte e fa pendere l´ago della bilancia nel risiko di Arcore verso la seconda moglie. Se la bozza diventerà legge, invece, il premier avrà a disposizione il 31,74%. E a decidere chi terrà in futuro le redini dell´impero di casa sarà solo lui.
La Repubblica 25.10.11
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La dynasty berlusconiana. L’eredità e la legge-testamento”, “i Claudia Fusani
L’aveva capito negli anni dell’edilizia, quando per le sue prime maxilottizzazioni a Milano ebbe a che fare con gli amministratori locali dell’hinterland milanese: la politica non è un fine ma un mezzo. Un mezzo per difendere i propri affari e, possibilmente, farli crescere. La storia dell’impero del Cavaliere – prima le Edilnord e l’edilizia residenziale a Milano, poi la Fininvest, un gruppo che vale tra i 9 e i 10 miliardi e spazia dalle tv di Mediaset all’editoria della Mondadori alla finanza di Mediolanum – è soprattutto la narrazione di come la politica sia sempre stata per Berlusconi il mezzo per conservare, tutelarsi – dalla giustizia ad esempio – e arricchirsi. Era sceso in campo nel 1994 per risolvere il problemino dei 5 mila miliardi di lire di debiti di Fininvest. E oggi, diciassette anni dopo, negli ultimi giorni di Pompei, mentre già si alza la polvere dei crolli, il pensiero unico di Berlusconi resta se stesso, le immunità dai processi e il destino del suo impero, la Fininvest.
Con un paio di aggravanti: adesso il Cavaliere deve provvedere a “tutelarsi” da una seconda moglie, Veronica, donna ferita sul piede di guerra con a disposizione l’arma di un lungo e complicato divorzio, cinque figli e sei nipoti; ancora una volta, «contro di lui e il suo volere», sarebbe in vigore un sistema di leggi – la cosiddetta Legittima – che nei fatti gli sottrae la possibilità di decidere chi sarà il suo successore. Tutto questo, tra l’altro, rischia di provocare molte turbolenze nella dynasty berlusconiana.
La norma anti-Veronica, rispuntata a pagina 203 della bozza del Decreto Sviluppo mentre Roma brucia, è solo l’ultimo tassello di questa lunga storia. Oggi le norme sulla successione prevedono che, in caso – da scongiurare – di decesso del titolare, il controllo di Fininvest passerebbe di diritto a Veronica Lario e ai figli Barbara, 27 anni, Eleonora, 25 e Luigi, 23, con la quota del 56,1 per cento. Relegando Marina e Piersilvio, da anni alla guida delle aziende, allo scomodo ruolo di azionisti di minoranza con il 43,9 per cento. Quando Berlusconi non ha mai fatto mistero di voler dare un vantaggio ereditario ai figli di primo letto perché «da anni con posti di responsabilità al vertice delle aziende hanno contribuito con la loro professionalità ad accrescerne il valore». Non è un mistero che il premier veda in Marina il talento del numero 1. «Mondadori è affidata da anni a Marina che la sta gestendo con i manager molto, molto, molto bene. E continuerà a farlo» ha detto Berlusconi nel febbraio 2010. Marina indicata anche come successore alla premiership. E membro del Cda di Mediobanca. E Piersilvio, pure lui, «sta facendo molto molto molto bene in Fininvest e nelle tv». Insomma, il vecchio imprenditore ha già annusato i più idonei a prendere il suo posto. Un programma che rischia di saltare per colpa dell’attuale «Legittima». Che fare? Presto detto: si cambia.
La norma anti-Veronica ha cominciato a prendere forma un anno fa, dopo la firma della costosissima separazione che prevede un assegno mensile di circa quattro milioni. Il premier ci aveva provato anche a maggio, nel primo decreto sviluppo, articolo 8 comma 1 e 2. Poi, nella versione finale, quelle righe erano sparite. Dopo, si dice, una raccomandazione del Quirinale. Rispunta fuori adesso, pressoché identica: del 50 per cento destinato ai figli, solo il 25% va diviso in parti uguali; il restante 25% lo decide il genitore. Silvio torna padrone del suo futuro con il controllo diretto del 31,7% del pacchetto anzichè il 15,9%. Si dice che la norma serva, in realtà, a correggere un problema grave della nostra imprenditoria: con l’automatismo attuale spesso le aziende finiscono in mano a dei bravi figli ma pessimi capitani d’azienda. Chissà. Se Steve Jobs ha detto che «la morte è la più grossa opportunità della vita» perché costringe a fare senza perdere tempo, Berlusconi la considera invece, con qualche ragione, la peggior iattura della vita. Racconta di aver dato incarico a don Verzè di trovare l’elisir di lunga vita, «fino a 150 anni». Intanto ci prova con la prima legge che lo tutelerà anche dopo l’eventuale e remota dipartita.
L’Unità 26 ottobre 2011