Mercoledì la commissione cultura della Camera darà il parere (consultivo) sulla nomina di Malgara alla Biennale di Venezia. Dopo lo stop iniziale, la Lega ora è possibilista. Ma chiede al ministro Galan alcune cose…E se invece Malgara, l’uomo di Berlusconi e di Galan, piacesse alla fine anche alla Lega? Stiamo parlando di chi, nelle intenzioni del ministro veneto, dovrebbe sostituire Paolo Baratta alla guida del più prestigioso ente culturale italiano.
Quando Galan ha fatto il nome di Malgara, nei giorni scorsi, il paese ha assistito, e anche partecipato, ad una levata di scudi che ancora sta raccogliendo adesioni in ogni ordine delle gradinate di questa tormentata Italia. Non lo vogliono, non è gradito e non perché sia antipatico. Dicono, con molte ragioni, che non sia adatto allo scopo, gli mancano i fondamentali: molto addentro al mercato pubblicitario, cresciuto sfornando con successo
cibo per animali domestici, poi patron dell’Auditel, nel 2005 candidato bollito alla presidenza della Rai, ha lo stesso rapporto con il mondo e la produzione culturale cheun leghista ha con il Risorgimento. Ma lui insiste a dire che questo rapporto ce l’ha; Malgara ha giurato di aver acquistato quadri di valore e di tenerli in casa, quindi – ritiene di averlo dimostrato – l’arte la conosce: «Ho appeso alle pareti due Tancredi e un Mirò». Malgara dispiace – oltre che al sindaco di Venezia, Orsoni – anche al presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, “affezionato” a Baratta che nel corso dei suoi otto anni di reggenza ha portato alla Biennale buoni bilanci, cautele e sensibilità “territoriali” molto gradite, una buona lucidatura dello smalto istituzionale dell’ente sul fronte interno ed internazionale. Così, pareva che mercoledì prossimo, quando la commissione cultura della Camera dovrà esprimere il suo parere sull’investitura, Galan rischiasse un clamoroso autogol: avendo contro, e senza possibilità di
trattare niente, tutta l’opposizione con l’aggiunta della Lega Nord. Tuttavia, il clima sembra ammorbidirsi proprio nelle ultime ore ed è certo che, sotto i banchi, qualcuno sta trattando. La Lega, l’intrattabile Lega. Parole della onorevole Paola Goisis, deputata del Carroccio nonché presidente della commissione cultura: «Abbiamo chiesto al ministro Galan risposte su due progetti di legge, uno sullo spettacolo dal vivo e uno sui festeggiamenti del centenario di
Giuseppe Verdi. Se saranno positive, noi faremo la nostra parte».
IL SOCIO
Traducendo: Galan faccia il bravo con ciò che ci interessa, soldi e soldi alle cose venete, a partire dall’Arena di Verona e noi gli dimostriamo che ciò che poche ore fa giudicavamo più o meno una purga fascista lo buttiamo giù come fosse caviale. Perché, ricordiamo, proprio Goisis aveva lamentato i modidella candidatura Malgara. Pragmatismo celtico?
Flessibilità padana? Nell’incertezza che mina i pilastri culturali dell’occidente, l’unica cosa certa è che Malgara e Berlusconi sono soci in affari: il secondo ha prestato anni fa 15 miliardi al primo, dieci son tornati a casa ma degli ultimi cinque risultava niente negli atti del processo All Iberian (2001) che avevano acceso un po di luce su questi rapporti improntati sulla fiducia. Intanto, le imprese tv di Berlusconi potevano contare sul controllo Auditel governato da uno che aveva ricevuto un enorme prestito dal padrone e che forse neppure lo aveva restituito per intero.
Chi meglio di lui alla presidenza della Biennale? Intanto Baratta, di sicuro, almeno seguendo le cifre. Nel corso del suo ultimo mandato quadriennale, le mostre dedicate alle arti visive e all’architettura hanno superato il milione di visitatori, per la prima volta nella sua storia,l’Ente ha raggiunto, nel settore Arte, il 90% dell’autofinanziamento su tredici milioni di euro. Baratta è stato il solo presidente italiano a meritarsi una pagina, a giugno, sul Financial Times. Poi, qualche record fresco di calcolo: inquesta settimana, l’afflusso di visitatori alla Biennale Arte ha raggiunto la vetta storica di 22.242 spettatori, trend che consente di prevedere il superamento di quota 375.700 visitatori raggiunto nella passata edizione. Infine, per la prima volta le entrate proprie della Biennale raggiungono il50%delle entrate com- plessive. Ma Baratta non ha debiti con Berlusconi e questo non promette bene.
L’Unità 24.10.11