È «urgente e importante» una «tempistica concreta» sull’adozione delle misure per la crescita, con obiettivi e scadenze «dettagliati». La lettera della Bce non è bastata, l’Italia era e resta un sorvegliato speciale. Nel giorno in cui il Consiglio dei ministri avrebbe dovuto quantomeno discutere il decreto Sviluppo, e invece non s’è nemmeno riunito (ma del resto il decreto «non è urgente», come è riuscito a dire Berlusconi), l’Europa torna a incalzare l’Italia e a sconfessarne il presidente del Consiglio. Con il richiamo del commissario agli Affari economici Olli Rehn, la Ue «prende atto dello slittamento del decreto», rinvio che evidentemente vede con preoccupazione, e chiede al governo chiarezza sulla politica di bilancio e forti misure per lo sviluppo «con la massima urgenza». Perchè l’Italia ha bisogno di «riforme strutturali oltre al consolidamento di bilancio, per liberare il potenziale di crescita e per la creazione di posti di lavoro »: la mancanza di crescita «è il suo tallone d’Achille». Tutta l’Europa è in pressing su Roma: soprattutto Germania, Francia e Olanda attendono indicazioni precise in occasione del vertice Ue di domani. A buttare benzina sul fuoco, da Bruxelles arrivano pure le parole di David Riley, ai vertici dell’agenzia di rating Fitch: «Crediamo fermamente che Italia e Spagna siano Paesi solvibili,mapotenzialmente illiquidi» per quanto riguarda il mercato dei titoli di Stato. La presidente di Confindustria Emma Marcegaglia cerca di salvare il salvabile: non è realmente a rischio la solvibilità, dice, «è una questione di credibilità: c’è un problema di sfiducia verso l’Italia».
OCCHI PUNTATI SUL VERTICE
Nuovo, doppio attacco al governo anche da parte degli industriali italiani. I Giovani riuniti a Capri parlano di «politici inerti» e chiedono «una nuova leadership», e dalla leader di Confindustria l’ennnesimo richiamo: «Abbiamo inviato una seconda lettera per chiedere al governo di fare in fretta». Del decreto Sviluppo che ancora non c’è, Marcegaglia boccia pure le anticipazioni che parlano di un possibile concordato fiscale: «Non siamo d’accordo, preferiamo logiche di riforme strutturali». Ma, mentre il ministro Frattini balbetta che forse già domani Berlusconi presenterà qualche misura, e il segretario del pdl Alfano mette le mani avanti («lo sviluppo non si fa per decreto»), il responsabile Lavoro del pd Stefano Fassina riporta la discussione nel suo alveo naturale: «È incredibile che tante persone serie nutrano aspettative dal cosiddetto decreto Sviluppo». Perchè aspettarsi grandi cose, è il ragionamento di Fassina, da «un governo che in 3 anni e mezzo non ha fatto alcuna riforma seria», ed ora si ritrova con «una maggioranza striminzita e divisa»? C’è anche il fatto che «la recessione indotta dalle politiche deflattive in atto in tutta l’Ue non può essere compensata da nessun pacchetto di riforme. Speriamo – chiude Fassina – che a Bruxelles si accorgano che stiamo andando a sbattere». Dopo il vertice italo-tedesco e alla vigilia del summit Ue, Marcegaglia interviene anche sulla crisi dell’eurozona: «Confindustria e Bdi (l’omologa associazione tedesca, ndr) invierannoentro domenica un documento comune ai governi italiano e tedesco tedesco, e alla Commissione Ue per chiedere decisioni concrete sul problema della crisi dell’euro». «L’Europa è sull’orlo del baratro – continua la leader dei confindustriali – Siamo molto preoccupati che dal vertice di domenica ancora una volta non esca nulla, con conseguenze pesanti su mercati e industria. Ci preoccupano le distanze sul fondo salva Stati, sul ruolo della Bce, sulla capitalizzazione delle banche». L’invito è a «non far prevalere logiche elettoralistiche: stiamo mettendo a rischio la stessa costruzione europea». Del resto, anche il presidente
dell’Eurogruppo, Jean Claude Junker, sbotta sconsolato: «L’Unione sta dando un’immagine disastrosa. Non sta dando un esempio di leadership all’altezza della situazione».
L’Unità 22.10.11