Lo scorso 9 ottobre si è svolto a Firenze un bel convegno su “Unità italiana e regionalismo” durante il quale sono state poste, programmaticamente, alcune domande molto stimolanti: «Italia una e indivisibile: ma anche federabile?», «e se anziché Cavour e Vittorio Emanuele II avessero “vinto” Cattaneo o Gioberti? Se insomma da subito avesse vinto il Federalismo?».
Il momento forse più alto è stato l`intervento di Ugo De Siervo, presidente emerito della Corte Costituzionale, che ha parlato con l`abituale franchezza.
De Siervo ha esordito dicendo che «un federalismo compiuto non è pensabile in via legale nel nostro Paese. Più in linea con la storia e l`ordinamento dell`Italia sarebbe un regionalismo serio». E ha poi aggiunto: «Assistiamo in questa fase storica ad un`idea di “federalismo rozzo” che è fuori dalla Storia, che viene propagandato con slogan dietro ai quali passano un forte antisolidarismo e un attacco a valori fondanti della nostra Costituzione». A parere di De Siervo «un autentico federalismo si determina attraverso la decisione di mettersi insieme, presa da stati autonomi, ma il nostro stato nasce già unitario». «Molto più appropriato per l`Italia – egli conclude – è un regionalismo serio: dare soldi e capacità di spesa alle Regioni, attribuire loro poteri precisi. Portare a compimento, insomma, una riforma che può essere attuata senza prevedere rivoluzioni».
De Siervo non è nuovo a questi concetti netti e decisi. Nel febbraio scorso aveva definito il federalismo municipale una «bestemmia». La sua analisi sollecita chi ha a cuore questi temi a una riflessione approfondita e a una più forte e intelligente iniziativa politica ed istituzionale.
È certo pertinente una discussione terminologica sui concetti di federalismo e regionalismo. Molti dicono che il termine “federalismo” sia improprio in Italia. Ma al di là delle parole, pur “pesanti” anche se spesso imposte dal linguaggio dei media, penso che l`avvertenza che De Siervo giustamente ci dà è quella di uscire dall`attuale palude della confusione, della propaganda, della rozzezza o arretratezza contenutistica. E da un`impostazione dettata da logiche egoistiche, antinazionali.
Sento il grande valore di questo insegnamento, soprattutto adesso che l`enfasi federalistica sembra travolta e seppellita dal fallimento complessivo del Governo. Per dirla semplice: se torneremo al Governo nelle prossime elezioni sull’argomento bisognerà sostanzialmente ricominciare da capo.
Il Governo e la Lega non lasciano un`eredità spendibile. In fondo nemmeno lo spirito della Legge delega 42/09 era farina del loro sacco.
L’Unità 15.10.11