L’intervista parte con unosfogo. «Quello che è successo oggi in Aula non è casuale, è grazie al lavorìo dell’opposizione. Per loro è stata una Caporetto: abbiamo mandato sotto il governo e bloccato il dl sulle intercettazioni, vorrei che qualcuno prendesse nota perché va bene prenderci i rimproveri della nostra gente quando sbagliamo, ma poi quando otteniamo risultati come questo vorremmo che non si attribuisse al caso. È una vittoria parlamentare costruita». Dario Franceschini capogruppo Pd alla Camera ha da poco concluso un incontro, «informale» con il resto dell’opposizione parlamentare. «Siamo tutti d’accordo: le dimissioni di Berlusconi sono un atto dovuto, per noi la vicenda si chiude qui».
Franceschini,voi chiedete le dimissioni
del premier, ma dal Pdl minimizzano. La definiscono «una situazione assolutamente occasionale». È davvero solo questo?
«Partiamo dall’aspetto politico: oggi (ieri per chi legge, ndr) in Aula il fallimento di Silvio Berlusconi è stato plateale. Al momento della votazione è arrivata la scoperta, per lui drammatica, di non avere più i numeri. Ormai questa maggioranza è in grado di tenersi in piedi soltanto quando deve votare le leggi ad personam e le fiducie, quando poi si passa all’attività parlamentare la battiamo ogni settimana».
Ma questo ko implica anche aspetti formali di un certo rilievo. Ci spiega perché non è sostenibile la tesi del banale incidente?
«Perché stiamo parlando della bocciatura dell’articolo 1 del Rendiconto dello Stato. Questa bocciatura, come ha spiegato in Conferenza dei capigruppo il presidente della Commissione Bilancio, impedisce l’approvazione dell’assestamento di Bilancio e quindi della legge di stabilità.
Secondo molti costituzionalisti, anche vicini alla maggioranza, la mancata approvazione del Rendiconto dello Stato fa cessare il rapporto fiduciario tra governo e parlamento. A questo punto le dimissioni sono un atto costituzionalmente dovuto».
Berlusconi non ci pensa proprio…
«Berlusconi può sminuire i fatti, dire quello che vuole ma le sue restano parole al vento. Qui siamo di fronte ad un atto di sfiducia da parte del Parlamento. C’è un problema grande come una casa mané lui né i suoi sembra vogliano rendersene conto».
Ha visto che in Aula mancava anche Scilipoti?
«Quella non è un’assenza rilevante. Ce ne erano altre di peso, non voglio fare dietrologia ma insomma…».
Tremonti, per esempio.
«Lui e altri». Oggi sarà la Giunta peril regolamento a stabilire come si dovrà procedere.
Cicchitto pensa ad un maxiemendamento sul quale porre la fiducia. Secondo lei?
«La Giunta farà la sua valutazione, ma è evidente che non si può procedere con emendamenti a un documento del genere. Propongono una cosa che non sta né in cielo né in terra. Bocciando l’articolo 1 è stato bocciato tutto l’impianto e non c’è altra strada che quella delle dimissioni, non lo diciamo noi, lo dice la letteratura costituzionale e per questo la nostra richiesta di dimissioni stavolta non è politica ».
Se le cose stanno così quale è loscenario che si apre?
«Per quanto ci riguarda la Camera non può più votare né il Rendiconto né tutti gli atti ad esso conseguenti. Tragga lei le conseguenze…».
Parlamento paralizzato. Il passo successivo dovrebbe essere l’avvio della svolta che invocate da tempo?
«Queste valutazioni non spettano a noi. Quello che noi del Pd denunciamo ormai da mesi e che oggi è diventato plateale agli occhi di tutti è il fatto che questa maggioranza non esiste più, non è in grado di governare il Paese. Da oggi il mondoavrà l’ulteriore conferma che
nonsolo questo premier è inaffidabile, ma che ormai non può più contare neanche sulla maggioranza parlamentare. Come si può pensare di affrontare la crisi che sta investendo l’Europa con un premier così debole e inadeguato? Purtroppo sono convinto che Berlusconi non arriverà mai a dimissioni volontarie, piuttosto trascina il Paese nel baratro con sé. Deve cadere in Parlamento».
E secondo lei i frondisti alla fine la staccheranno la spina?
«Per quanto ci riguarda già con il voto di oggi la spina è stata staccata. Ma è evidente che devono essere parti della maggioranza a capire che così non si può più andare avanti, che bisogna aprire una nuova fase. L’opposizione sta facendo tutto quello che è possibile fare e oggi lo abbiamo dimostrato. Ripeto: non è accaduto a caso. E se Berlusconi è comparso all’improvviso in Aula forse è anche perché qualcuno dei suoi gli avrà detto che rischiavano».
E se cade questo governo che succede? Vendola è tornato a chiedere il voto anticipato.
«Se cade il governo si affida l’incarico ad una personalità di grande prestigio, si fanno le riforme, compresa quella della legge elettorale e poi si va al voto».
L’Unità 12.10.11