Il giudizio del presidente dell’organismo di controllo contabile davanti alla commissione finanze: “I tagli lineari alle agevolazioni avrebbero effetti recessivi. Bisogna cercare altre fonti che non penalizzino lavoro e imprese”. E sul condono: “Scelta politica, ma guardare ai precedenti”. La Corte dei conti “gela” la riforma fiscale “Non ha copertura, tassare beni reali” Il premier Silvio Berlusconi
ROMA – La Corte dei conti boccia la riforma fiscale: non ha copertura finanziaria, anche perché parte delle entrate sono state usate dal decreto di agosto. Bisogna quindi tassare beni “personali e reali”, evitando i tagli lineari alle agevolazioni che “sarebbero recessivi” e “si concentrerebbero soprattutto su coloro che già pagano l’imposta e, più specificamente, sui contribuenti che si collocano nelle classi di reddito meno elevate”. Lo ha detto il presidente della Corte, Luigi Giampaolino, parlando davanti alla commissione Finanze della Camera.
Secondo Giampaolino, il ddl delega al governo per la riforma fiscale e assistenziale “risulta ormai spiazzato dagli eventi che hanno riportato in primo piano le esigenze di rigore” e le “incertezze” che lo caratterizzano sul fronte della copertura dovrebbero indurre a “esplorare fonti di gettito nuove, in direzione di basi imponibili personali o reali che non insistano sul lavoro e sulle imprese”. Questo, “anche nella consapevolezza che la strada di una riduzione del perimetro della spesa sociale risulta difficile da percorrere e rischia di produrre effetti non diversi da quelli derivanti da un prelievo eccessivo e distorto”.
Un altro rischio rimarcato dalla Corte è legato ai tagli della spesa sociale: “In molti casi – dice Giampaolino – si è in presenza di erogazioni monetarie che fanno parte di una politica nascosta di contrasto alla povertà” e “non appare irragionevole attendersi che i risparmi di un riordino possano risultare in larga parte controbilanciati dalle risorse che sarà necessario mettere in campo per assicurare servizi adeguati ad una prevedibile impennata del fenomeno della non autosufficienza”. Nel complesso, la riduzione della spesa sociale, secondo la Corte dei conti, rischia di “produrre effetti non diversi da quelli derivanti da un prelievo eccessivo e distorto”.
In generale, è il giudizio della Corte dei conti, gli esiti della riforma fiscale sono “incerti” perché oggi i suoi obiettivi devono “coesistere con più ristretti spazi di manovra”. In particolare, le incertezze derivano dalle decisioni “assunte d’urgenza per fronteggiare le recenti turbolenze economiche” che hanno comportato “un’ulteriore restrizione degli spazi utilizzabili dal riformatore fiscale”, e sono inoltre aggravate dalle “preoccupazioni” sulla situazione economica (che rischiano di aggravare gli squilibri di finanza pubblica), dal perdurare di una crescita quasi in stallo e dall’aumento dei “vincoli derivanti dall’impennata del debito pubblico”.
Il presidente Giampaolino evidenzia poi come i nuovi assetti disegnati dal ddl delega prefigurino “più che una generalizzata riduzione del prelievo fiscale, un’estesa operazione redistributiva”, mentre la “molteplicità e la rilevanza” degli obiettivi perseguiti dal ddl rendono “doveroso interrogarsi sia sull’idoneità dei mezzi di copertura sia sul rischio di un conflitto nella destinazione delle risorse acquisibili”.
Oltretutto, ha rilevato il magistrato, i tempi sono stretti se si vuole evitare l’attivazione dei tagli automatici alle agevolazioni. Per Giampaolino il ddl richiede una maggiore precisazione dei criteri direttivi, ma conserva la sua attualità negli obiettivi di riforma del sistema tributario, in linea con le esigenze di ripresa e che richiede tempi stringenti per l’approvazione anche dei decreti attuativi. Infatti, ha osservato Giampaolino, i rilevanti effetti finanziari connessi alla delega – 4 miliardi per il 2012, 16 per il 2013 e 20 nel 2014, peraltro da anticipare, ai sensi di quanto disposto con le manovre estive – sono già stati incorporati nel quadro di finanza pubblica delineato dalla nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2011. “Va, pertanto, evitato – dice Giampaolino – che risulti inevitabile l’attivazione della clausola di salvaguardia del taglio automatico e lineare delle agevolazioni”.
Il presidente della Corte dei conti ha parlato anche dell’ipotesi del condono fiscale: “Quella del condono – ha detto Giampaolino – è una scelta molto politica, specie per l’aspetto che riguarda le conseguenze sul comportamento dei contribuenti”; bisogna però guardare ai risultati dei condoni precedenti (“experientia magistra vitae”) e ha ricordato che ora sarebbe accompagnato da misure di lotta all’evasione delle “quali bisogna tenere conto”.
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