7 ottobre– Mobilitazione nazionale studentesca. La piattaforma della Federazione degli Studenti. “Incarniamo la speranza, lavoriamo all’alternativa”. Tre anni fa, da facili profeti, urlavamo ad un governo sordo che la crisi finanziaria avrebbe scardinato tutte quelle convinzioni arrugginite e bugiarde sulla stabilità della geopolitica mondiale e avrebbe avuto soffocanti ripercussioni nel nostro paese, già in grave bisogno di riforme per l’occupazione e la formazione. La religione imperante però imponeva, e impone tutt’oggi, ben altro. La politica doveva mantenersi subalterna alle logiche della finanza e delle grandi reti speculative mondiali.
Nel 2008 ci trovavamo a subire esclusivamente colpi di coda di mercati impazziti, oggi assistiamo al commissariamento di interi stati dalla Banca centrale europea, dal fondo monetario internazionale e dalle agenzie di rating, e se solo pochi mesi fa nessuno riteneva plausibile il default di uno stato membro della zona euro, oggi la BCE dichiara possibile un fallimento controllato della Grecia, vessata dagli incessanti bollettini interessati delle Agenzie di Rating.
Da questo quadro confuso e precario, che le destre europee hanno contribuito a disegnare dagli anni ottanta ad oggi, non si possono più estrapolare soluzioni con le stesse ricette che ci hanno portato fin qui, pretendendo credibilità e rigore, a scapito di giustizia sociale, crescita e futuro.
Il Governo da 5 in condotta
In tutto ciò il nostro governo, di nota peculiarità, nel frattempo millantava stabilità e tenuta sociale, mentre oggi le foto e i video delle piazze calde delle nostre città, i licenziamenti orizzontali, le migrazioni all’estero di centinaia di piccole, medie e grandi imprese, denunciavano quanto scientemente sbagliata e pericolosa fosse la loro analisi.
Nel 2008 come negli anni a seguire scottavamo il dazio di un esecutivo interessato a promuovere politiche privatistiche, elitarie, giudiziarie, populiste e antidemocratiche; un governo che strizzava l’occhio ai mercati e all’alta finanza, dividendo i sindacati, abbandonando gli studenti e licenziando dalla storia un’intera generazione, condannata ai margini del proprio paese.
Nel frattempo la stessa maggioranza e lo stesso esecutivo hanno cambiato numeri, facce, pesi, diventando così deboli da non riuscire neanche a scrivere una finanziaria valida per due o tre giorni, privi di credibilità, mancanti ai propri impegni al punto da vederci interamente commissariati dalla Banca Centrale Europea, motivo che deve spingerci ad una seria riflessione su quanto la politica dell’UE stia giocando un ruolo marginale, anziché omogeneamente attivo nei fenomeni internazionali in campo, a favore di una banca e abdicando ai propri valori.
Il nostro ruolo. Per non rimanere in eterno adolescenti
Noi studenti dobbiamo essere capaci di raccontare un’altra storia, di raccogliere l’invito all’unità dello Sciopero Generale del 6 Settembre, portando avanti le vittorie ottenute in primavera con il referendum. Vogliamo un effettivo diritto di cittadinanza nell’elaborazione dell’alternativa democratica, politica e culturale, capace di raccogliere le richieste di un fronte di disagio ampio, sfilacciato e allo stremo; vogliamo armonizzare il frastuono di questo passaggio cruciale della storia, dando obiettivi politici al movimento per disinnescare l’esasperazione della violenza, rivendicando allo stesso tempo il valore di stare nelle piazze.
Abbiamo chiaro quanto la politica dei tagli, dell’austerità, della meritocrazia e della gerarchizzazione dei saperi abbiano messo in ginocchio la scuola, l’università e la ricerca nel nostro paese.
L’abbandono scolastico aumenta; un istituto su tre è a rischio; abbiamo un tasso di disoccupazione altissimo nelle giovani generazioni mentre i nostri laureati sono di meno rispetto agli altri paesi dell’unione europea; in media solo il 30% del bagaglio culturale di un ragazzo è appreso all’interno della scuola; il diritto allo studio non è sostanzialmente garantito in termini di emancipazione culturale e sociale, di trasporti, di accesso ai luoghi del sapere del nostro paese.
Eppure da Viale Trastevere il Ministro Gelmini si accontenta dell’aumento del numero dei bocciati, del ritorno al passato verso la scuola del rigore, che esclude anziché includere, che lascia a piedi i ragazzi anziché dar loro un’altra possibilità di crescita, che chiude le porte dell’ascolto e dell’interazione, che ghettizza gli immigrati, investendo chiaramente in una lotta fra poveri, che apre le porte all’omofobia e alla volgarità della diffidenza. È medievale.
Voi il buio del presente, Noi la luce del Futuro
Il 7 Ottobre la Federazione degli Studenti, insieme a tutte le altre associazioni studentesche del nostro paese, scenderà in piazza ovunque per lanciare un appello generazionale, per chiedere alla politica di interagire con noi, senza strumentalizzazioni di sorta, per fare proprie le nostre proposte, per riscattare una generazione condannata all’adolescenza.
Vogliamo una Scuola più giusta, che non veda i propri orizzonti nell’ipocrisia del merito ma nel valore della crescita interattiva, condivisa e collettiva. Una scuola di qualità al Sud tanto quanto al Nord, in Italia tanto quanto in Nord Europa.
Crediamo che non esistano scuole di seria A o di serie B, ma anzi che proprio professionali e tecnici incarnino oggi l’esigenza vitale di “sapere e saper fare”. Riteniamo essenziale aprirsi ai cambiamenti del nuovo mondo, investendo su internet, per l’immensità del sapere che porta con sé e poiché un ragazzo deve essere capace di sfruttarla con senso critico.
La scuola non deve rinchiudersi nell’egocentrismo dell’autosufficienza e tornare ad aprirsi, ad essere palestra di cultura, di cittadinanza e formazione. Deve essere il pilastro per la società della conoscenza, in cui la cultura e la formazione al lavoro e all’essere siano garantiti tutto l’anno e tutta la vita.
È il tempo di pensare e guardare lontano, di ridare valore alla politica, non spegnendoci nel presente. Incarniamo la speranza, lavoriamo all’alternativa.
Federazione degli Studenti
www.partitodemocratico.it
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Non SIETE Stato VOI, VOGLIAMO Essere NOI A Contare!
Mobilitazione nazionale studentesca. La piattaforma della Rete degli Studenti Medi
Siamo stanchi di dover stare alla finestra, siamo stanchi di essere considerati l’ultima ruota del carro da questo Governo, ora vogliamo contare. Viviamo in un Paese in cui la disoccupazione giovanile cresce costantemente, fino a raggiungere il picco del 29 %, nonostante questo nella manovra finanziaria approvata dal governo non c’è traccia di investimenti su scuola, università e occupazione giovanile, ma si continuano a mantenere intatti gli interessi della dei soliti privilegiati a discapito del nostro futuro.
Non vogliamo cadere nel demenziale ragionamento per cui in un periodo di crisi bisogna tagliare su tutto, abbiamo visto e denunciamo già da anni come la politica di austerity attuata dai governi europei non ha portato nessun risultato, se non continui tracolli finanziari. Non accettiamo che il governo Italiano faccia della crisi un pretesto per smantellare diritti e ridurre spazi di democrazia, nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro, nella società tutta, poiché crediamo invece che la colpa qualcuno ce l’abbia, ed è di chi questa crisi l’ha generata e mai pagata.
È chiaro che questo governo ha fallito e deve andare a casa, basta vedere come, in questi anni, è riuscito a distruggere le nostre scuole e i diritti sanciti dalla Costituzione. Da quando la Gelmini ha proposto la legge 133, nel 2008, gridiamo dalle nostre piazze, nei pochi tavoli di confronto col ministro, dalle nostre assemblee e occupazioni che 8 miliardi di euro di tagli avrebbero portato al collasso la scuola pubblica Italiana. Oggi sono passati 4 anni, avremmo voluto avere torto e invece abbiamo tristemente ragione.
Ma ovviamente la ragione non ci basta.
I tagli del ministro Gelmini pesano su chi vive la scuola, studenti famiglie e insegnanti, che non sanno più cosa inventarsi per salvare quel poco che rimane di buono fra le macerie che questo governo ci ha lasciato.
8 miliardi hanno creato una scuola per pochi, che ha perso la sua funzione sociale e le sue basi costituzionali.
Una scuola non aperta perché non tutti possono permettersi di frequentarla: contributi volontari, ripetizioni private, materiale scolastico, costo dei libri, trasporti hanno reso la scuola una spesa enorme, soprattutto per quelle famiglie che sentono il peso della crisi.
Una scuola che non può stare aperta perché non ci sono i soldi, che perde quindi il suo rapporto col territorio, le attività extracurriculari, il senso di scuola comunità, per diventare un luogo chiuso in se stesso, senza rapporti col territorio, aperto lo stretto indispensabile.
Ci lasciano vivere in delle strutture fatiscenti, un edificio su tre non è a norma, però ogni anno il ministro inventa un nuovo provvedimento populista con cui penalizzarci e punirci, l’ennesimo ostacolo che aumenta soltanto l’abbandono scolastico e che viene usato come arma punitiva per sedare il dissenso. Voto di condotta, limite di assenze, sufficienza in tutte le materie per essere ammessi agli esami, sono provvedimenti inutili, che non fanno altro che lasciare sempre più studenti indietro senza dargli i mezzi per andare avanti.
Una scuola che non ci assomiglia, che è lenta e vecchia, con programmi vetusti e tecniche di insegnamento obsolete, in cui diminuiscono le ore ma non i programmi, i cui si ha il continuo assillo di inseguire il voto, la valutazione, la chiusura del quadrimestre e la fine del programma, senza mai avere il tempo per approfondire, dibattere, imparare.
Adesso basta, siamo stufi di un governo che da i numeri, ecco da dove ripartire per la scuola che vogliamo:
DIRITTO ALLO STUDIO
Le spese a carico degli studenti e delle famiglie quest’anno hanno raggiunto cifre esorbitanti, fra il costo dei libri (in media 400 euro a studente), il costo dei trasporti, i corsi di recupero e le attività extracurriculari a pagamento, frequentare la scuola è diventato un privilegio di pochi.
In un contesto di crisi economica che ha impoverito le nostre famiglie, tolto il lavoro ai nostri genitori, dare a tutti l’opportunità di avere un’istruzione di qualità ci sembra l’unica alternativa possibile per uscire dalla crisi ed investire sul futuro. Per questo chiediamo: misure straordinarie di borse di studio per consentire a tutti di studiare e raggiungere i più alti livelli di istruzione, una legge quadro nazionale sul diritto allo studio che limiti la dispersione scolastica e faciliti l’accesso all’istruzione.
EDILIZIA SCOLASTICA
Il 40% degli edifici scolastici è stato costruito fra il 1940 e il 1974 e necessita di misure urgenti d’intervento ma non ci sono neanche i soldi per la manutenzione. Chiediamo 20 miliardi di euro per modernizzate le strutture, creare laboratori e le palestre (assenti nel 45% degli istituti) e per avere una scuola all’altezza dei nostri sogni; chiediamo che venga pubblicata l’anagrafe nazionale sull’edilizia scolastica, perché nessuno deve mai più morire sotto le macerie di una scuola!
BASTA AL FALSO MERITO
La Gelmini dice di aver creato la scuola del rigore e del merito, ma il nuovo sistema di valutazione produce distorsioni e ingiustizie e spinge molti ad abbandonare precocemente gli studi. Il voto in condotta, il nuovo sistema di accesso all’esame di stato, il limite di assenze sono solo delle operazioni demagogiche e inutili, che ci riempiono di rabbia se consideriamo quali sono i veri sistemi con cui nel nostro Paese si fa carriera: non il merito ma le raccomandazioni e i favoritismi! Diciamo basta alle storture della riforma della valutazione, della terno al lotto per accedere alle università a numero chiuso, vogliamo una valutazione non punitiva che valorizzi davvero il merito, che ci aiuti a crescere e che serva a non lasciare indietro nessuno!
VOGLIAMO UNA DIDATTICA NUOVA
Con la finta riforma della secondaria, vengono eliminate le sperimentazioni, ridotte le ore, eliminate molte materie. Questo riordino ha soltanto lasciato le scuole nel caos, cambiando tutto per non cambiare niente. Chiediamo che venga riformato il sistema con l’introduzione del biennio unitario, innalzando l’obbligo a 18 anni. Chiediamo una didattica nuova, che abbandoni il sistema delle lezioni frontali e che investa sulle nuove tecnologie. Chiediamo che venga abbandonata l’idea che gli istituti tecnici e professionali siano scuola di serie B, vogliamo invece che vengano valorizzati in un’ottica nuova, garantendo prima di tutto gli studenti lavoratori creando uno statuto degli studenti e delle studentesse in stage.
WELFARE STUDENTESCO
I tagli pesantissimi agli enti locali dell’ultima manovra economica peggiorano ancora di più le situazioni che viviamo sui nostri territori, costringendo spesso regioni, comuni e province a tagliare su diritto allo studio e welfare. Troppo spesso gli studenti vengono considerati invisibili dalle amministrazioni locali, chiediamo trasporti gratuiti e funzionanti, che si abbattano i costi per l’accesso alla cultura (cinema, librerie, biblioteche, mostre), che si creino spazi di aggregazione a disposizione degli studenti.
NO AI LICENZIAMENTI
La Gelmini dice che gli insegnati sono troppi, per questo lascia senza lavoro oltre 30000 precari, per la maggior parte nuovi insegnanti più formati di quelli attuali che rimangono alla porta. Peccato che nelle nostre scuole gli insegnanti più che essere troppi sembrano pochi, visto che non si riescono a realizzare corsi di recupero, attività alternative, o a tenere aperte le scuole al pomeriggio. Servono insegnanti preparati, per rinnovare la didattica che è ferma agli anni 30. Per questo crediamo sia necessario un serio sistema di valutazione dei docenti e delle scuole che sia indipendente dal ministero e dai presidi e che sia fatto per aumentare la qualità e far in modo che tutti abbiano le stesse opportunità.
Crediamo che questo governo stia distruggendo lo stato, con metodi impensabili in una democrazia reale e moderna, vogliamo essere noi a contare, noi che vogliamo un Paese diverso da cui non siamo costretti a fuggire, che riparta da scuola, università e ricerca, non viste come capitoli di bilancio su cui tagliare per far cassa ma come motore del cambiamento.
RETE DEGLI STUDENTI MEDI
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