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"Anche Moody’s declassa l’Italia", di Bianca Di Giovanni

L’agenzia ha abbassato il rating dei titoli di Stato da Aa2 ad A2. Palazzo Chigi minimizza. Bersani: una mazzata, ora il governo va cambiato. Tremonti in giornata aveva detto: Spagna meglio di noi perché va al voto anticipato. Italia declassata. Confermando le previsioni della vigilia l’agenzia di rating Moody’s ha rivisto al ribasson il suo giudizio sui titoli italiani. Il rating (voto) è passato da Aa2 a A2. Un taglio di tre posizioni, che
pone l’Italia al pari di Malta, sotto l’Estonia e la slovacchia. Secondo gli analisti della cosiddetta “seconda sorella” tra le agenzie di rating, anche le prospettive (outlook) del nostro Paese sono negative. «Il rischio di default dell’Italia è remoto- scrivono gli americani – Ma la vulnerabilità di questo Paese è aumentata». «La notizia del declassamento di Moody’s é una mazzata – commenta Pier Luigi Bersani – L’Italia é meglio di quel rating, ma se non c’é un cambiamento la sfiducia rischia di tirarci a fondo».Le ragioni del downgrading sono
legate al rallentamento dell’economia mondiale, ma anche alle incertezze politiche che attraversa il Paese. Incertezze che sono emerse con forza ieri. Una giornata segnata da uno scontro frontale tra Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi. Il ministro all’Ecofin ha affermato che probabilmente la Spagna ha uno spread inferiore all’Italia
“perché lì si è deciso di andare alle elezioni, quindi di cambiare”. Una vero siluro lanciato dritto-dritto verso Palazzo Chigi dall’inquilino di Via Venti Settembre in uno dei momenti più complicati nel rapporto tra i due Palazzi. Giorni difficili in cui si devono affrontare nodi delicati, come la nomina del successore di Draghi in Bankitalia (la decisione è attesa per giovedì, ancora in vantaggio Fabrizio Saccomanni) o le nuove misure per lo sviluppo, su cui il ministro tiene la borsa chiusa. In questo contesto un’uscita di questo tipo da un proscenio internazionale non può certo passare inosservata. Si parla di credibilità dei Paesi, di andamento dello spread (il differenziale) che di quella credibilità è il termometro.
Per la Spagna c’è stata un’unica impennata, poi quasi rientrata. In Italia invece l’innalzamento del livello del differenziale sembra definitivo: non si riassorbe. Eppure il nostro Paese era partito da situazioni migliori di quelle dei titoli di Madrid.Cosa è davvero accaduto? Davanti alla stampa estera Tremonti spara ad alzo zero. Zapatero se ne va, Berlusconi resta, sembra affermare. Ecco perché l’Italia si ritrova peggio. Il ministro sa di aver detto solo una parte di verità. Lo spread italiano, infatti, si è alzato due volte, con il «caso»Milanese e con il discorso rassicurante del premier in Parlamento il giorno prima dell’intervento Bce sull’anticipo della manovra. I mercati non credono a nessuno da noi.«Dico così per dire», aggiunge con un sorriso sornione rivolto ai cronisti. Sa che quella bordata è già rimbalzata nei Palazzi italiani. Tra i parlamentari Pdl aumenta la rabbia verso il titolare del Tesoro.
IL GELO
Non è una novità: semmai è una conferma. Tremonti torna a vestire i panni del sabotatore, di quello che mette a rischio gli equilibri interni all’esecutivo, per di più in un momento in cui il premier è azzoppato dalle inchieste giudiziarie e la Lega soffre di profondi tormenti interni. Nongli basta di aver affondato il coltello nei bilanci di tutti i ministeri, mettendo in difficoltà i suoi colleghi. E non gli basta neanche di aver imposto all’Italia una stangata da 60 miliardi di qui al 2014, che forse neanche raggiungerà il pareggio di bilancio. Non gli basta aver disertato il parlamento durante il voto sul suo braccio destro Marco Milanese. Questo è il tam-tam che attraversa i ranghi pidiellini. Il fermento è tanto forte, che dopo qualche ora il ministero dell’Economia sforna una nota all’insegna dell’ appeasement. «Ero in Lussemburgo e non stavo parlando di politica interna italiana – si legge nella nota – Ogni Paese ha la sua particolare situazione. L’Italia ha appena fatto il pareggio di bilancio e
sta facendo la legge di stabilità. Ogni riferimento alla politica interna italiana è di conseguenza totalmente infondato e strumentale». Una spiegazione che forse peggiora le cose: solo un formalismo. Così il gelo tra Tremonti e Berlusconi resta. Vista da Palazzo Chigi, infatti, la trasferta lussemburghese del ministro somiglia all’ennesimo segnale di guerra. Per un Paese comel’Italia, «la priorità è la tenuta dei conti pubblici» e poi si può pensare alla crescita, spiega il ministro. Come dire: la mia politica è quella giusta, sbaglia chi chiede di spendere. Ovvero, tutto il resto del governo. Quanto ai conti, il ministro assicura che il pareggio arriverà. Ma Moody’s non gli crede. L’Italia è ancora in piena crisi, e resta ostaggio di veti e lacerazioni politiche. In queste condizioni sarà difficile risanare i conti. Ma il premier non ci sta a prendersi la responsabilità della crisi. Non ci sta a sentirsi dire che la sua permanenza a Palazzo Chigi fa sprofondare la Borsa mettendo a rischio la tenuta dell’Unione europea. Per questo, stando ai rumors, su Bankitalia procederà sulla sua strada, che punta a Saccomanni.

L’Unità 05.10.11