C’è un libro, letto da bambino, che ha avuto una parte fondamentale nella scelta dell’immunologo Bruce Beutler – il più giovane dei tre scienziati insigniti ieri del premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina – di dedicarsi all’ambito di ricerca che lo ha portato a cercare «i guardiani della risposta immunitaria con cui l’uomo e altri animali si difendono contro l’attacco di batteri e altri microrganismi». Si tratta di un classico, «I cacciatori di microbi», pubblicato per la prima volta nel 1926 e scritto dal batteriologo statunitense, Paul de Kruif, il quale, attraverso le biografie scientifiche di undici scienziati – tra cui Lazzaro Spallanzani, Louis Pasteur, Robert Koch – ricostruisce l’epopea della batteriologia e le scoperte del ruolo dei germi nelle malattie infettive.
L’interesse per i microbi e per il loro terrificante potere distruttivo – ha raccontato, qualche tempo fa, Beutler in un’intervista – riguardava, naturalmente, l’altra faccia della medaglia: la complessità e la straordinaria perfezione e bellezza del sistema immunitario, che si è evoluto per difenderci contro i microbi, ma non solo. Per svolgere i suoi compiti esso dispone – per dirla con parole semplici – di due meccanismi: l’immunità specifica o innata e l’immunità aspecifica o adattativa, che sono strettamente legate una all’altra e si influenzano a vicenda. I risultati di ricerca dei tre scienziati premiati quest’anno ne hanno rivoluzionato la comprensione, rivelando come si attivano le due fasi, specifica e aspecifica, della risposta immunitaria. Non sarà necessario insistere come e quanto questi sviluppi possano essere, a buon diritto, considerati una delle grandi conquiste della medicina, come dimostrano le strade aperte per lo sviluppo della prevenzione e di nuove strategie terapeutiche per infezioni, patologie infiammatorie e cancro. Ed è già una realtà il vaccino terapeutico contro il cancro alla prostata, approvato di recente dalla Food and Drug Administration statunitense: un vaccino che cura perché induce una risposta attiva e permanente del sistema immunitario.
Bruce Beutler è stato premiato con Jules Hoffmann per la scoperta delle proteine dei recettori che riconoscono i «nemici», batteri e microrganismi, e innescano l’immunità innata, la prima linea del nostro sistema di difesa. Nel 1996, Hoffmann aveva scoperto che un gene già conosciuto (chiamato «Toll») era cruciale per il funzionamento della risposta immunitaria. Beutler ha compiuto un altro passo decisivo, trasferendo queste acquisizioni ai mammiferi. Mentre Ralph Steinmann morto qualche giorno fa per un cancro al pancreas – non ha potuto gioire del riconoscimento per la scoperta delle sentinelle del sistema immunitario, le cellule dendritiche e del loro ruolo nell’immunità adattativa. La sua ricerca su questa nuova classe di cellule immunitarie – che ha aperto un nuovo campo di studio nell’ambito dell’immunologia – ha portato alla loro caratterizzazione come accessori importanti e unici nell’insorgenza di diverse risposte immunitarie, compresi il rigetto dell’organo, la resistenza ai tumori, le malattie autoimmuni e le infezioni. Confluendo insieme a chiarire i principi chiave per l’attivazione del sistema immunitario, le ricerche dei tre scienziati hanno contribuito a svelare come esso si difende dagli attacchi esterni. «Il loro lavoro – ha affermato la giuria in una nota diffusa dal Karolinska Institute di Stoccolma – ha aperto nuove strade per lo sviluppo della prevenzione e della terapia contro le infezioni, il cancro e le malattie infiammatorie».
C’è la musica di Bach a fare da sottofondo al Nobel di Beutler: la sua musica per riprendere le sue parole – cattura tutti gli umori della scienza: le inevitabili delusioni, la gratificazione del lavoro onesto e del progresso, la gioia e l’eccitazione di un’improvvisa illuminazione.
La Stampa 03.10.11