"La Repubblica del Presidente", di Ilvo Diamanti
Giorgio Napolitano non era mai stato così duro nei confronti della Lega Nord, prima. Ne aveva, anzi, sostenuto le rivendicazioni principali. In tema di federalismo ma anche di fisco e burocrazia. La Lega, d´altra parte, aveva offerto al Presidente una sponda utile, nella maggioranza, in occasione dei ricorrenti conflitti con il Premier, alla continua ricerca di vie di fuga dai propri guai giudiziari. Ieri questo rapporto si è spezzato, in modo difficilmente recuperabile. Perché la condanna di Napolitano ha colpito i miti e i riti dell´identità leghista, proprio nel momento in cui vengono rilanciati. La secessione, ma, soprattutto, il “popolo padano”. Liquidato insieme alla manifestazione di Pontida. Un “prato”, dove si alzano le grida di “una certa parte di elettori”. Un intervento così esplicito si spiega con il drammatico momento che attraversa il Paese. E con il ruolo assunto da Napolitano, soprattutto nell´ultimo anno. Il garante e il portabandiera – tricolore – dell´Unità. Nazionale e Politica. Non molti avrebbero scommesso sul successo delle celebrazioni in occasione del 150enario dell´Unità d´Italia. D´altronde, l´Italia è un Paese …