attualità, politica italiana

"La coscienza dello Stato", di Ezio Mauro

Ieri Giorgio Napolitano ha rotto un pezzo dell´incantesimo che blocca il Paese in questa lunga agonia del berlusconismo. Spazzando via false credenze, mitologie e leggende politiche che pure hanno imprigionato e condizionato l´attività di questo governo, il Capo dello Stato ha detto chiaramente quel che la politica (anche di opposizione) non riesce a spiegare: non esiste un popolo padano, pensare ad uno Stato lombardo-veneto che competa nella sfida della globalizzazione mondiale è semplicemente grottesco, e una via democratica alla secessione è fuori dalla realtà.
Dopo queste parole, vivere nella finzione non sarà più possibile. Ci vuole coraggio istituzionale – quindi responsabilità – nel pronunciarle, perché l´Italia politica ha accettato per anni che crescesse dentro la cultura della destra berlusconiana questa leggenda nera della secessione possibile, della Padania immaginaria, fino alla buffonata delle false sedi ministeriali al Nord, col ritratto di Bossi appeso ai muri. Oggi, semplicemente e finalmente, lo Stato dimostra di avere coscienza e nozione di sé, e dice di essere uno e indivisibile, frutto di una vicenda nazionale e di una storia riconosciuta.
È una frustata alla politica, Lega, governo e maggioranza in primo luogo: ma anche all´opposizione.

Napolitano infatti denuncia la rottura del rapporto tra eletti ed elettori, come se la politica si sentisse irresponsabile. E proprio nel giorno in cui le firme per il referendum abrogativo hanno raggiunto un milione e duecentomila, chiama in causa per questo il Porcellum: voluto e votato da Berlusconi e dalla Lega, colpevole di aver spostato la scelta dei parlamentari nelle mani dei capi-partito, spezzando il collegamento tra i cittadini e i loro rappresentanti. Per questo il Presidente chiede espressamente una nuova legge elettorale per ripristinare la fiducia nelle istituzioni.
Guai se le parole del Quirinale restassero inascoltate, al punto in cui è giunta la disaffezione dei cittadini verso il sistema politico-istituzionale. È un invito a dire la verità, a farla finita con gli inganni, a restituire la parola ai cittadini, a “cambiare aria” nel Palazzo. Se accadrà, anche la finzione di governo che si arrocca a Palazzo Chigi avrà vita breve.

La Repubblica 01.10.11

******

Calderoli: “Il presidente è saggio ma dimentica il diritto dei popoli”, di ANNALISA CUZZOCREA

C´è chi si affida a un sillogismo, «io sono padano, perciò la Padania esiste». Chi invoca esempi recenti, anche se non proprio edificanti, come la secessione del Sudan del Sud. Chi definisce il Capo dello Stato «amico degli immigrati», chi gli dice che «non ha mai lavorato perché ha sempre fatto il comunista». La reazione della Lega davanti alle parole di Giorgio Napolitano sulla Padania che non c´è è rabbiosa, a tratti scomposta: alcuni dirigenti, i capigruppo, i presidenti di regione, cercano di non esagerare, di non divaricare ancora di più la frattura sempre più evidente fra il partito di Bossi e il Capo dello Stato. I falchi però affondano i colpi, Calderoli è molto duro, la Padania parla di minacce, e la radio dei lumbard amplifica gli sfoghi della base. «Vogliono far saltare il governo, ma devono stare attenti perché così rischia di saltare tutto», è il ragionamento che prevale in queste ore a via Bellerio.
«Il presidente è sempre molto saggio, ma fa finta di dimenticare il diritto universalmente riconosciuto dell´autodeterminazione dei popoli», dice Roberto Calderoli. Poi, per smentire la parole di Napolitano sulla secessione «impossibile per via democratica», il ministro della Semplificazione aggiunge: «La Lega da oltre vent´anni è garanzia di democrazia». Il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni – incappato già la settimana scorsa in una polemica col Quirinale – sostiene di voler mantenere fede al principio di «non commentare le parole del Colle, soprattutto quando non le condivido». Il presidente dei senatori Bricolo ricorda che «in democrazia ognuno è libero di pensarla come crede, e questo vale anche per chi si riconosce nella Padania». Roberto Cota, governatore del Piemonte, spiega: «Napolitano sa benissimo che la Lega da oltre vent´anni ha le sue idee».
Ben più accese le reazioni degli europarlamentari Mario Borghezio, Matteo Salvini, Francesco Speroni. «La velata minaccia ai militanti indipendentisti ci lascia tranquilli perché in Padania ci sono migliaia di patrioti che considerano la libertà il bene più importante e non si fanno spaventare», annuncia Borghezio «a titolo personale». Per Salvini: «Il lombardo-veneto ha una storia più antica di quella della Repubblica italiana. Mio figlio fa la terza elementare e studia queste cose. Manderò una copia del libro a Napolitano, così si aggiorna». Speroni ricorda invece come «non più di pochi giorni fa nel mondo c´è stata un´ennesima secessione, quella del Sud Sudan», e rimanda, per stare in Europa, alla separazione tra Slovacchia e Repubblica Ceca. Stesso riferimento di Piergiorgio Stiffoni, senatore della Lega, che aggiunge: «Né io né Napolitano scriveremo la storia della secessione perché è ancora in divenire e siamo vecchi». Arrabbiati anche i sindaci: «Il ruolo del Capo dello Stato è quello di ascoltare le richieste e le esigenze di tutto il popolo, e non soltanto di chi fa comodo alla politica», dice Giuseppe Prevedini da Caravaggio, provincia di Bergamo.
Infine, Radio Padania. Il conduttore si sfoga: «Che noi non si esista non è una scoperta. Lui preferisce gli immigrati, gli extracomunitari, quelli sono il suo popolo». Poi lascia i microfoni aperti: «Diceva che non esistevano neanche le foibe, cosa volete aspettarvi da uno che era amico di Tito», lamenta un ascoltatore. E Beatrice, da Varese, chiama per chiedere: «Quel bell´elemento che non ha mai lavorato perché ha sempre fatto il comunista, ma non si vergogna a dire quelle cose ai suoi fratelli napoletani, a quei beduini che vivono in mezzo alla camorra e all´immondizia?».

La Repubblica 01.10.11