Mese: Settembre 2011

Gli immigrati alla seconda un po´ italiani e un po´ no", di Vladimiro Polchi e Giancarlo Bosetti

Sono due le identità che le seconde generazioni di immigrati musulmani sentono come proprie, quella di origine e quella di destinazione, ma sono due anche le Italie che risultano da questa indagine sociologica di Abis: due Italie più lontane tra loro di quanto non siano lontane la nostra penisola dalla costa maghrebina. La prima Italia, quella dove arrivarono i padri di questi ragazzi e ragazze, era accogliente, ricca, e più che ricca, in crescita; la seconda, dove si trovano ora, è chiusa, un po´ razzista e, più che povera, in declino. Quando i genitori varcavano le nostre frontiere, magari negli aeroporti con il visto turistico, o in auto da Trieste, mescolati al ritornovacanze, o avventurosamente via mare, noi eravamo comunque “Lamerica”, di cui al celebre film di Amelio, intravista nebulosamente nelle pubblicità di Rai Uno («e mia mamma – dice qui una ragazza – guardava la tv anche per imparare bene la lingua»), adesso l´Italian dream lascia il posto a pensieri grigi, anche se i giovani cresciuti qui si sono intanto affezionati, si sentono italiani, …

"Senza le donne non c'è cambiamento", intervista a Roberta Agostini di Maria Zegarelli

La coordinatrice delle Democratiche: «Spetta a noi costruire il futuro. C`è bisogno di una nuova cultura politica e di una vera democrazia paritaria». Le parole che non vorrei più sentire pronunciare da un politico? Non ci ho pensato, mi vengono in mente quelle che vorrei si pronunciassero più spesso». Roberta Agostini, 42 anni, laurea in Filosofia, consigliere provinciale nonché coordinatrice nazionale delle Donne Democratiche, preferisce partire da quello che ci vorrebbe per rinnovare non solo la classe dirigente politica, ma la «cultura politica stessa». Va bene, allora partiamo da ciò che vorrebbe sentire più spesso quando i politici parlano. «Mi piacerebbe si usasse più spesso la parola “partecipazione” e che si partisse da qui per aprire una stagione di riforma delle istituzioni democratiche. Mi piace molto anche la parola “capacità”, diversa da “merito”, perché è sulle capacità delle persone che dobbiamo saper investire per costruire una società solidale. Un` altra parola che mi piace molto è “relazione”: ci arriva dal movimento delle donne e mai come ora è attuale. E’ soltanto insieme agli altri che …

"Disabili e insegnanti di sostegno. I genitori passano alle denunce", di Gioia Salvatori

Presi in giro, bistrattati, stanchi di lottare per diritti basilari. Si sentono così i genitori degli alunni disabili che hanno denunciato la pubblica amministrazione per l’insufficienza di insegnanti di sostegno all’avvio dell’anno scolastico. La denuncia penale è stata presentata ai tribunali di Roma, Napoli e Milano, i capoluoghi delle tre regioni dove maggiore è la popolazione scolastica e dove, di conseguenza, maggiori sono i disagi. A prendere le vie legali con il dubbio che «siano stati reiterati comportamenti della pubblica amministrazione lesivi del diritto allo studio dei minori diversamente abili »,come si legge in un comunicato, è l’associazione di genitori di alunni disabili “Tutti a scuola”, rappresentata da Antonio Nocchetti. Che scrive: «la tutela della disabilità è sempre più un’illusione che per i diretti interessati si trasforma in delusione, o meglio sarebbe dire in maltrattamento psicologico. Eppure il diritto all’istruzione, all’educazione e all’integrazione scolastica è un diritto soggettivo pieno, non suscettibile di affievolimento, che trova il suo fondamento nella Costituzione Italiana». Amarezza, accompagnata da numeri sconfortanti: le nomine in deroga degli insegnanti di sostegno vanno …

"L'evasione brucia anche i talenti", di Alberto Bisin

La questione dell’evasione fiscale in Italia torna periodicamente ad essere centrale nella discussione politica. Si prospettano tuoni e fulmini contro gli evasori, si stimano entrate stratosferiche nelle casse pubbliche come conseguenza di rinnovati sforzi alla lotta all’evasione, e poi nulla succede: gli evasori evadono e i lavoratori dipendenti pagano. La battaglia all’evasione è ovviamente prima di tutto una battaglia di giustizia, equità, e anche di civiltà, nel senso che è difficile fondare una società civile su una distribuzione così eterogenea del carico fiscale come in Italia. Stime più o meno accurate danno un sommerso in Italia dell’ordine del 26% del Prodotto interno lordo. Detto questo, compito di un economista è cercare di andare oltre le questioni etiche e se possibile valutare l’impatto di politiche economiche vere o presunte. A questo proposito vari economisti, tra cui io stesso su queste colonne e Michele Boldrin su «Il Fatto», hanno provato a portare l’attenzione del dibattito sul fatto che l’evasione fiscale si colloca, nel nostro Paese, nel contesto di una elevatissima pressione fiscale, e che questo implica che …

"Il sud abbandonato. La disoccupazione fa scappare i giovani", di Marcella Ciarnelli

Il Mezzogiorno è sempre più lontano dal resto del Paese. E rischia di esserlo sempre di più, tanto più se i piani per il Sud del governo continueranno ad essere sempre e solo enunciazioni di principio. L’amara analisi la fornisce lo Svimez, l’Istituto che «fornisce da lungo tempo il più significativo appuntamento periodico di ricapitolazione e confronto sullo stato del Mezzogiorno »come ha detto il presidente della Repubblica che, davanti a numeri che forniscono la riprova che «la principale incompiutezza dell’unificazione dell’Italia è il persistente divario tra Nord e Sud» e che hanno in sé un’indicazione precisa che Napolitano rende esplicita: «Senza la valorizzazione del Sud non ci può essere crescita». LE DONNE Eccolo il Mezzogiorno tratteggiato dallo Svimez: nuova immigrazione, un tasso di disoccupazione reale che è al 25 per cento, neanche un giovane su tre ha un lavoro, e per le donne va ancora peggio dato che tre su quattro sono costrette a restare a casa. Nonostante l’impegno nello studio e a cercarsi un’occupazione. Un’area a rischio “tsunami demografico”, in cui nel 2050 …

«Non c’è un nuovo partito», di Mariantonietta Colimberti

Parlano Bindi, Letta, Fioroni, Garofani. L’impressione è che questa volta le parole di Angelo Bagnasco siano arrivate con tutta la forza che lo stesso presidente della Cei ha voluto trasmettere. Che quella del cardinale sia stata una prolusione il cui peso doveva risultare chiaro a tutti è stato evidente nuovamente ieri. Il Sir, l’agenzia stampa della Cei, in una nota in cui si dice che i vescovi italiani condividono le parole del loro presidente sul «disagio» del paese, ha esplicitato due concetti: il primo, che «su Berlusconi e la questione morale» Bagnasco ha parlato «con franchezza, ripetendo una posizione già molto ben definita a più riprese. Ma questo è comunque il passato»; il secondo, che il mondo cattolico è invitato a «muoversi in prospettiva. Perché in questo momento bisogna cominciare ad articolare una proposta». Di che proposta di tratta? Non si parla di un partito, almeno per ora, ma di qualcosa di diverso dall’assetto attuale sì. «L’alternativa – ha spiegato ancora il Sir – non è l’alternanza, cioè la sostituzione dell’attuale maggioranza di governo con …

"Il ritorno del bavaglio ad personam", di Curzio Maltese

Così Berlusconi non era una vittima di ricatti, ma quello che pagava Tarantini perché mentisse ai magistrati. Il premier sapeva che le ragazze in tubino nero portate dal compare alle “cene eleganti” erano prostitute e non nipoti di statisti stranieri o ricercatrici del Cnr. La montagna di soldi versati a Gianpaolo Tarantini tramite Valter Lavitola, il quale per inciso ne tratteneva la gran parte, non erano l’aiuto a una famiglia in difficoltà finanziaria, ma il prezzo di una corruzione. Siamo sorpresi dalle conclusioni del Tribunale del Riesame? Forse no. Con buona pace dei difensori d’ufficio alla Ferrara e alla Minzolini pagati coi nostri soldi per raccontarci penose scemenze. > > La versione di un Berlusconi modello principe Myshkin o Chance il Giardiniere, insomma un beato idiota messo in mezzo da una banda di lestofanti, ci aveva sempre fatto sorridere. Puttaniere a sua insaputa, come Scajola con le case. Il premier era invece “pienamente consapevole” di trovarsi di fronte a delle escort, scrive il tribunale napoletano, come sospettavamo in molti. Non era la vittima, ma il …