"Un piano per il lavoro", di Laura Pennacchi
Ci si chiede se i leader mondiali, rinunziando a dare assoluta priorità alla tematica della crescita, non stiano sottovalutando la gravità, la durata, la strutturalità della crisi globale. Obama è l’unico che prepara, nell’anniversario del Labor day, misure per un rilancio della crescita. Nel frattempo politiche restrittive e recessive vengono adottate simultaneamente dai governanti europei, con il governo Berlusconi in cima alla classifica per la tragicomicità della manovra, giunta alla sua quarta convulsa riscrittura. Il fatto è che in tutto l’Occidente una disoccupazione persistentemente molto elevata (22,7 milioni i senza lavoro in Europa, 14 milioni negli Usa) segnala che uscire dalla recessione si sta rivelando molto più difficile del previsto, poiché, se la domanda aggregata crolla, il settore immobiliare declina e i consumi flettono, anche la liquidità creata da politiche monetarie accomodanti non prende la via degli investimenti. Non a caso Bernanke, presidente dell’americana Fed, all’incontro annuale di Jackson Hole di qualche giorno fa, nel ricordare che «politiche a breve per rilanciare la crescita e rimettere la gente al lavoro diventano centrali per il successo …