"Il bancomat del ricatto", di Curzio Maltese
Agli insegnanti, agli operai, agli impiegati e ai pensionati che sopravvivono sul filo dei 1500 euro al mese farà certo piacere apprendere che il capo del governo è stato per tutti questi anni un bancomat. Un bancomat sempre aperto a una nutrita corte dei miracoli composta da prostitute e magnaccia, spacciatori, mafiosi, politici voltagabbana, faccendieri, sfaccendati e soprattutto sfaccendate. Bastava inserire la carta di credito del ricatto e uscivano dalle casse del premier migliaia, decine e centinaia di migliaia, milioni di euro. In cambio di nulla, si capisce, né sesso né droga né voti. Per pura bontà d´animo di “papi” e ora “zio” Silvio che si descrive «fatto così, incapace di dire no a chi ha bisogno». Un benefattore, insomma. Sia pure soltanto per alcune curiose categorie. Mai una vecchina, un barbone, un orfano, un disoccupato, un terremotato, un bambino africano. Del resto, quale uomo di fronte alle fotografie delle Olgettine, ormai diffuse su tutti i giornali del mondo, non verrebbe mosso a compassione? Quale cuore di pietra davanti alle difficoltà dei coniugi Tarantini o …